Docente tutor sì o no, 9 su 10 non hanno fatto domanda: poca chiarezza di un ruolo fuori contratto, mica siamo missionari! Esiti SONDAGGIO

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dedizione all'insegnamento

Negli ultimi mesi la questione dell’introduzione della figura del docente tutor, voluta fortemente dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha prodotto diverse polemiche. Lo slittamento della data di scadenza per le candidature e l’invio del nominativi da parte dei presidi, prorogato al 31 maggio, non è bastato a superare le diffidenze dei docenti, la maggior parte dei quali continua a sostenere che questa figura è distante dai loro compiti.

La motivazione è confermata da un sondaggio della Tecnica della Scuola, al quale hanno partecipato oltre 1.500 lettori, più del 95% dei quali insegnanti: ebbene, l’87.6% di questi docenti ha dichiarato di non aver presentato la candidatura per questa figura.

Quali sarebbero le motivazioni di questa scelta?

Al sondaggio hanno partecipato 1.556 utenti, il 95.4% docenti provenienti in maniera distribuita tra centro e Sud e per il 44% dal Nord.

I lettori docenti che hanno risposto al sondaggio per la maggior parte hanno espresso i loro dubbi sulla figura del docente tutor, scegliendo tra le motivazioni la risposta “Non è chiaro il ruolo che il docente andrà ad assumere“, con 1.458 voti; al secondo e terzo posto che giustifica il ‘no’ alla proposta ministeriale, ci sono i motivi legati sempre al ruolo del docente tutor: “Questo ruolo non fa parte della funzione del docente e non è prevista dal contratto” (1.265 preferenze) e “Questa funzione dovrebbe essere svolta da professionisti esterni, come gli assistenti sociali” (533 voti).

A queste motivazioni se ne aggiungono altre che i docenti hanno riportato, come ad esempio: “La funzione, così come pensata, è del tutto inutile e inefficace e creerà enormi conflitti all’interno dei CDC, oltre a ciò la storia del ‘capolavoro dello studente’ è una buffonata; dal punto di vista della remunerazione l’operazione è una vera e propria truffa ai danni dei docenti; il vero dramma non è che non si trovino volontari per fare i tutor, bensì che c’è chi si è reso disponibile; ancora una volta la classe docente italiana dimostra tutta la sua inadeguatezza”.

Un insegnante scrive: “Il docente dovrebbe occuparsi solo di insegnare in modo altamente professionale, con un aggiornamento disciplinare continuo. Non è un missionario al quale si può chiedere di saper fare qualsiasi cosa“.

E ancora: “È un’attività aggiuntiva e non si sa quanto durerà; sarebbe necessario prevedere figure specialiste intermedie che svolgano ruoli come questo per scelta e con competenze all’interno del proprio orario di lavoro. Ci sarebbe un risparmio e la scuola avrebbe finalmente una struttura organizzativa”.

Ma l’attacco è anche alla remunerazione del compito aggiuntivo, come scrive un insegnante: “La remunerazione è un insulto, se devo togliere ore alla didattica vado piuttosto a fare le pulizie, prenderei di più. Il lavoro del tutor non è un lavoro da docente, ma di uno psicologo o di un assistente sociale. Se lo Stato ha tutti questi soldi da buttare, dovrebbe piuttosto potenziare i servizi locali, il welfare e non addossare su di noi lavori che non ci competono”.

Precisiamo che l’indagine è stata realizzata dalla testata giornalistica “La Tecnica della Scuola” nel periodo che va dal 26 al 29 maggio 2023. Hanno partecipato  1.556 soggetti. Il sondaggio non ha carattere di scientificità: i risultati derivano da conteggi automatici.

Cosa farà il docente tutor

Le figure del docente tutor e quella dell’orientatore saranno attive a partire dall’a.s. 2023/2024, per consentire in via prioritaria l’avvio delle attività curricolari di orientamento destinate agli studenti delle circa 70 mila classi del secondo biennio e dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado.

L’individuazione delle due figure avviene però già a partire da quest’anno scolastico, affinché il personale possa seguire l’apposita formazione di 20 ore.

Avrà il compito di coordinare e sviluppare le attività didattiche a favore di una personalizzazione dell’istruzione nelle classi terze, quarte e quinte delle secondarie di secondo grado, favorendo il recupero per i ragazzi che manifestano maggiori difficoltà e consentendo a quelli che hanno particolari talenti di potenziarli.

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