Manca pochissimo all’avvio delle operazioni che porteranno entro poche settimane le scuole superiori ad individuare oltre 40 mila docenti tutor e orientatori, finanziati con il D.M. 63 del 5 aprile scorso e poi definiti con successiva nota n. 958, che avranno l’onere anche di supportare gli studenti in difficoltà, a rischio dispersione ed in certi casi così fragili da arrivare a compiere gesti estremi: subito dopo, già a maggio, partirà la formazione, che avrà la durata di 20 ore (con lezioni anche di psicologia e pedagogia) e si concluderà con un esame, con l’obiettivo di rendere operativa la doppia figura già a settembre 2023.
Competenze e compensi
Il primo, il docente tutor, avrà il compito di coordinare e sviluppare le attività didattiche a favore di una personalizzazione dell’istruzione nelle classi terze, quarte e quinte delle secondarie di secondo grado, favorendo il recupero per i ragazzi che manifestano maggiori difficoltà e consentendo a quelli che hanno particolari talenti di potenziarli.
Il docente orientatore, invece, dovrà favorire le attività di orientamento per consentire ai ragazzi di fare scelte in linea con le loro aspirazioni, potenzialità e progetti di vita, nella consapevolezza dei diversi percorsi di studi e/o di lavoro e della varietà di offerte dei territori, del mondo produttivo e universitario.
Al docente orientatore andrà un compenso annuo lordo compreso tra 1.500 euro e 2.000 euro. Al docente tutor tra 2.850 euro e 4.750 euro, sempre lordi.
Le scuole a partire dalle ore 15 del 17 aprile e fino alle ore 15 del 2 maggio prossimi dovranno indicare i docenti da avviare ai percorsi di formazione individuati utilizzando la piattaforma “FUTURA PNRR – Gestione Progetti”, Area “Iniziative”, sezione “docenti tutor orientamento”.
L’opposizione degli psicologi
Non tutti hanno accolto l’iniziava positivamente: secondo Gabriele Raimondi, presidente dell’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna, “è impensabile che un insegnante si possa sostituire a uno psicologo con un corso di 20 ore”.
Raimondi ritiene che “per investire sul benessere psicologico di ragazze e ragazzi a scuola, e anche di docenti e genitori, è necessaria una legge che preveda la presenza strutturale degli psicologi scolastici negli istituti”.
“Non bastano poche ore di formazione per diventare un professionista – continua Raimondi -. Va benissimo sviluppare le conoscenze e le competenze psicologiche degli insegnanti, ma non senza investire contemporaneamente nella presenza a scuola di altri professionisti. Abbiamo bisogno di insegnanti preparati, di psicologi preparati, di educatori e pedagogisti preparati che interagiscano fra di loro al meglio”.
“In Emilia-Romagna – conclude il presidente – molti istituti si avvalgono della professionalità degli psicologi scolastici ma la loro presenza è spesso limitata a poche ore settimanali in cui sono tenuti a compiere una mole di interventi, spesso molto delicati e complessi, che richiederebbe una presenza di professionisti ben maggiore”.
Il sindacato è scettico
Il provvedimento raccoglie critiche anche tra gli ambienti sindacali. Domenica 16 aprile, l’Anief ha pubblicato una nota nella quale critica “i nuovi ruoli del docente tutor e orientatore”, perché “senza altri provvedimenti, non serviranno a molto”.
L’organizzazione sindacale chiede perché “si debbano escludere i docenti precari (uno su quattro dell’attuale organico utilizzato), che non potranno ricoprire il nuovo doppio ruolo. Come pure non comprende la poca chiarezza sui criteri di ripartizione del fondo di 150 milioni di euro fra le diverse scuole approvato per decreto pochi giorni fa”.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ricorda che “mentre proseguono le trattative con la Commissione Ue, il Governo italiano e l’amministrazione scolastica devono prendersi la responsabilità di procedere con assunzioni, aumento dei posti di docenti e Ata, più cancellazioni dei vincoli che bloccano i trasferimenti anche in caso di posti liberi”.
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