Dl Aiuti, se il M5S non vota la fiducia cade il governo Draghi? I numeri della maggioranza

Dl Aiuti, se il M5S non vota la fiducia cade il governo Draghi? I numeri della maggioranza

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di Claudio BozzaConte pronto a mollare se non verranno soddisfatte le richieste nel suo documento di 9 punti. Giovedì l’incognita del voto a Palazzo Madama. In caso di addio il problema non sarebbe numerico, ma politico Il M5S ha molto a cuore questi ultimi tre punti, anche perché ritenuti cardine del proprio consenso elettorale. Giuseppe Conte, leader del Movimento, ha presentato al premier Draghi un documento con 9 punti sui quali chiede un netto cambio di marcia da parte dell’esecutivo. Si chiede la tutela del reddito di cittadinanza (oltre all’introduzione del salario minimo), il no alla norma pro inceneritori e deroghe sul Superbonus. Tutti punti su cui il capo del governo è scettico. Conte, però, da quasi un mese minaccia di lasciare la maggioranza se almeno parte delle istanze presentate non verranno accolte. Il 7 luglio, dopo un marcato braccio di ferro, i grillini avevano votato la fiducia alla Camera. Giovedì sarà la volta del passaggio chiave al Senato, dove le truppe dei Cinque stelle sono ben più fedeli al leader rispetto a Montecitorio. Se Conte dovesse dettare l’ordine di votare no alla fiducia a Palazzo Madama, di fatto uscirebbe dalla maggioranza e potrebbe optare per un appoggio esterno al governo. Ma in questo scenario il governo rischierebbe di cadere? I numeri dicono di no, anche perché la scissione dal M5S dei governisti fedeli al ministro Luigi Di Maio ha puntellato ulteriormente il sostegno a Draghi . Oggi, alla Camera, pallottoliere alla mano la maggioranza arriva a quota 560. Se il Movimento dovesse uscire, la quota si abbasserebbe a 455, comunque ben sopra ai 316 voti minimi richiesti. Al Senato la maggioranza attuale è di 276 voti. In caso di addio di Conte la soglia si calerebbe a 214, anche in questo caso ben sopra i 161 voti necessari. Il problema non è quindi numerico, ma profondamente politico. Il governo Draghi è nato con un profilo di unità nazionale durante la pandemia, sostenuto da tutti i partiti ad eccezione di Fratelli d’Italia. Un eventuale addio dei grillini, di gran lunga prima forza parlamentare a inizio legislatura, ma ora non più, aprirebbe comunque una profonda ferita nel «governo di tutti». Mentre il Pd — con il segretario Enrico Letta che ha avvertito: «Se uscite dal governo stop all’alleanza» — dovrebbe archiviare il progetto del «campo largo» in vista delle Politiche del prossimo anno. Due incognite profonde. E per questo i pontieri dem stanno lavorando pancia a terra per cercare una mediazione con Conte, che riesca a salvare unità di governo e alleanza politica. 10 luglio 2022 (modifica il 10 luglio 2022 | 10:09) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-07-10 15:34:00, Conte pronto a mollare se non verranno soddisfatte le richieste nel suo documento di 9 punti. Giovedì l’incognita del voto a Palazzo Madama. In caso di addio il problema non sarebbe numerico, ma politico, Claudio Bozza

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