San Valentino vuol dire amore. San Valentino vuol dire festa degli innamorati. In che modo questo sentimento, tanto celebrato al punto da avere una giornata a esso dedicato, si è evoluto nel corso degli anni, soprattutto in ambito animazione? La Walt Disney Pictures, che più di tutte le case di produzione cinematografiche, si è impegnata per quasi cent’anni nel raccontare storie d’amore con i Classici, ha saputo dimostrarsi sempre all’avanguardia, perseguendo un’evoluzione che l’ha portata dall’affrontare il cavalleresco più sfrenato, supportato dal bel canto, a mutare le proprie intenzioni e derivazioni, raccontando un amore moderno, spigliato e divertente. Al passo con i tempi. Senza voler sminuire le storie che andremo ad analizzare a breve, ci teniamo a dirvi che ci concentreremo solo sull’aspetto legato all’amore, trattazione unica della nostra analisi.
Di tutti i miei sogni, il dolce oggetto sei tu
Se pensiamo all’amore cavalleresco, quello che un tempo permetteva alla donna di aspettare l’arrivo di un principe azzurro, non possiamo non pensare a Biancaneve.
Con addirittura un ruolo talmente marginale, utile solo al fine di risolvere il conflitto venutosi a creare tra la giovanissima ragazza e la Regina Grimilde, il personaggio veniva chiamato proprio Principe e il suo rapporto con Biancaneve era delineato da un bacio, nulla più. Si è tanto discusso di questo gesto, tra l’altro, nella polemica sul bacio non consensuale a Biancaneve, che si ritrovava in uno stato comatoso. Altri tempi, però, perché tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta era consuetudine ragionare in tal senso nei rapporti d’amore. Chiedete a Cenerentola, innamoratasi di un principe visto solo una sera e del quale, fino a poco prima, aveva solo sentito parlare: se ne invaghisce dopo averlo visto, ma il suo voler andare al ballo potrebbe essere il richiamo a uno sfarzo e a un rapporto sentimentale che la possa condurre nelle braccia dell’Azzurro. Va da sé che la storia di Cinderella viaggia su morali ben diverse e su insegnamenti ben più aulici, ma in questa sede ci interessa analizzare, come detto, i rapporti sentimentali. Sempre a un principe deve rivolgersi Aurora, che in questo caso attende l’arrivo di Filippo per essere salvata dalle grinfie di Malefica: diversamente dai precedenti due, il Principe in questo caso deve anche fronteggiare la temibile strega e tutti i rovi emersi a protezione del luogo dove la bella addormentata giace. Dal 1937 al 1967, sotto la guida di Walt Disney in persona, potremmo riassumere con questi tre archetipi la concezione dell’amore nei Classici.
D’altronde in Pinocchio e Dumbo l’argomento non viene toccato, se non per l’elefantino quello che è l’affetto tra madre e figlio, che scatena l’isolamento della genitrice; non vi è traccia alcuna in Alice nel Paese delle Meraviglie, così come in Peter Pan l’unico momento sentimentale lo possiamo riscontrare in quel mai troppo accentuato rapporto morboso tra Trilli e il folletto dell’Isola che non C’è, non avendo la relazione con Wendy nessun crisma di quel tipo: da Londra, d’altronde, era stata presa per essere una madre.
L’amore nel regno animale
Di ben altra direzione, invece, è il sentimento che prese vita quando Disney decise di inerpicarsi in direzione degli animali. Ne è il capostipite Bambi, uno dei Classici più oscuri realizzati dai fratelli di Chicago, reduci da poco dalla morte della madre, evento del quale Walter si è spesso incolpato.
