Dirigo 38 plessi, 1500 studenti, 300 insegnanti e una sessantina di collaboratori. Spendo in benzina tutti i compensi per le reggenze. INTERVISTA al Dirigente Di Cecilia

Dirigo 38 plessi, 1500 studenti, 300 insegnanti e una sessantina di collaboratori. Spendo in benzina tutti i compensi per le reggenze. INTERVISTA al Dirigente Di Cecilia

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Dirige 38 plessi scolastici distanti una trentina di kilometri l’uno dall’altro, con 1500 alunni, trecento insegnanti e una sessantina di collaboratori del personale Ata. Spende in carburante tutti i soldi del compenso che riceve come reggente di un secondo istituto rispetto a quello di titolarità. E se da un lato esprime encomi ed elogi al nutrito staff di collaboratori del dirigente che assicurano il funzionamento quotidiano di ciascuna struttura, il preside Francesco di Cecilia, dirigente dell’Istituto comprensivo di Frigento in provincia di Avellino, non risparmia critiche al sistema amministrativo e burocratico indotto da una legislazione sul dimensionamento degli istituti scolastici nelle località montane che secondo lui è incoerente rispetto alla realtà dei luoghi.

In effetti, esiste un elenco dei comuni montani che risale al 1953 che annovera località turistiche come Positano, Camerota e Palinuro ma non Frigento sebbene quest’ultimo comune sorga a 911 metri sul livello del mare. L’auspicato inserimento dei due comuni nell’elenco avrebbe favorito l’applicazione di una deroga in base alla quale il parametro degli alunni sarebbe sceso a 400 unità ma così non è. Tuttavia questo, dice lui, è solo la punta dell’iceberg, poiché con un criterio appena definito nell’ultima Legge di Bilancio il parametro è stato portato a 900 unità e dunque il fenomeno esploderà e si diffonderà. Per questo il preside ha preso carta e penna e ha scritto al Governo nazionale e a quello regionale. Qualcuno dovrà pur rispondere.

Il leader del sindacato Anief, Marcello Pacifico dà ragione al dirigente irpino perché, dice, “ se si attua la nuova norma sulla formazione delle scuole associata ai quasi mille alunni iscritti, previsti dal nuovo dimensionamento, possiamo dire con certezza che il numero di plessi e istituti fusi uno dentro l’altro non potrà che aumentare. Anche se sparirà la parola ‘reggenza’, il caso limite delle 38 sedi facenti capo al preside di Avellino non sarà più isolato ma andrà a moltiplicarsi, anziché estinguersi. Se poi l’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario, ai sensi dell’articolo 116 della Costituzione, dovesse diventare legge si andrà incontro ad un sicuro patatrac”. Il leader dell’Anief fa riferimento all’Atto del Senato n. 615, su cui il Governo sta imprimendo un’accelerata all’approvazione dell’autonomia differenziata, tanto da volerla approvare entro la fine del 2023. Il sindacato autonomo ha chiesto già alla Commissione di Palazzo Madama che sta esaminando il testo di stralciare le norme generali sull’istruzione per non minare l’autonomia scolastica: il pericolo fondato è che si andrebbe ad acuire ulteriormente quel gap di competenze territoriali bene evidenziato qualche mese fa dallo Svimez con lo studio “Un paese due scuole”. Lo stesso ministero dell’Istruzione e del Merito, nel sito internet ufficiale dell’amministrazione pubblica centrale, scrive che “il sistema educativo di istruzione e di formazione italiano è organizzato in base ai principi della sussidiarietà e dell’autonomia delle istituzioni scolastiche. Lo Stato ha competenza legislativa esclusiva per le “norme generali sull’istruzione” e per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. Lo Stato, inoltre, definisce i principi fondamentali che le Regioni devono rispettare nell’esercizio delle loro specifiche competenze. Le Regioni hanno potestà legislativa concorrente in materia di istruzione ed esclusiva in materia di istruzione e formazione professionale. Le istituzioni scolastiche statali hanno autonomia didattica, organizzativa e di ricerca, sperimentazione e sviluppo”.

Intervistiamo il dirigente Di Cecilia, già docente di lettere e dirigente scolastico dal 2007 di domenica mattina, che sta facendo una passeggiata nel bosco

Preside Francesco Di Cecilia, lei ha 38 plessi da gestire ed è pure impegnato in politica, come consigliere provinciale. Ma quando la vedono i suoi familiari?

“Sono molto impegnato, è vero, ma riesco a salvaguardare la mia vita privata e come vede riesco a dilettarmi anche in qualche passeggiata nel bosco. L’ossigeno me lo danno i miei bravi collaboratori anche se il loro prezioso contributo non è riconosciuto sufficientemente a livello retributivo”.

