Disegni  di pace e non bandiereLa scuola ora sfida il sindaco

Disegni di pace e non bandiereLa scuola ora sfida il sindaco

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di Federica Vivarelli

Sull’edificio era stato esposto il simbolo arcobaleno. Il primo cittadino: «Atto politico, toglietelo». Ma preside e docenti non ci stanno

Cartelloni, disegni, genitori che si accordano all’uscita perché «metteremo striscioni al balcone di casa e questa sarà la nostra risposta». Oltre che centinaia di messaggi sui social: «Mi auguro che i nostri bambini armati di pennarelli sconfiggano la mediocrità di tale provvedimento. A proposito di guerra e pace» scrive Laura sul profilo Facebook del comune di Baldissero. «La scuola non è una bacheca pubblica», commenta Silvia invece sul profilo del Corriere Torino.

È il giorno dopo il «bandieragate», la vicenda che ha visto la rimozione di due bandiere della pace dai cancelli di un complesso scolastico nella collina bene di Torino. Contrapposti da una parte la scuola dell’infanzia e primaria Berruto di Baldissero. Dall’altra Piero Cordero, sindaco dall’ ottobre scorso. «Per carità, non vorrei neanche passare per Peppone e don Camillo, qui c’è poco da scherzare — commenta la dirigente scolastica Cristina Brovedani —. Ironia della sorte ieri sono state tolte le bandiere, e ieri a Baldissero abbiamo accolto la prima bambina ucraina nella nostra scuola». Si chiama Elisabetta, è arrivata lunedì scorso accolta con la sua mamma da una famiglia del paese.

«Abbiamo scelto di togliere le bandiere non perché abbiamo obbedito ma perché abbiamo preferito un’altra forma di comunicazione». Ovvero i cartelloni disegnati nella mattinata dai bambini. «È vero, per la normativa del ministero non è possibile esporre bandiere se non quelle istituzionali come dice il sindaco — continua Brovedani —. In realtà il riferimento è soprattutto di quelle appese all’asta, ma non importa. La mia posizione in qualità di dirigente ed educatore alla guida di questo istituto non è certo quella di ostacolare l’autorità. Anche se non è la prima volta che emerge una difficoltà di comunicazione con la sottoscritta».

I cartelloni sono stati appesi all’uscita venerdì, alle 12 e 30. «I bambini se ne sono accorti all’ingresso che mancavano le loro bandiere. Una mia alunna ha chiesto se dove c’è la guerra sapranno lo stesso che loro vogliono la pace» spiega Alice Vassallo, maestra di prima elementare. «È dalla fine di febbraio che qui in classe parliamo della guerra — aggiunge Emanuela Virone, anche lei maestra di prima —. I bambini in classe tifavano per Biden o per la Russia come se fosse una partita di calcio. Noi non parliamo di politica. Parliamo di pace».

Tra genitori e maestre che appendono cartelloni c’è poca voglia di esporsi. «Ho un negozio, non vorrei problemi», commenta qualcuno. «Noi ci tingiamo di questi colori, prendiamo atto dei toni e della posizione del sindaco. Il primo a inviare una pec di ordinanza ufficiale non sono stata io. Era necessario mettere su questo processo? — conclude la preside —. Non mi aspetto neppure le scuse. Il nostro comprensorio tocca sei amministrazioni. Nella maggior parte dei casi ci sono buoni presupposti di condivisione. Dico solo che la posizione del sindaco di Baldissero non è l’unica, è soltanto emersa in un altro modo. A noi basta il sorriso di Elisabetta. Quel sorriso, la semplicità nei gesti dei suoi nuovi compagni. Un senso altro di quello che è possibile».

Le due bandiere della discordia però non saranno buttate.

«Le adotterò io. Invito le maestre a portarmele: nel centro della nostra piazza abbiamo già messo quella dell’Ucraina, che portino a noi le bandiere della pace se Cordero non le vuole — annuncia Sergio Gaiotti sindaco di Montaldo, paese che confina con Baldissero —. Ho già scritto a tutti i miei contatti. Bisogna prendere posizione su questa tragica vicenda. E l’unica posizione è la pace».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

18 marzo 2022 (modifica il 19 marzo 2022 | 09:22)

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, 2022-03-19 09:20:00, , F. Viv.

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