Docenti contrastivi, molto spesso scattano  le contestazioni del ds e anche le sanzioni disciplinari. Diversi i casi segnalati, dalla valle di Susa a quella dei templi di Agrigento

Docenti contrastivi, molto spesso scattano le contestazioni del ds e anche le sanzioni disciplinari. Diversi i casi segnalati, dalla valle di Susa a quella dei templi di Agrigento

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sentenza TAR PEI

Nell’era della scuola dell’autonomia scolastica, anzi sarebbe più giusto chiamarla super autonomia, nasce la “razza” del docente contrastivo. Si tratta di quei docenti che si oppongono alle decisioni dirigenziali, magari votano contro in Collegio docenti, e che, guarda caso, vengono perseguitati da contestazioni di addebiti, denunce per diffamazione e a volte anche licenziamenti. Vari casi di docenti sanzionati riguardano scuole di tutta Italia, dal Piemonte alla Sicilia. Senza entrare nel merito del torto e delle ragioni di chi sanziona e di chi viene sanzionato, il dato che risalta evidente è la crescita esponenziale dell’utilizzo della contestazione di addebiti, la grave mancanza delle giuste relazioni tra le varie componenti della comunità educante e la disparità di potere, all’interno del contenzioso, tra chi accusa e chi viene accusato, con una evidente impunità del dirigente scolastico in caso di riscontrata non colpevolezza del docente accusato.

Alcuni casi in scuole del Piemonte

Per non parlare ancora del famoso caso di Serravalle d’Asti, dove il Maestro ideatore del progetto “Bimbi svegli”, è stato sanzionato con il licenziamento dall’Amministrazione e anche perseguito dal Tribunale, esistono anche altri casi che vedono coinvolti più docenti di una stessa scuola della provincia di Torino. Qualcuno scrive che esistono casi di scuole in cui esiste un vero e proprio metodo punitivo che andrebbe a colpire quei docenti non allineati con il volere dirigenziale. Un docente di questa scuola piemontese, è stato contestato per avere diffamato, mezzo social, l’azione dirigenziale durante una esercitazione di evacuazione, caduta nel vuoto questa prima contestazione, ne arriva una seconda dall’ufficio dei provvedimenti disciplinari di Torino che lo censura per altri comportamenti ritenuti impropri. Il docente in questione, tra l’altro anche precario, si mette in aspettativa per motivi di studio per evitare altri scontri e nel frattempo ricorre al giudice del lavoro per avere annullata la censura ritenuta, dallo stesso docente, immeritata e priva di fondamento.

Un caso da guinness dei primati in Puglia

Il 28 aprile 2023 il Tribunale Penale di Lecce ha posto fine alla lunga odissea giudiziaria che ha visto per protagonista una docente liceale denunciata dalla sua dirigente scolastica. La professoressa, rea di avere gridato in faccia alla ds, durante un Collegio docenti, “Lei in un anno ha distrutto la scuola”, denunciata dalla dirigente scolastica e rinviata a giudizio per i reati di oltraggio e diffamazione, è stata assolta con formula piena perché “I fatti non costituiscono reato”. In buona sostanza tutta la procedura penale si è svolta con l’attuazione della riforma Cartabia, quindi il Pubblico Ministero ha potuto stabilire che la soglia del reato non era stata certamente superata dalla professoressa e che quindi non esistevano i motivi per procedere contro la docente.

Si è trattato dell’esito conclusivo di una serie di atti indirizzati contro la stessa professoressa che ha dovuto difendersi pure davanti al consiglio di disciplina presso l’Ufficio Scolastico Territoriale della provincia di Lecce, per ben due volte.

Tutto è iniziato, a sentire il racconto della docente querelata, quando la dirigente scolastica, appena arrivata presso il Liceo, aveva preteso che alcuni docenti prestassero assistenza mentre gli alunni consumavano i loro pasti nella così detta “pausa pranzo autogestita” (una mezza ora tra le lezioni del mattino e i progetti del pomeriggio). Avendo contestato tale illegittima disposizione in quanto non rientrante negli obblighi contrattuali del docente, la docente fu punita dalla ds con una censura.

La dirigente scolastica, sempre seguendo la narrazione della docente, avrebbe chiesto all’USP una sanzione disciplinare, in quanto colpevole di aver espresso un parere oltraggioso sul suo operato, all’interno di una caotica e interminabile seduta del collegio dei docenti. Il provvedimento è stato archiviato dall’Ufficio con le seguenti motivazioni: “ha evidenziato la propria buona fede, confutando in toto quanto contestatole”; “si rileva altresì una condotta della prof.ssa […], seppure con toni accesi nei confronti della dirigenza scolastica, volta alla difesa dei diritti dei rappresentanti degli alunni”

Detto Ufficio aveva anche chiesto “all’USR Puglia l’attivazione di un’azione di monitoraggio nei confronti delle relazioni tra il docente e la dirigenza scolastica”.

Casi anche in Sicilia

Anche l’ex Ministra Lucia Azzolina, nonostante la sua autorevole esperienza, da quando svolge la funzione di dirigente scolastico, ha utilizzato lo strumento della contestazione di addebiti. Ricordiamo il caso di una scuola dell’agrigentino dove un docente è dovuto ricorrere al giudice del lavoro per vedersi assegnato il posto in un plesso di un determinato comune in cui fruiva della legge 104/92, mentre la dirigente lo ostacolava nel suo diritto. Il caso di Siracusa, dove una dirigente scolastica contestava alla docente alcuni post Facebook sugli Open day che tra l’altro non riportavano nessun riferimento alla dirigente scoalstica e nemmeno alla scuola della docente. Anche in questo caso il provvedimento disciplinare di censura è terminato davanti al giudice del lavoro per restituire dignità professionale ad una docente non pienamente in linea con il proprio dirigente scolastico.

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