L’amore, qui raccontato come “rincitrullulimento” dall’Amico Gufo, vede il giovane cerbiatto, divenuto oramai cervo a primavera, lasciarsi andare al fascino di Faline, divenuta anch’ella una cerva adulta. Il destino infelice della coppia, con Bambi che aveva già dovuto gestire la morte della madre, porterà Faline a essere braccata e a dover spingere il cervo al gesto eroico di salvarla, per portarla via dai cani da caccia dell’accampamento vicino. Così come anche Biagio e Romeo sono chiamati a gesti eroici nei confronti di una donzella in difficoltà. Duchessa è sicuramente più bisognosa di Lilli, ma entrambe vengono da famiglie agiate, in maniera diversa, e hanno bisogno di una spalla che possa comprenderle e aiutarle a vincere il giogo di una malefica presenza. Per gli Aristogatti si tratta di Edgar, debellato proprio dal randagio irlandese in combutta con una gang di gatti avvisati dal topo Groviera, per il Cocker americano si tratta di qualcosa di molto più aulico, ossia il rapporto smarrito con i suoi padroni, Gianni Caro e Tesoro, che viene riabilitato grazie all’intervento proprio del vagabondo.
Di ben altro rango è La carica dei 101, dove il sentimento tra Pongo e Peggy è solo la miccia che fa scoccare l’intera vicenda, ma non ha nessuna rilevanza ai fini di una storia meravigliosamente intrisa di tutti gli elementi necessari per mettere in piedi una trama unica e che riesce a riunire sotto lo stesso cappello numerosi generi drammatici. Chiudiamo, quindi, la trattazione legata al regno animale con Robin Hood e Lady Marian, che riescono a convolare a nozze anche con il benestare di Riccardo Cuor di Leone.
Tra i due c’è un rapporto atavico, che precede anche l’inizio del Classico e trova le radici nella leggenda legata al ladro di Sherwood: Marian non è mai in pericolo, anzi viene tenuta fortemente in considerazione dalla Corona, che le permette una vita agiata nonostante sia noto il suo sentimento per il criminale più ricercato di tutta Nottingham, eroe per il popolo, per la sua amata, ma non ai livelli di quanto compiuto da Romeo o da Biagio.
L’emancipazione del Rinascimento da Jasmine a Mulan
Per poter trovare le storie d’amore di cui abbiamo bisogno è necessario arrivare al Rinascimento Disney, dal 1989 fino al 2000, quando i Classici prendono una deriva prettamente romantica. Ariel è la prima vittima, se così vogliamo definirla, di questo nuovo corso, pronta a sacrificare la propria natura per poter coronare il sogno di andare tra gli umani e lasciarsi conturbare dall’amore per il Principe Eric.
Cede la sua voce a Ursula, pur di ottenere le gambe e mostrarsi normale agli occhi dell’uomo amato. Un gesto del quale è unica detentrice, in un contesto nel quale le donne riescono a emergere con caratteri e accezioni affascinanti da analizzare e da prendere in considerazione in tutta questa fase. Jasmine, di queste, è la più emancipata e roboante Principessa raccontata dalla Disney fino al 1992. In grado di tener testa a Jafar, che finisce anche per baciare pur di irretirlo, è l’esaltazione di un mondo che deve cambiare, che deve evadere da quelle leggi imposte dal Sultano, che la vorrebbe sposa a uno dei suoi pretendenti. Anela l’amore con Aladdin, uno straccione che però le ha salvato la vita: non solo dal punto di vista reale, evitandole il taglione del mercato, ma anche figurativo, dandole una nuova visione sul mondo, dall’alto. Jasmine è il primo grande approccio che la Disney compie nel voler cambiare il modo di vedere le storie d’amore, per quanto tra i due, alla fine, vinca comunque il romanticismo cavalleresco. È ugualmente emancipata Belle, che evade l’amore con Gaston per cedere al suo snobismo sentimentale e credere nel potenziale della Bestia: l’esaltazione di un amore puro, che non si lascia condizionare dall’aspetto di un mostro con fauci e criniera, una chimera fatta e finita.