Questo bosco a quanti metri è sul livello del mare?

“Siamo a Sturno, che è a 700 metri sul livello del mare. Abbiamo una legge sui comuni montani che contiene criteri assurdi tanto che città turistiche e marine come Palinuro, Camerota e Positano, mentre il comune di Frigento, dove ha sede la seconda scuola che dirigo è a 911 metri sul livello del mare ma non è dichiarato comune montano e quindi non fa parte dell’elenco”.

Perché secondo lei è determinante in negativo il mancato inserimento dei comuni in questo elenco?

“Il Ministero dell’Istruzione e del merito attinge a quell’elenco con l’obiettivo di definire i comuni montani e applica, nel caso, un coefficiente agevolato che potrebbe essere di un massimo di 400 alunni per istituto. La legge ha previsto un coefficiente di 600 alunni per istituire una dirigenza scolastica, mentre per i comuni montani il coefficiente è di 400”.

Qual è, nella pratica, la conseguenza? Quanti alunni contano le due scuole che dirige?

“La conseguenza è che non riconoscendo questa qualifica siamo spiazzati. Il nostro territorio è costituito da tanti piccoli comuni in cui risiedono pochi alunni. Arrivo a 1500 alunni, e complessivamente a oltre 100 classi distribuite in 38 plessi di vari ordini di scuola, dall’infanzia alla primaria, alla secondaria di primo grado, plessi che insistono su comuni che distano tra loro circa 40 kilometri”.

Quali sono invece i numeri del personale che dirige?

“Messi insieme sfioriamo i 300 docenti. Il personale Ata annovera a vario titolo una sessantina di persone. Io sono titolare a Frigento, in un istituto comprensivo che comprende i comuni di Gesualdo, Sturno, e Villamaina. In ogni comune ci sono tanti plessi di vari ordini. L’altro istituto ha sede nel comune di Flumeri e comprende oltre Flumeri, Villanova, San Sossio, Castel Baronia, San Nicola e Carife. Ci tengo a ribadire che, come dicevo prima, io riesco in questo immaginabile lavoro solo perché godo del supporto di ottimi collaboratori che ho individuato, formato e valorizzato e che svolgono un lavoro di qualità e di quantità straordinario. E’gente giovane sul piano anagrafico e questo è determinante per garantire la continuità e così quando non ci sarò più io quell’istituto riuscirà a camminare con le proprie gambe, non sono certo l’uomo della Provvidenza. Ho delle ottime segreterie e quindi si lavora di concerto, si fanno progetti e finanziamenti, non abbiamo sprecato risorse”.

L’associazione nazionale dei collaboratori scolastici, l’Ancodis, stigmatizza gli stipendi irrisori di professionisti che come in questo caso sono i pilastri della scuola. Lei cosa risponde?

“Lo ammetto, gli stipendi irrisori. Tenga presente che solo quest’anno ho potuto esonerare dall’insegnamento uno dei miei collaboratori affinché mi potesse dare una mano in una situazione tanto complessa. Sono facilitato pure dalla collaborazione dei sindaci e dalle amministrazioni, con cui operavamo in piena sinergia”.

Ma questo problema è una cosa vecchia oppure è frutto di una normativa dell’ultima ora?

“E’ il risultato di una legge che fissa dei parametri troppo elevati. Si tratta del DPR 233 del 1998 sul dimensionamento scolastico. Ma poi si sono susseguiti numerosi interventi legislativi e negli ultimi anni c’è stata abitudine a peggiorare le cose. Così, nell’ultima legge di Bilancio che vale per il 2023 è stato introdotto l’assurdo coefficiente di 900 studenti”.

L’introduzione della novità è dovuta a che cosa?

“Pare sia dovuta al PNRR ma mi permetto di dire che sento di modifiche al PNRR e allora si facciano le modifiche anche in questo caso”.

Cosa chiede in particolare?

“Chiedo che sia rivisto l’elenco dei comuni montani e lo chiedo al Governo, al Ministero e alla Regione. Insomma, che questa revisione dell’elenco si faccia a livello nazionale o almeno a livello regionale. L’ente Provincia di cui sono consigliere si sta ponendo con competenza il problema, ma è un dialogo tra sordi e cioè tra chi non ha ancora maturato le competenze necessarie per capire quali sono i disagi e gli inconvenienti di uno slabbramento del genere. Un conto è gestire scuole di 1500 alunni che frequentano un unico plesso. Un altro conto è averne altrettanti che frequentano trentotto plessi”.

Non è sempre stato così, par di capire. Cosa le pesa di più?

