Funzionari
di Redazione Economia 18 mar 2022
Carriere, o meglio promozioni, a rischio nella pubblica amministrazione per via di un impasse normativo. Tutta colpa della norma introdotta con il decreto 80 del 2021 in cui si prevede che i dipendenti possano passare di livello senza concorso pubblico. Un testo pensato per agevolare la carriera dei dipendenti pubblici, alcuni detrattori hanno parlato addirittura di «promuovificio», che si sta però rivelando un boomerang. Posto che la promozione si basa da contratto su meriti e anzianità con deroga al titolo, il problema riguarda i funzionari di terza area.
Il cavillo
La questione è sibillina e tutto dipende dalle norme vecchie e nuove.
La regola imposta dal decreto è che i funzionari più alti in grado, gli apicali, diventino dirigenti tramite procedura comparativa e che abbiano diritto al 30% dei posti a disposizione. Gli apicali tradizionalmente sono i dipendenti di terza fascia. Peccato che il contratto delle funzioni centrali — quello dei ministeri e delle agenzie fiscali per intenderci — abbia introdotto una quarta fascia che sorpassa la terza. Si tratta dei dipendenti con «elevate professionalità», i super tecnici chiamati per mettere a terra i progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Un’area che parte vuota considerando che vanno ancora ultimate le assunzioni. Si crea quindi una sorta di tetto per i funzionari di terza fascia che per diventare dirigenti dovrebbero passare prima alla quarta. Non semplice perché servono anche i titoli oltre all’anzianità e al merito.
La posizione dei sindacati
Il governo si è comunque detto all’opera per superare la questione che era prevedibile secondo i sindacati. Dice il segretario nazionale della Fp Cgil, Florindo Oliverio: «Non stupisce la notizia di carriere a rischio nella Pa per un errore nella norma. L’auspicio è che adesso il governo corra ai ripari per risolvere l’inghippo normativo che impedisce l’accesso di funzionari alla carriera dirigenziale». I sindacati erano, non a caso contrari alla quarta area imposta dall’alto. «Abbiamo sempre detto – osserva il dirigente sindacale – che aggiungere una quarta area sovraordinata e imporla per legge quando era in corso la trattativa per definire un nuovo ordinamento professionale era un errore. Sia perché per rendere appetibile lavorare nella Pa bisogna aumentare significativamente le retribuzioni di tutti e rendere più agili percorsi di carriera e di crescita economica lungo l’intera durata della vita lavorativa. Sia perché una quarta area sovraordinata penalizza da una parte i funzionari di terza area, che già hanno tra le proprie competenze l’assolvimento di funzioni vicarie della dirigenza, e dall’altra i dirigenti delle funzioni centrali che, a differenza degli altri dirigenti pubblici, non hanno ancora un ruolo unico ma sono distinti in due fasce il cui accesso é per concorso». Per questo la Fp Cgil chiede adesso una risposta generale alla norma in questione: «Per noi – afferma Oliverio – non esistono surrogati. Chi dirige un ufficio pubblico deve poter transitare dal comparto alla dirigenza. Per questo serve una legge. Non è materia disponibile al contratto. La Fp Cgil ne ha fatto una rivendicazione da sempre e non condividiamo le soluzioni pasticciate come l’area delle elevate professionalità da utilizzare come contentino a chi sostituisce funzioni dirigenziali», conclude.
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, 2022-03-18 12:25:00, Ad essere danneggiati i funzionari di terza area a cui, con l’introduzione della quarta area «ad alta professionalità», verrebbe impedito l’accesso, prima diretto, alla carriera dirigenziale, Redazione Economia
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