Nonostante poi la soluzione si ritrovi nell’innamorarsi di un principe a scapito di un volgare omaccione da pub, Belle lascia trasparire la volontà da parte di Disney di emergere dalla palude nella quale stava annaspando con i suoi principi cavallereschi. Esmeralda, Megara e Mulan mostrano ancora di più questa intenzione, nel sottolineare come il proprio carattere venga prima dell’assoggettarsi a un rapporto sentimentale che non è più fulcro di tutto e finisce per essere accessorio. D’altronde Mulan insegue il sogno di difendere il proprio paese, Megara di riscattare un debito contratto in malo modo, Esmeralda l’onore del proprio popolo.
L’annullamento del cavalleresco: Rapunzel scende dalla torre
È a Dan Fogelman che dobbiamo la conclusione del percorso evolutivo dell’amore nei Classici. Dopo, infatti, aver osservato il drastico calo del periodo in cui animazione tradizionale si è miscelata con la CGI, è proprio con Rapunzel che arriviamo, nel 2010, a un nuovo concetto di rapporto amoroso. Non c’è più il rispetto tra uomo e donna, non quello cavalleresco che tratta le ragazze come indifese e necessarie di un supporto da parte del principe di turno. Flynn Rider è l’evoluzione di Aladdin, uno sbruffone ladruncolo che ha ben altre esigenze dell’innamorarsi; Rapunzel, invece, è una principessa rinchiusa in una torre, armata di padella, che non teme di usarla e di colpire, se necessario, Eugene.
Tra i due nasce quel rapporto che negli anni è diventato consuetudine, ossia quell’azzuffarsi dialettico che sfocia in battute, cattiverie gratuite, insulti a mezza bocca: un qualcosa che già Dreamworks aveva sperimentato, con successo, in Shrek nel 2001. Ovviamente con obiettivi diversi, perché l’orco nasceva con l’obiettivo di parodiare e ironizzare su tutti i topoi cavallereschi, mentre i Classici Disney ambivano a ben altro tipo di narrazione. Per la prima volta, però, Fogelman, che negli anni è poi arrivato a raccontarci l’amore in tante sfaccettature affascinanti e coinvolgenti (This is Us, Crazy Stupid Love, Galavant compongono il trittico di meraviglie dell’autore americano), aveva voluto sfondare lo squarcio che Jasmine aveva iniziato a creare.
Da lì in avanti Disney ha capito che non c’era più spazio per il principe che salva la donzella, ha iniziato ad adattarsi. In Frozen l’amore è fraterno, tra Elsa e Anna, con quest’ultima che viene addirittura tradita dal principe di turno. In Oceania non c’è spazio per il sentimento, ma al massimo per l’amicizia tra Vaiana e Maui, così come non ce n’è traccia in Raya, né in Ralph Spaccatutto, tantomeno in Encanto. Chissà cosa accadrà in Strange World, il 61esimo Classico Disney in arrivo quest’anno che ci porterà a vivere un mondo nuovo, ignoto, nel quale gli esploratori arrivano con l’obiettivo di portare a termine la loro missione: dubitiamo che in questo caso sia necessario affrontare tematiche sentimentali che possano compiere un passo indietro. Disney, in questo, nonostante un calo nella qualità generale dei propri lavori, ha dimostrato di guardare sempre avanti. Al futuro.
