Nell’ultimo decennio meno scuole ma sempre più grandi: in media ogni istituzione scolastica ha più alunni (+6%), più classi (+13%), più docenti (+39%), più plessi (da 4,6 a 4,9 in media). Il numero di scuole è diminuito dell’11%. E’ verosimile ritenere che il lavoro dei sempre meno Dirigenti scolastici e Dsga sia divenuto più complesso e oneroso.
Ora il nuovo dimensionamento prevede una ulteriore riduzione del numero di istituzioni scolastiche, e non inverte il trend riguardo alla “taglia” media delle istituzioni scolastiche (che anzi arriveranno ad avere 5,8 plessi in media).
Si pensa che le “mega” scuole siano un modello organizzativo e pedagogico più efficiente ed efficace oppure si tratta di scelte (passate ma anche attuali, al più mitigate) dettate da logiche di risparmio? E con quali effetti sulla qualità del servizio?
L’incontro tra il ministro Valditara e i sindacati che organizzano i dirigenti scolastici ha registrato una dura presa di posizione di questi ultimi per la previsione di consistenti tagli di organico dei DS e dei DSGA, conseguenti al nuovo dimensionamento delle istituzioni scolastiche previsto dall’art. 99 del testo della legge di bilancio inviato alla Camera per l’approvazione.
Francesco Sinopoli (Flc-Cgil) ha dichiarato: “Siamo molto preoccupati per questa manovra … non possiamo che preannunciare forti azioni di mobilitazione non escludendo nessuno degli strumenti a disposizione”.
Antonello Giannelli (ANP) sulla proiezione di dati che giustificano la drastica riduzione: “Sono proiezioni che non si realizzeranno mai e non è ipotizzabile una riduzione simile sul numero dei dirigenti scolastici”.
Ivana Barbacci (Cisl-Scuola): “l’indice di riferimento è decisamente alto (950 alunni in media) per definire i posti dell’organico regionale .. i risparmi destinati anche alle supplenze brevi e al fis, nulla hanno a che vedere con il maggior carico di lavoro che investirà i DS e i DSGA”.
Come si vede, sono soprattutto i numeri della manovra riferiti al dimensionamento e agli organici a far discutere.
Tuttoscuola, sulla base delle iniziali bozze della manovra, per prima aveva lanciato l’allarme di quei tagli robusti (possibile previsione di 850 istituzioni in meno); previsione che il ministero dell’Istruzione e del Merito aveva successivamente ridimensionato sulla base del testo rivisto della manovra (673 istituzioni scolastiche normo-dimensionate in meno).
Nella precisazione ministeriale inviata a Tuttoscuola, il MIM precisava che aveva evitato un taglio più drastico, pari ad altre 90 istituzioni in meno: la riduzione scendeva quindi a -583 istituzioni scolastiche).
Va indubbiamente apprezzato l’impegno del MIM di contenere la riduzione.
Va inoltre precisato che la riforma non prevede la chiusura di plessi scolastici: aumenterà il numero di plessi di cui in media si dovranno fare carico i DS (dai 4,9 di oggi ai 5,8 del 2031).
Infine va sottolineato – come ricorda il dettagliato comunicato del Ministero (che denota un approccio trasparente e volto a spiegare e a motivare le scelte fatte, anch’esso da apprezzare) – che i risparmi conseguenti verranno reinvestiti nella scuola.
E’ innegabile però che gli assetti delle istituzioni scolastiche ne usciranno stravolti. E la strada per arrivare dal “As is” al “to be” non sarà indolore (sono prevedibili accorpamenti, cambiamenti di DS e Dsga, trasferimenti, cambi di sede, passaggi di competenze da un Comune a un altro, etc).
Ricostruito il quadro, continua a destare perplessità la scelta di continuare (come è stato fatto negli ultimi vent’anni da Governi di ogni colore) a operare tagli su una categoria – quella dei dirigenti scolastici, ai quali va abbinata la figura chiave dei Dsga – che rappresenta l’1% del personale della scuola: neanche se, per assurdo, fossero del tutto eliminati si ricaverebbero risparmi significativi per l’elefantiaco sistema di istruzione. Perché persistere a cercare risparmi dalla figura che molti studi definiscono quella singolarmente più importante per incidere sulla qualità della scuola?
