Dl Aiuti bis: i sindacati della scuola bocciano la figura del «docente esperto»

Dl Aiuti bis: i sindacati della scuola bocciano la figura del «docente esperto»

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La polemica

Il testo introduce una forma di carriera. La denuncia: «Si trovano i soldi per tutto tranne che per il rinnovo del contratto nazionale. Non servono premi ma risorse»

di Redazione Scuola

(AdobeStock)

3′ di lettura

«Il governo trova nuove risorse per finanziare la figura del docente esperto, un meccanismo selettivo dei prof che riguarderà solo 8.000 lavoratori all’anno e che la categoria ha già bocciato con lo sciopero generale del 30 maggio scorso». La critica arriva dai segretari generali di Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Gilda Unams e Snals Confsal. «Si trovano i soldi per tutto tranne che per il rinnovo del contratto nazionale. Vogliamo lo stralcio del provvedimento delle misure che riguardano la scuola, che vanno riportate a materia contrattuale, individuando le risorse per chiudere il negoziato per il contratto di un milione di persone».

Il decreto

Il riferimento è alla bozza del decreto Aiuti bis (in entrata al Consiglio dei ministri del 4 agosto) che, per quanto concerne la scuola prevede una revisione delle norme sulla formazione continua degli insegnanti, appena introdotte con la riforma legata al Pnrr e – soprattutto – la nascita della figura del “docente esperto” che guadagnerà 5.650 euro in più (400 euro al mese) sotto forma “assegno annuale ad personam”. I prof “esperti” non potranno essere più di 8mila e saranno selezionati tra i docenti di ruolo che «abbiano conseguito una valutazione positiva nel superamento di tre percorsi formativi consecutivi e non sovrapponibili». Prevista una “una tantum” accessoria da stabilire con i contratti tra il «10 e il 20%» per chi completa un percorso triennale.

«Responsabilità di tutte le forze politiche»

«È un fatto acclarato che le retribuzioni medie dei docenti italiani sono troppo basse, sia rispetto a quelli dei colleghi europei, sia rispetto a quelli degli altri lavoratori del pubblico impiego a parità di titolo di studio. È intollerabile dunque, che su questo tema la politica continui a far finta di niente. La responsabilità, se non c’è il rinnovo, è di tutte le forze politiche, nessuna esclusa», attaccano Francesco Sinopoli, Ivana Barbacci, Giuseppe D’Aprile, Rino Di Meglio e Elvira Serafini.

«Grave l’assenza dell’atto di indirizzo per l’Area V e l’erogazione di risorse una tantum per il Fun, con la conseguente diminuzione retributiva insieme a un non adeguato riconoscimento del lavoro della dirigenza scolastica. La scuola ora merita attenzione. Serve un provvedimento organico, per pensare oggi, la scuola dei prossimi anni. C’è bisogno di investimenti sulle persone per garantire un futuro migliore a questo paese che passa appunto attraverso la scuola».

Molto critico anche il sindacato Anief che parla di «colpo di mano del Governo Draghi: dopo le dimissioni del premier – afferma il presidente Marcello Pacifico – e lo scioglimento delle Camera, avrebbe dovuto svolgere solo i cosiddetti “affari correnti”, invece travalica ampiamente i suoi poteri e con il decreto legge Aiuti bis si appresta a portare modifiche importanti al Pnrr emanando una norma che introduce una nuova figura di insegnante, il docente senior».

Anp

Preoccupati, infine, anche i dirigenti scolastici di Anp (Associazione nazionale presidi): «Le risorse destinate al sistema scolastico – afferma il presidente nazionale Antonello Giannelli – diminuiscono nell’indifferenza di tutti. La scuola, invece, deve essere la priorità perché ne va del nostro futuro. Lo diciamo da tempo e lo ripetiamo oggi: è necessario pensare una scuola nuova con modelli metodologici e valutativi rivisti in profondità e con una reale personalizzazione dei percorsi. Serve un cambio di passo per garantire pari opportunità e successo formativo a ogni studente. Solo così potremo pensare di dare risposte ai bisogni formativi dei ragazzi che affollano le nostre scuole, preparandoli alle esigenze del mondo, del lavoro e delle università».

L’invito

Per il prossimo 8 settembre i sindacati hanno invitato tutti i partiti politici a confrontarsi con loro del settore scuola «ma intanto vogliamo una riposta immediata – lo stralcio del provvedimento delle misure che riguardano la scuola, che vanno riportate a materia contrattuale, individuando le risorse per chiudere il negoziato in atto per il contratto di un milione di lavoratori».

, 2022-08-04 16:11:00, La denuncia: «Si trovano i soldi per tutto tranne che per il rinnovo del contratto nazionale. Non servono premi ma risorse»., di Redazione Scuola

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