, 2022-02-14 13:10:00, http://s.wordpress.com/mshots/v1/https%3A%2F%2Fcinema.everyeye.it%2Farticoli%2Fspeciale-disney-san-valentino-come-cambiato-amore-classici-56373.html?w=600&h=450, , , , This is one awesome add-on!!, This is the fancy component ever!, % %item_title%%, Da Biancaneve a Rapunzel, l’evoluzione del rapporto sentimentale celebrato a San Valentino all’interno dei Classici Disney, San Valentino vuol dire amore. San Valentino vuol dire festa degli innamorati. In che modo questo sentimento, tanto celebrato al punto da avere una giornata a esso dedicato, si è evoluto nel corso degli anni, soprattutto in ambito animazione? La Walt Disney Pictures, che più di tutte le case di produzione cinematografiche, si è impegnata…, San Valentino vuol dire amore. San Valentino vuol dire festa degli innamorati. In che modo questo sentimento, tanto celebrato al punto da avere una giornata a esso dedicato, si è evoluto nel corso degli anni, soprattutto in ambito animazione? La Walt Disney Pictures, che più di tutte le case di produzione cinematografiche, si è impegnata per quasi cent’anni nel raccontare storie d’amore con i Classici, ha saputo dimostrarsi sempre all’avanguardia, perseguendo un’evoluzione che l’ha portata dall’affrontare il cavalleresco più sfrenato, supportato dal bel canto, a mutare le proprie intenzioni e derivazioni, raccontando un amore moderno, spigliato e divertente. Al passo con i tempi. Senza voler sminuire le storie che andremo ad analizzare a breve, ci teniamo a dirvi che ci concentreremo solo sull’aspetto legato all’amore, trattazione unica della nostra analisi.Di tutti i miei sogni, il dolce oggetto sei tuSe pensiamo all’amore cavalleresco, quello che un tempo permetteva alla donna di aspettare l’arrivo di un principe azzurro, non possiamo non pensare a Biancaneve. Con addirittura un ruolo talmente marginale, utile solo al fine di risolvere il conflitto venutosi a creare tra la giovanissima ragazza e la Regina Grimilde, il personaggio veniva chiamato proprio Principe e il suo rapporto con Biancaneve era delineato da un bacio, nulla più. Si è tanto discusso di questo gesto, tra l’altro, nella polemica sul bacio non consensuale a Biancaneve, che si ritrovava in uno stato comatoso. Altri tempi, però, perché tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta era consuetudine ragionare in tal senso nei rapporti d’amore. Chiedete a Cenerentola, innamoratasi di un principe visto solo una sera e del quale, fino a poco prima, aveva solo sentito parlare: se ne invaghisce dopo averlo visto, ma il suo voler andare al ballo potrebbe essere il richiamo a uno sfarzo e a un rapporto sentimentale che la possa condurre nelle braccia dell’Azzurro. Va da sé che la storia di Cinderella viaggia su morali ben diverse e su insegnamenti ben più aulici, ma in questa sede ci interessa analizzare, come detto, i rapporti sentimentali. Sempre a un principe deve rivolgersi Aurora, che in questo caso attende l’arrivo di Filippo per essere salvata dalle grinfie di Malefica: diversamente dai precedenti due, il Principe in questo caso deve anche fronteggiare la temibile strega e tutti i rovi emersi a protezione del luogo dove la bella addormentata giace. Dal 1937 al 1967, sotto la guida di Walt Disney in persona, potremmo riassumere con questi tre archetipi la concezione dell’amore nei Classici. D’altronde in Pinocchio e Dumbo l’argomento non viene toccato, se non per l’elefantino quello che è l’affetto tra madre e figlio, che scatena l’isolamento della genitrice; non vi è traccia alcuna in Alice nel Paese delle Meraviglie, così come in Peter Pan l’unico momento sentimentale lo possiamo riscontrare in quel mai troppo accentuato rapporto morboso tra Trilli e il folletto dell’Isola che non C’è, non avendo la relazione con Wendy nessun crisma di quel tipo: da Londra, d’altronde, era stata presa per essere una