“Fino a qualche anno fa ero contento perché conoscevo la realtà cognitiva, le potenzialità, le carenze e le lacune di ciascuno degli alunni. Riuscivo a supportare i docenti, specie quelli di sostegno che sono fondamenti per una corretta inclusione in una scuola democratica. Ora non è più possibile. Non posso partecipare a tutti i consigli di classe. Vado peregrinando, una volta di qua una volta di là. Io interpreto il ruolo del dirigente scolastico come pedagogico e non come burocratico tutto rivolto all’assolvimento di pratiche amministrative. Ciò che conta nella scuola è il ruolo pedagogico che riesci a infondere: nella mia scuola faccio formazione e in qualche modo do una mano nel miglioramento del servizio scolastico facendo formazione”.

Dirige ora 38 plessi. Prima quanti ne contava?

“Nel tempo si è ampliato a dismisura il bacino professionale a partire e da due anni orsono ho 38 plessi. Prima ne avevo 17. Si è ampliato a seguito della reggenza che mi è stata data nella seconda scuola”

Reggenza che non si può rifiutare, è così?

“E’ così. Abbiamo dunque messo insieme due istituti ma l’ho fatto volentieri per dare una mano. Negli anni scorsi mi veniva attribuita, quanto meno stavolta ho detto me la scelgo”.

Lei è convinto che le cose rischiano ben presto di peggiorare. Perché?

“Il problema è che questa mia dimensione professionale è solo la punta dell’iceberg, un fatto patologico, mi passi il termine. Ma con il nuovo parametro dei 900 alunni, di cui dicevo prima, la cosa diventerà una certezza nelle realtà interne. Ecco perché invoco altri criteri. La prima richiesta è ridisegnare l’elenco dei comuni montani: non può essere che comuni turistici come Positano ci siano nell’elenco e noi no, il disagio di chi vive in montagna è tutto della popolazione. La seconda riguarda i comuni non montani: in queste zone il parametro dev’essere che possono starci scuole situate massimo in sette comuni e questi ultimi non devono distare più di 20 kilometri tra loro altrimenti si creano disfunzioni”.

Quanti kilometri macina ogni giorno?

“Ammetto, sono itinerante e i kilometri son tanti. Diciamo che l’intera somma che percepisco per la reggenza la uso per fare benzina”

Posso sapere quanto guadagna dalla reggenza di un secondo istituto?

“Sono 800 euro lordi, che al netto diventano meno della metà”.

E quanto percepiscono i suoi vicepresidi, cioè i collaboratori del dirigente, quelli che tengono su la scuola?

“Lo stipendio dei collaboratori del Ds dipende dalla contrattazione d’istituto”

E quindi, se per assurdo nel Fondo d’Istituto non ci fossero quattrini, loro lavorerebbero per la gloria…

“Se non ci fossero soldi lavorerebbero per nulla. Ma io ho investito molto sulle risorse umane: ai coordinatori di classe, ai responsabili di plesso, agli addetti alla sicurezza… qualcosa la riesco a riconoscere, ma siamo nell’ordine di poche centinaia di euro”.

Ora però arrivano i fondi del PNRR

“Con il PNRR sono arrivati finanziamenti che utilizzeremo per gli arredi e per le tecnologie didattiche e poi per il potenziamento delle competenze di base”.

Come sono i vostri ragazzi? Ci sono le condizioni per auspicare che un giorno restino nella propria terra invece che emigrare?

“La speranza è che mettano radici. Sono ragazzi come tanti nel mondo, ma hanno valori sani, sono ragazze e ragazzi in genere educati, non si registrano sacche di evasione, né comportamenti aggressivi. Non mancano episodi deprecabili ma i medesimi restano molto circoscritti. Abbiamo attivato da tempo il curricolo locale. Con questa iniziativa loro descrivono il proprio ambiente dal punto di vista urbanistico e da quello paesaggistico, artistico, storico, letterario. Vanno in giro visitando monumenti, fanno da guida agli alunni dei comuni vicini, approfondiscono la conoscenza della propria realtà, la amano. Aumentiamo, in questo modo, le possibilità che restino qui, cerchiamo così di bloccare il trend della desertificazione e dell’invecchiamento progressivo del territorio. Un territorio che è straordinario, e quindi, amandolo, un giorno potrebbero investire per restare qui. Chissa?”.

Com’è il rapporto tra il dirigente di 38 scuole e i propri dipendenti?

“Abbiamo un rapporto basato sull’empatia e sulla condivisione, per cui tutti condividono la mission e la vision del dirigente. C’è un clima molto sereno, mancano i grandi conflitti, la gestione del personale è portata avanti con affettività e assertività e questo ci consente di evitare di perdere tempo in conflitti che già in scuole con 400 alunni sarebbero fisiologici. Tengo molto a questo clima sereno, del quale il primo responsabile è il dirigente scolastico. E sono io.”

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