Intervenuto a Radio Cusano Campus, nel consueto angolo del direttore, Alessandro Giuliani, direttore della Tecnica della Scuola, ha fatto il punto sulla stretta attualità a proposito di scuola.
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Il nostro direttore si è ampiamente concentrato sulla questione della regionalizzazione della scuola: “Non è la prima volta che facciamo questi discorsi. Già nella precedente legislatura, nel 2019, la Lega portò avanti un progetto analogo di cui poi non se ne fece nulla anche perché il primo partito di Governo, il Movimento 5Stelle, aveva delle perplessità. La Lega si ritrova oggi al Governo e potrebbe dare supporto a questo progetto”, ha esordito.
Autonomia differenziata già quest’anno?
A quanto pare stavolta sembra si stia facendo sul serio, l’autonomia differenziata sembra stare per diventare realtà, frutto di un progetto strutturato: “Il ministro Calderoli ha convocato i Governatori favorevoli all’autonomia differenziata poco dopo l’insediamento del Governo Meloni. Poi ha stilato una sorta di obiettivo, a livello cronologico, che va a imporre come fine l’approvazione a livello di legge entro meno di un anno, si parla addirittura di ottobre 2023. Per la prima volta la proposta arriva a livello ministeriale, non più regionale, e con l’avallo del ministro dell’Istruzione Valditara”, ha continuato Giuliani.
Ecco quali sono le criticità di questo progetto, a suo avviso, che andrebbero ad aumentare divari già esistenti: “La Lega risponde alle critiche dicendo che chi non vuole aderire al progetto può rimanere dov’è. Ma è proprio questo il punto, rimanendo dov’è il divario con gli altri territori non potrà che aumentare. Ciò andrebbe a incidere anche sul reclutamento, sugli stipendi degli insegnanti. In Trentino, regione a statuto speciale, gli stipendi sono differenziati, così come altri elementi. Si creerebbe un’offerta formativa molto disomogenea e si allargherebbe la forbice delle valutazioni. Già adesso ci sono delle differenze che già abbiamo commentato. Al Sud e nelle Isole una buona parte degli alunni ha una competenza carente dopo il diploma”.
Cosa succederà nei territori a forte tasso di dispersione scolastica?
Secondo il direttore della Tecnica della Scuola molto andrebbe fatto in territori già in difficoltà soprattutto a livello di abbandono scolastico, molti di essi al Sud: “In Sicilia abbiamo province con quasi il 40% di dispersione scolastica, una media altissima; in Europa si arriva al 10%. Servirebbero incentivi, organici maggiorati, sia in fase di orientamento sia come sostegno ai territori. La scuola più di tanto non può fare quando entrano in gioco condizioni sociali e familiari fortemente svantaggiose”.
La scuola può risolvere questi grossi problemi sociali? Secondo Giuliani solo fino a un certo punto: “Il Ministro Valditara si è impegnato a riguardo con delle circolari, proprio a proposito dell’orientamento scolastico. Credo però che non basti il cosiddetto docente tutor, che avrà anche un incentivo, laddove ci sia una risposta debole da parte dello studente e del contesto familiare e sociale. Il problema andrebbe affrontato a livello interministeriale”.
“Con i fondi del Pnrr si potrebbe fare tanto anche andando a modificare il numero massimo o minimo per formare le classi. Per formare una prima superiore le scuole necessitano almeno 27 iscrizioni. In alcuni territori bisognerebbe cambiare tutto ciò, ridurre il numero di alunni per classe. In classi con molti Bes e disabili diventa difficile per i docenti, che non sono supereroi e non riescono a far fronte a diverse situazioni complicate”, ha concluso il direttore, sottolineando ancora una volta quanto sia grave il problema delle classi pollaio.