madre.L’amore nel regno animaleDi ben altra direzione, invece, è il sentimento che prese vita quando Disney decise di inerpicarsi in direzione degli animali. Ne è il capostipite Bambi, uno dei Classici più oscuri realizzati dai fratelli di Chicago, reduci da poco dalla morte della madre, evento del quale Walter si è spesso incolpato.L’amore, qui raccontato come “rincitrullulimento” dall’Amico Gufo, vede il giovane cerbiatto, divenuto oramai cervo a primavera, lasciarsi andare al fascino di Faline, divenuta anch’ella una cerva adulta. Il destino infelice della coppia, con Bambi che aveva già dovuto gestire la morte della madre, porterà Faline a essere braccata e a dover spingere il cervo al gesto eroico di salvarla, per portarla via dai cani da caccia dell’accampamento vicino. Così come anche Biagio e Romeo sono chiamati a gesti eroici nei confronti di una donzella in difficoltà. Duchessa è sicuramente più bisognosa di Lilli, ma entrambe vengono da famiglie agiate, in maniera diversa, e hanno bisogno di una spalla che possa comprenderle e aiutarle a vincere il giogo di una malefica presenza. Per gli Aristogatti si tratta di Edgar, debellato proprio dal randagio irlandese in combutta con una gang di gatti avvisati dal topo Groviera, per il Cocker americano si tratta di qualcosa di molto più aulico, ossia il rapporto smarrito con i suoi padroni, Gianni Caro e Tesoro, che viene riabilitato grazie all’intervento proprio del vagabondo. Di ben altro rango è La carica dei 101, dove il sentimento tra Pongo e Peggy è solo la miccia che fa scoccare l’intera vicenda, ma non ha nessuna rilevanza ai fini di una storia meravigliosamente intrisa di tutti gli elementi necessari per mettere in piedi una trama unica e che riesce a riunire sotto lo stesso cappello numerosi generi drammatici. Chiudiamo, quindi, la trattazione legata al regno animale con Robin Hood e Lady Marian, che riescono a convolare a nozze anche con il benestare di Riccardo Cuor di Leone. Tra i due c’è un rapporto atavico, che precede anche l’inizio del Classico e trova le radici nella leggenda legata al ladro di Sherwood: Marian non è mai in pericolo, anzi viene tenuta fortemente in considerazione dalla Corona, che le permette una vita agiata nonostante sia noto il suo sentimento per il criminale più ricercato di tutta Nottingham, eroe per il popolo, per la sua amata, ma non ai livelli di quanto compiuto da Romeo o da Biagio.L’emancipazione del Rinascimento da Jasmine a MulanPer poter trovare le storie d’amore di cui abbiamo bisogno è necessario arrivare al Rinascimento Disney, dal 1989 fino al 2000, quando i Classici prendono una deriva prettamente romantica. Ariel è la prima vittima, se così vogliamo definirla, di questo nuovo corso, pronta a sacrificare la propria natura per poter coronare il sogno di andare tra gli umani e lasciarsi conturbare dall’amore per il Principe Eric.Cede la sua voce a Ursula, pur di ottenere le gambe e mostrarsi normale agli occhi dell’uomo amato. Un gesto del quale è unica detentrice, in un contesto nel quale le donne riescono a emergere con caratteri e accezioni affascinanti da analizzare e da prendere in considerazione in tutta questa fase. Jasmine, di queste, è la più emancipata e roboante Principessa raccontata dalla Disney fino al 1992. In grado di tener testa a Jafar, che finisce anche per baciare pur di irretirlo, è l’esaltazione di un mondo che deve cambiare, che deve evadere da quelle leggi imposte dal Sultano, che la vorrebbe sposa a uno dei suoi pretendenti. Anela l’amore con Aladdin, uno straccione che però le ha salvato la vita: non solo dal punto di vista reale, evitandole il taglione del mercato, ma anche figurativo, dandole una nuova visione sul mondo, dall’alto. Jasmine è il primo grande approccio che la Disney compie nel voler cambiare il modo di vedere le storie d’amore, per quanto tra i due, alla