di Cristina Marrone
Esiste una relazione diretta tra attaccamento morboso ai dispositivi dei genitori e dei figli. Con l’interesse reciproco e il coinvolgimento di tutti nel porre limiti si ottengono risultati migliori
La dipendenza da Internet è contagiosa? L’attaccamento morboso a cellulare o altri dispositivi digitali dei genitori può influire sul comportamento dei figli? Se lo sono chiesto un gruppo di ricercatori dell’Università di Boumemouth, in Qatar, che hanno sottoposto a un questionario 168 genitori di adolescenti scoprendo che mamma e papà, spesso considerati una risorsa per risolvere i problemi di dipendenza tecnologica dei figli, sono in realtà parte del problema. I risultati dello studio mostrano una relazione diretta tra la “dipendenza” dei genitori con quella dei figli.
Tempo su internet
Intanto è doverosa una premessa. Non è sempre da vedere in modo negativo l’utilizzo di tablet o smartphone perché sono mezzi che mettono in contatto le persone e oltre che garantire momenti di svago possono essere un modo per acquisire nuove conoscenze e competenze. Senza dimenticare che durante la pandemia da Covid tutte queste tecnologie hanno permesso al mondo di restare connesso, di andare a scuola, di lavorare. L’uso eccessivo del telefono o di uno schermo non è ufficialmente riconosciuto come una dipendenza nei manuali ufficiali dei disturbi mentali, anche se molti psichiatri riconoscono che effettivamente le persone possono diventare dipendenti dai loro smartphone. «Il tempo trascorso su Internet non è di per sé un indicatore di una problematica e non basta per sostenere che c’è davvero un problema« mette in guardia Laura Turuani, psicologa e psicoterapeuta del centro milanese Il Minotauro.
Affettività
Dare l’esempio è una potente forma di genitorialità ed evidentemente l’uso della tecnologia non fa eccezione. Il lavoro ha anche evidenziato come la dipendenza tecnologica fosse molto marcata tra gli adolescenti che non avevano un rapporto affettuoso con i genitori. Al contrario i bassi livelli di conflitto familiare risultavano collegati a un minore attaccamento ai dispositivi elettronici. «La pianificazione di attività divertenti in famiglia offre agli adolescenti qualcosa di gratificante con cui riempire il loro tempo» commenta Raian Alì, primo autore dello studio. «È evidente che con un buon clima familiare, in cui ci si ascolta l’uno con altro, non si cercherà un rifugio ogni momento nel cellulare: se a tavola ci si parla non ci sarà bisogno di avere lo smartphone sempre sotto mano e non si comunicherà da una stanza all’altra via whatsapp» conferma Laura Turuani,
L’importanza dei legami
Non solo. Nello studio è emerso che sia gli stili genitoriali troppo autoritari (“basta ti spengo il wii-fii!!) sia quelli indulgenti e disinteressati hanno peggiorato la dipendenza digitale dei figli. Ecco perché la parola d’ordine per i genitori che vogliono aiutare quei figli troppo assorti nella rete è interessarsi e incuriosirsi alle loro attività come va ripetendo da anni Laura Turuani: «È sbagliato e controproducente maleficare quello che fanno i figli adolescenti trincerandosi dietro ai “non so”, “non capisco” e sarebbe buona abitudine a fine giornata chiedere ai propri ragazzi non solo come è andata a scuola ma anche che cosa hanno fatto online, con chi hanno giocato, se hanno visto nuovi video interessanti o hanno app da suggerire. Sfogliare insieme il loro profilo di Tik tok potrebbe raccontarci moltissimo del loro “algoritmo” svelandoci interessi magari a noi sconosciuti. Ignorare le loro attività online significa dare loro indipendenza e autonomia nel gestire una grossa fetta della loro vita senza l’aiuto di un adulto».
Il confronto dei tempi di utilizzo dei dispositivi
Con i figli si può lavorare per condividere un piano per affrontare l’eccesso di Internet da parte di tutti i componenti della famiglia. « Spesso attribuiamo ai figli – dice Turuani – un uso smodato dei dispositivi elettronici, ma sarebbe interessante fare un confronto del tempo di utilizzo, scopriremmo che sono proprio gli adulti i maggiori protagonisti dell’uso smodato della Rete: si parte con il pc al lavoro e i numerosissimi messaggi su whatsapp o telegram (non certo sempre di lavoro) per poi passare allo svago coi social, alla musica con spotify per finire con una serie tv su Netflix. Il tutto è condito con l’uso di svariate app nel corso della giornata: dal registro elettronico dei figli al meteo, dall’app per il fitness a quella che insegna a cucinare. Trincerarsi dietro al fatto che gli adulti usano la rete per lavoro o per leggere il giornale non è molto costruttivo perché anche per i ragazzi la rete è uno strumento del loro lavoro: imparano le lingue, diventano esperti di musica, giocano, seguono i loro idoli sui social esattamente come fanno gli adulti».
Coinvolgimento
Lo studio del Qatar ha inoltre evidenziato che non vi era alcuna diminuzione dei livelli di attaccamento morboso a internet in presenza di genitori che monitoravano più spesso l’utilizzo dei dispositivi elettronici. Tradotto: più si insiste nel ripetere la fatidica frase “staccati!” peggio è. Gli autori suggeriscono un maggiore coinvolgimento dei ragazzi più grandi nelle strategie di limitazione: un vero cambiamento può avvenire permettendo loro di decidere i limiti per l’utilizzo di determinate app o giochi, con un impegno che li coinvolge in prima persona, senza subire passivamente scelte che arrivano dall’alto, costruendo così una fiducia e una responsabilità condivisa. L’impegno da parte di entrambe le parti a limitare il tempo trascorso in rete a favore magari di un confronto diretto a tavola o altre attività insieme sembra essere vincente. «I genitori – conclude Turuani – hanno ancora una volta una grande funzione educativa – e dovrebbero rappresentare un modello di coerenza e di imitazione altrimenti è normale che vadano in tilt se si sentono ripetere ogni momento di non stare al cellulare e poi, se confrontano il tempo di utilizzo dello smartphone con quello dei genitori scoprono che quello di mamma e papà è anche triplo: è più utile quello che si fa rispetto a quello che si dice». Non funziona insomma predicare bene e razzolare male.
1 novembre 2022 (modifica il 1 novembre 2022 | 13:48)
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, 2022-11-01 15:33:00, Esiste una relazione diretta tra attaccamento morboso ai dispositivi dei genitori e dei figli. Con l’interesse reciproco e il coinvolgimento di tutti nel porre limiti si ottengono risultati migliori, Cristina Marrone