Dopo un triennio di lavoro come dirigenti scolastici adesso tornano in cattedra per insegnare. Sono i circa 40 assunti con riserva del concorso dirigenti scolastici 2017 che dopo la sentenza definitiva del Tar dicono addio al ruolo di preside.
La vicenda, ricorda La Repubblica, riguarda infatti la selezione per 2.425 posti nuovi dirigenti scolastici nel triennio successivo. Per la prima volta dopo una ventina d’anni, la selezione si svolgerà in ambito nazionale.
Il concorso prevedeva una prova preselettiva per scremare i partecipanti al concorso, una prova scritta e una orale. Per essere ammessi alla prova scritta, occorre piazzarsi nel test di 100 domande a risposta multipla di accesso entro la posizione numero 8.700. Nel luglio del 2018 si svolge la prova preselettiva e qualche giorno dopo viene pubblicata la lista degli ammessi alla prova scritta, che si svolgerà nel successivo mese di ottobre. Nel frattempo, un certo numero di esclusi alla prova di selezione si rivolgono ai giudici del Tar che concede loro la sospensiva. Parecchi di questi superano lo scritto e il successivo step dell’orale. Nel mese di agosto del 2019, la procedura vede la luce in fondo al tunnel con la pubblicazione della graduatoria finale in cui sono inseriti 74 vincitori sub judice. Si parte con le assunzioni dei primi 1.984 neofiti, di cui 37 riservisti. Nel frattempo il loro contenzioso va avanti con andamento lento.
Come avvenne per il concorso del 2004, anche per il concorso del 2017 prende corpo la girandola di ricorsi ma l’esito alla fine sarà diverso: i dirigenti scolastici prima affrontano l’anno di prova con successo e vengono confermati in ruolo, ma sempre con riserva. Poi, lo scorso luglio il Consiglio di stato decide di rigettare l’appello, ma “nelle motivazioni indica all’amministrazione di valutare la peculiarità della situazione dell’appellante e conseguentemente la ripetizione della prova preselettiva su istanza”.
I 74 con riserva, a questo punto, richiedono di sostenere nuovamente la prova preselettiva come consigliato nella sentenza di merito dei giudici: in alcuni casi viene emessa un’altra ordinanza di sospensiva e il dirigente resta al proprio posto, in attesa del pronunciamento di merito. In altri casi la richiesta viene rigettata e i dirigenti vengono restituiti al ruolo di docente nelle regioni di provenienza.
“Mi sento delusa dalla “giustizia” amministrativa che non agisce nei tempi adeguati e che soprattutto non tiene conto del fatto che gli avvenimenti (superamento delle prove orali e anni di servizio) di fatto dovrebbero aver sanato il mancato superamento della preselettiva), tradita dal ministero che ha fatto di tutto per non stabilizzarci (si è costituito contro di noi in giudizio al Consiglio di stato) dopo averci sfruttati negli anni della pandemia e dopo aver investito su di noi (formati, superato anno di prova, mostrato capacità di gestione e di assunzione di responsabilità). La voglia di mollare tutto è grande”. Si tratta del commento di una delle dirigenti scolastiche tornate ad insegnare dopo la sentenza definitiva che rigetta il ricorso.
, 2022-10-27 09:19:00, Dopo un triennio di lavoro come dirigenti scolastici adesso tornano in cattedra per insegnare. Sono i circa 40 assunti con riserva del concorso dirigenti scolastici 2017 che dopo la sentenza definitiva del Tar dicono addio al ruolo di preside.
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