fine, vinca comunque il romanticismo cavalleresco. È ugualmente emancipata Belle, che evade l’amore con Gaston per cedere al suo snobismo sentimentale e credere nel potenziale della Bestia: l’esaltazione di un amore puro, che non si lascia condizionare dall’aspetto di un mostro con fauci e criniera, una chimera fatta e finita. Nonostante poi la soluzione si ritrovi nell’innamorarsi di un principe a scapito di un volgare omaccione da pub, Belle lascia trasparire la volontà da parte di Disney di emergere dalla palude nella quale stava annaspando con i suoi principi cavallereschi. Esmeralda, Megara e Mulan mostrano ancora di più questa intenzione, nel sottolineare come il proprio carattere venga prima dell’assoggettarsi a un rapporto sentimentale che non è più fulcro di tutto e finisce per essere accessorio. D’altronde Mulan insegue il sogno di difendere il proprio paese, Megara di riscattare un debito contratto in malo modo, Esmeralda l’onore del proprio popolo. L’annullamento del cavalleresco: Rapunzel scende dalla torreÈ a Dan Fogelman che dobbiamo la conclusione del percorso evolutivo dell’amore nei Classici. Dopo, infatti, aver osservato il drastico calo del periodo in cui animazione tradizionale si è miscelata con la CGI, è proprio con Rapunzel che arriviamo, nel 2010, a un nuovo concetto di rapporto amoroso. Non c’è più il rispetto tra uomo e donna, non quello cavalleresco che tratta le ragazze come indifese e necessarie di un supporto da parte del principe di turno. Flynn Rider è l’evoluzione di Aladdin, uno sbruffone ladruncolo che ha ben altre esigenze dell’innamorarsi; Rapunzel, invece, è una principessa rinchiusa in una torre, armata di padella, che non teme di usarla e di colpire, se necessario, Eugene. Tra i due nasce quel rapporto che negli anni è diventato consuetudine, ossia quell’azzuffarsi dialettico che sfocia in battute, cattiverie gratuite, insulti a mezza bocca: un qualcosa che già Dreamworks aveva sperimentato, con successo, in Shrek nel 2001. Ovviamente con obiettivi diversi, perché l’orco nasceva con l’obiettivo di parodiare e ironizzare su tutti i topoi cavallereschi, mentre i Classici Disney ambivano a ben altro tipo di narrazione. Per la prima volta, però, Fogelman, che negli anni è poi arrivato a raccontarci l’amore in tante sfaccettature affascinanti e coinvolgenti (This is Us, Crazy Stupid Love, Galavant compongono il trittico di meraviglie dell’autore americano), aveva voluto sfondare lo squarcio che Jasmine aveva iniziato a creare.Da lì in avanti Disney ha capito che non c’era più spazio per il principe che salva la donzella, ha iniziato ad adattarsi. In Frozen l’amore è fraterno, tra Elsa e Anna, con quest’ultima che viene addirittura tradita dal principe di turno. In Oceania non c’è spazio per il sentimento, ma al massimo per l’amicizia tra Vaiana e Maui, così come non ce n’è traccia in Raya, né in Ralph Spaccatutto, tantomeno in Encanto. Chissà cosa accadrà in Strange World, il 61esimo Classico Disney in arrivo quest’anno che ci porterà a vivere un mondo nuovo, ignoto, nel quale gli esploratori arrivano con l’obiettivo di portare a termine la loro missione: dubitiamo che in questo caso sia necessario affrontare tematiche sentimentali che possano compiere un passo indietro. Disney, in questo, nonostante un calo nella qualità generale dei propri lavori, ha dimostrato di guardare sempre avanti. Al futuro., Photo Credit: , , cinema.everyeye.it, %%item_url %%, Disney+, Disney+, Disney+, Leggi di più, , https://images.everyeye.it/img-articoli/disney-san-valentino-come-cambiato-amore-classici-v6-56373.jpg, Everyeye Cinema, Tutte le novità, i trailer e i gossip dal mondo dei Film al Cinema e in HomeVideo. , https://cinema.everyeye.it/img13/amp/amp-logo-cinema.png, https://cinema.everyeye.it/feed/feed_news_rss.asp, Mario Petillo
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