Quello delle reggenze è uno dei temi che attanagliano da anni la gestione delle scuole: l’assegnazione di un dirigente scolastico a più istituti scolastici contemporaneamente non solo comporta problemi all’apparato amministrativo ma anche a livello didattico, lamentano i presidi. Per non parlare dello stress personale a cui viene sottoposto il reggente. Potrebbero esserci novità in tal senso dopo la legge di bilancio 2023.
Come ricorda il volume “Scuola, i numeri da cambiare“, il fenomeno delle reggenze è relativamente recente e risale al 2006, ovvero l’anno in cui fu soppresso l’istituto dell’incarico di presidenza con cui si coprivano i posti di funzione dirigenziale vacanti in organico.
Il fenomeno delle reggenze
Da quel momento, gli istituti privi di un dirigente titolare si vedono assegnare un reggente, cioè un dirigente titolare di un’altra scuola, che svolge le funzioni con incarico annuale.
Al momento, si tratta della situazione in cui si trovano a livello strutturale tutte le scuole con meno di 500 studenti.
Bisogna però fare una riflessione, proprio osservando la tabella fornita dal volume edito da Giunti: il numero delle reggenze fluttua con l’andamento dei concorsi per il reclutamento dei nuovi dirigenti scolastici. E siccome le relative graduatorie dei vincitori hanno validità triennale, dopo ogni concorso le reggenze calano per tre anni per poi risalire fino al concorso successivo.
Risulta evidente che tale andamento rappresenta un trend che però non è identico in ogni territorio perché l’organico dei dirigenti scolastici e le relative assunzioni si articolano su base regionale.
Subito dopo una nuova ondata di assunzioni di nuovi Ds, il livello di reggenze si abbassa per poi rialzarsi a cifre più importanti prima della conclusione del triennio. Nel 2018-2019, si arriva al 5% in media, ma è arrivato a toccare punte anche molto più elevate in anni precedenti, soprattutto nel Nord-Est.
In presenza di molte reggenze, si riduce il tempo medio che ogni dirigente scolastico reggente può dedicare alle due (o più) scuole che gli sono affidate, con evidenti ricadute sull’azione amministrativa della scuola.
Le novità del dimensionamento scolastico: taglio di organico o di reggenze?
Come spiegavamo in apertura, la riforma del dimensionamento scolastico approvata con l’ultima legge di bilancio 2023, propone scenari nuovi secondo il Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Si prevede un taglio calcolato di sedi e organico che avranno effetto principalmente a partire dal 2024/2025. In particolare è previsto un decreto del Ministro dell’istruzione e del merito, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, previo accordo in sede di Conferenza unificata, per la determinazione dei criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le Regioni, sia da adottare entro il 31 maggio (anziché il 30 giugno) dell’anno solare precedente all’anno scolastico di riferimento.
Il Ministero di Viale Trastevere, per bocca della sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti, ha provato a spiegare che l’azione prevista servirà proprio ad incidere sulle reggenze: “corre l’obbligo precisare che tale riforma – lungi dal prevedere qualsivoglia chiusura di plessi scolastici nonché dall’intaccare la dotazione organica attuale dei dirigenti scolastici e dei DSGA – ha l’obiettivo di parametrare il numero delle autonomie scolastiche alla popolazione studentesca regionale, e non più, come in passato, al numero di alunni per singola istituzione. Ne discende che la riforma consentirà alle regioni di procedere in piena autonomia a una pianificazione, a livello locale, adeguata alle esigenze del territorio e, contestualmente, al Ministero di programmare un piano di assunzioni sulla base dell’effettivo fabbisogno, tenuto conto del personale attualmente in servizio e della stima delle cessazioni per i prossimi anni“.
Frassinetti ha pertanto proseguito: “Il sistema introdotto dalla riforma si prefigge, altresì, di ottenere un abbatti- mento delle reggenze attribuite ai dirigenti scolastici e della consuetudine di condividere tra più scuole i direttori dei servizi generali e amministrativi, nonché il miglioramento dell’efficienza amministrativa e gestionale. Va da sé che – come espressamente previsto dal PNRR – la programmazione del numero delle autonomie scolastiche non potrà non tener conto dell’andamento anagrafico della popolazione studentesca, che, al momento, soffre di una previsione di decremento su base decennale“.
Dunque il Ministero dell’istruzione e del Merito ha rassicurato sul fatto che la riforma del dimensionamento scolastico avrà effetti non tanto sul taglio netto di organico dei Ds quanto piuttosto su una programmazione razionale di questo che permetterebbe un taglio delle reggenze.
Rassicurazioni che lo stesso Ministro, Giuseppe Valditara, ha espresso ai dirigenti scolastici: il parametro di 900/1000 alunni, segnala l’ANP, “non va inteso quale soglia per l’autonomia delle istituzioni scolastiche ma è unicamente finalizzato alla determinazione dell’organico regionale dei dirigenti scolastici. Non vi sarà più alcun limite minimo di alunni per garantire la presenza di un dirigente e di un DSGA nelle istituzioni scolastiche”.