Docente non ha mai chiesto un permesso in 30 anni: Non prendo neanche il giorno libero. Mica si sta a casa col mal di testa!

Docente non ha mai chiesto un permesso in 30 anni: Non prendo neanche il giorno libero. Mica si sta a casa col mal di testa!

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scuole chiuse

Si parla ancora di assenze dei docenti, soprattutto dopo il caso della professoressa che è risultata assente per 20 anni su 24 di servizio. Il Corriere della Sera ha intervistato una docente di 65 anni che insegna da 36 anni e non ha mai preso un giorno di riposo o di ferie o una sostituzione o un permesso.

La docente, che si avvicina alla pensione, vive all’Isola d’Elba, dove insegna storia e filosofia dal ‘99. Sono pochissime le volte in cui si è assentata: “Per la maternità, 5 mesi obbligatori per legge. E quest’anno purtroppo ho preso il Covid, ma a cavallo di giorni festivi ad aprile, quindi sono mancata solo tre giorni. Ma non ho mai chiesto nemmeno un permesso, una sostituzione, una entrata ritardata o posticipata, un giorno libero, in tutti questi anni: visite e appuntamenti li fisso il pomeriggio. Lavoro dal lunedì alle 8 al sabato all’una, da sempre”, ha detto.

“Sicuramente è una tradizione familiare, mio padre mi ha trasmesso un senso del dovere radicato: lui era comandante della Forestale dell’isola d’Elba, e non ha mai fatto un giorno di assenza. Il suo motto è: quello che si deve fare va fatto, il resto si fa fuori dall’orario di lavoro”, ha aggiunto, spiegando da dove viene il suo senso del dovere.

La docente pare godere di ottima salute: “Non ho la febbre da quando avevo venti anni. Nell’85 mi sono laureata in Filosofia a Pisa, nell’87 ho iniziato a fare le supplenze, dal ‘99 sono al Foresi. Mica si sta a casa col mal di testa? Si prende qualcosa e si va a scuola!”.

“Il mio lavoro mi dà la forza: il senso del dovere non basta, serve passione. Non lo cambierei per niente al mondo, è gratificante, ti mantiene giovane, al passo coi tempi, quando sono in classe non vorrei essere da nessun’altra parte. E bisogna dare l’esempio ai ragazzi, più coi fatti che con le parole: io combatto l’assenteismo, ma coi comportamenti. Loro vedono che sono un esempio, apprezzano il valore dell’impegno, della dedizione, del dovere”, ha aggiunto, spiegando di impegnarsi a dare il buon esempio.

La docente ha detto di aver trasmesso questo senso del dovere anche a suo figlio: “Anche mio figlio, che ha ora 29 anni e fa l’avvocato, in tanti anni di scuola si sarà assentato due o tre giorni in tutto”.

“Spesso mi sono sentita dire: chi te lo fa fare? Mica ti danno la medaglia? Ma io non lo faccio per avere un riconoscimento, per me il lavoro è un diritto-dovere molto sentito, e cerco come referente di trasmetterlo anche agli altri. Non prendo mai nemmeno il giorno libero che spetta di diritto all’insegnante una volta a settimana, preferisco essere comunque a scuola per gestire le sostituzioni, le supplenze, i rapporti con i docenti. Tutte quelle cose di cui non posso occuparmi quando insegno. C’è sempre l’insegnante che ti chiama alle dieci di sera o alle quattro di notte per segnalarti che c’è un problema, e visto che noi siamo ubicati sulla salita accanto alla villa di Napoleone, completamente isolati, senza segreteria, è fondamentale il mio supporto. Io la mattina mi sveglio carica, entusiasta, piena di adrenalina, pronta ad affrontare quello che mi aspetta. Dopo tanti anni non ho bisogno di prepararmi più sui contenuti, ma continuo ad aggiornarmi sulle nuova modalità di insegnare, è sempre stimolante”, ha detto.

E, sulla prof assenteista: “Non posso giudicare, mi chiedo solo come abbia fatto a mancare così tanto a lungo senza essere notata”, ha concluso.

Un altro caso simile

Qualche giorno fa ci siamo occupati del caso di un altro prof che ha fatto pochissime assenze in tanti anni: si tratta di un docente di Rimini, 60 anni, di cui 30 passati tra i banchi di scuola“Le mosche bianche sono gli assenteisti, per fortuna la scuola è popolata di docenti volenterosi, che sentono la responsabilità del servizio pubblico”, ha detto.

“Entrano in gioco vari fattori, tra cui naturalmente, la buona salute, io sono uno sportivo. Sono appassionato del mio lavoro, l’ho scelto, infine il senso del dovere: sono un funzionario pubblico, pagato dallo Stato e quindi a carico di tutti i contribuenti, ma più di tutto è l’amore per i ragazzi a cui sento di dover dare l’esempio. Che serve più di tanti discorsi”, ha spiegato il docente.

Ecco qualche aneddoto sulla sua carriera di insegnante: “In 30 anni, ho dato una sola nota, proprio perché il ragazzo mi sfidò, dicendomi ‘prof. me la dia’ non potevo fare altro, quando devo dare un’insufficienza mi piange il cuore. Cerco di conquistarli i ragazzi, di portarli dalla mia parte, di creare un percorso. Io sono anche vice preside e quando nelle aule i miei colleghi minacciano gli alunni indisciplinati di mandarli in Presidenza, loro rispondono ‘magari’. In effetti ogni tanto ne arriva qualcuno, con la mia collega, gli diamo qualcosa da fare, gli lasciamo il tempo di calmarsi poi lo rimandiamo in classe”.

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