Discontinuità didattica: colpiti oltre la metà degli alunni con disabilità/4. Serve un nuovo modello,

Discontinuità didattica: colpiti oltre la metà degli alunni con disabilità/4. Serve un nuovo modello,

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Rileggendo la L. 517 del 1977 è evidente che nel lungo percorso ci siamo persi qualcosa. La personalizzazione, l’andare oltre il gruppo classe per garantire percorsi di successo, il servizio socio-pedagogico, classi con non più di 20 alunni in presenza di una persona con disabilità, un piano di inclusione elaborato e monitorato dal collegio docenti… Tutto già scritto da circa 45 anni, tutto già possibile ma poco ordinario e forse con la necessità di essere attualizzato.

La complessità delle classi di oggi, caratterizzate dalla presenza di alunni di recente immigrazione, con disturbi specifici dell’apprendimento, con disabilità, con storie familiari difficili, con disagi psico-sociali importanti, iperdotati, ci obbligano a ripensare al modello organizzativo-didattico legato anche ad un coinvolgimento diverso dei differenti profili professionali. Tutti gli studenti sono speciali e tutti hanno bisogno di un percorso personalizzato all’interno di una matrice comune che garantisca il miglior percorso possibile. Qualche scuola già si muove in questa direzione.

L’inclusione è per tutti e le risorse vanno considerate nella loro funzionalità rispetto al progetto e non rispetto al codice utilizzato dal programma di assunzione del personale (almeno a parità di condizioni contrattuali).

Come fare? Per garantire una piena inclusione degli alunni con disabilità e non, si potrebbe pensare di adottare una serie di principi organizzativi e metodologici all’interno del collegio docenti. Proviamo ad elencarne qualcuno.

Uno dei principi organizzativi fondamentali è quello di promuovere una dinamica di squadra all’interno dell’istituto scolastico, in cui tutti i professionisti coinvolti operano insieme per garantire una piena inclusione degli alunni con disabilità e non solo. Questo significa superare l’idea obsoleta della coppia insegnante di sostegno/alunno con disabilità e adottare modalità organizzative che consentano una piena corresponsabilità ed azione congiunta rispetto ai bisogni degli alunni.

Tra le modalità organizzative che possono essere adottate, vi sono il tutoraggio, la codocenza, le cattedre miste di disciplina e sostegno, sia per i docenti disciplinaristi sia per i docenti di sostegno. Queste permettono di coinvolgere tutti i docenti nell’azione congiunta rispetto ai bisogni degli alunni con disabilità e di superare la delega di responsabilità. E’ necessario quindi adottare un approccio basato sulla corresponsabilità e sulla condivisione di conoscenze ed esperienze tra i docenti. Monitoraggi, supervisioni e accompagnamento didattico-metodologico da parte di docenti esperti individuati internamente all’istituto (sostegno o altro) e/o da un’équipe sempre di docenti individuati dalle reti territoriali o tematiche possono essere utili per garantire un’azione congiunta e una continuità didattica.

Lo sviluppo professionale per tutti sul tema dell’inclusione è quindi un obiettivo importante e necessario per le scuole di oggi. Per raggiungerlo, potrebbero essere attivati percorsi di ricerca-azione in collaborazione con università ed enti formativi. Questi percorsi possono essere strutturati in modo da coinvolgere gli insegnanti e il personale scolastico nella progettazione e implementazione di strategie inclusive efficaci. Un altro modo per sviluppare la cultura dell’inclusione nelle scuole è quello di valorizzare e utilizzare in modo strategico le convenzioni con il terzo settore. Le figure degli educatori professionali possono essere integrate nei profili professionali già disponibili nella scuola, con l’obiettivo di fornire uno sguardo diverso e divergente sulla funzione educativa e sociale. Gli educatori professionali possono offrire competenze specifiche per la gestione delle dinamiche di gruppo, la prevenzione dell’abbandono scolastico e la promozione di un ambiente di apprendimento inclusivo.

E’ il momento insomma di pensare a un nuovo modello, in cui il sostegno è pensato non solo alla singola persona ma al processo di integrazione di tutti. Tutti oggi devono essere integrati e quindi tutti devono essere docenti di classe e di sostegno.

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