Lo prevede il PNRR, si è detto.
Ecco cosa dispone in merito:
Riforma 1.3: La riforma consente di ripensare all’organizzazione del sistema scolastico con l’obiettivo di fornire soluzioni concrete a due tematiche in particolare: la riduzione del numero degli alunni per classe e il dimensionamento della rete scolastica. In tale ottica si pone il superamento dell’identità tra classe demografica e aula, anche al fine di rivedere il modello di scuola.
Da quel testo non si evince un diretto rapporto tra la riduzione degli alunni e conseguente riduzione delle istituzioni scolastiche.
Il ripensamento dell’organizzazione del sistema scolastico potrebbe in teoria prevedere anche un incremento, anziché un decremento del numero di istituzioni scolastiche.
Per quanto sia verosimile, rivedere il dimensionamento aveva davvero come obiettivo far cassa sulla riduzione degli organici della dirigenza su cui grava l’efficienza organizzativa delle scuole?
Non è detto, e se l’obiettivo strategico del PNRR è un miglioramento generale del sistema, la cruciale tematica del dimensionamento della rete scolastica non si presta a una visione “al ribasso”.
Tuttoscuola non si era limitata a definire numeri, ma aveva soprattutto osservato che il dirigente scolastico non gestisce direttamente alunni, bensì in primo luogo personale scolastico che, a differenza del calo del numero di alunni, ha registrato da anni un costante aumento di docenti.
La Cisl-Scuola nell’incontro con il ministro ha rilanciato questa oggettiva e rilevante situazione: “Occorre rilevare che se è evidente la tendenza al calo demografico, è altrettanto evidente che negli ultimi anni la riduzione del numero delle autonomie scolastiche è stato accompagnato dalla crescita del numero del personale e dall’aumento dell’indice dei contratti a tempo determinato. Pertanto, la complessità gestionale è andata progressivamente aumentando nonostante la decrescita demografica”.
Tuttoscuola ha fatto i calcoli. Il numero degli alunni dal 2012-13 al 2021-22 è diminuito di circa il 6% (7.858.077-7.405.014), quello delle classi è aumentato di quasi l’1% (365.661-368.855) e quello dei docenti è aumentato quasi del 24% (697.101-862.681).
Nel decennio considerato il numero delle istituzioni scolastiche (compresi Convitti e CPIA) è diminuito quasi dell’11% (9.139-8.160). Parimenti si è ridotto di conseguenza il numero di DS e Dsga. Inutile dire che seguire più alunni, più famiglie, più docenti, ripartiti in media su più sedi, aumenti il carico di lavoro e la complessità intrinseca.
Questi dati di sintesi danno inoltre chiaramente il quadro della insussistenza del rapporto tra alunni e istituzioni scolastiche.
Dai numeri appare evidente che nell’ultimo decennio si è scelta una transizione verso un minor numero di istituzioni scolastiche di taglia maggiore: un modello di “mega” scuole, insomma.
Lo si è fatto perché si riteneva che fosse un modello organizzativo e pedagogico più efficiente ed efficace (sarebbe interessante in questo senso conoscere le performance delle scuole, anche in termini di risultati Invalsi: le scuole più grandi ottengono risultati in media migliori delle altre?); oppure per mere logiche ragioneristiche, alla ricerca di risparmi contenuti in rapporto alla spesa complessiva, ma che hanno stravolto gli assetti organizzativi delle scuole e reso più difficile la vita di chi le dirige (con conseguenti, inevitabili impatti sull’efficacia dell’azione)?
Il numero di dirigenti scolastici – coloro ai quali si chiede di dare corpo all’autonomia scolastica e di essere “leader educativi” – è diminuito dell’11% (e con essi il numero di Dsga): è proprio lì che si vuole andare ancora a tagliare?
E’ vero ciò che fa notare il MIM: ci sono norme (miopi, a nostro avviso) di precedenti Governi che lo prevedono.
Ma l’attuale Governo ha la facoltà di cambiare strada, come ad esempio ha annunciato di voler fare per il Reddito di Cittadinanza.
Per raggiungere l’obiettivo della scuola della personalizzazione e del merito vanno messi gli attori nella condizione di poter operare all’interno di parametri sostenibili.
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, , Pubblicato da Redazione Tuttoscuola
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