Da Orizzontescuola.it: Docenti incentivati e formazione, i sindacati sono già contrari al piano: A rischio lautonomia scolastica e le norme contrattuali

Da Orizzontescuola.it: Docenti incentivati e formazione, i sindacati sono già contrari al piano: A rischio lautonomia scolastica e le norme contrattuali

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Si preannuncia un confronto difficile quello fra Ministero dell’Istruzione e del Merito e organizzazioni sindacali per stabilire il piano di formazione in servizio degli insegnanti. Si parte dalla (già contestata) legge 76/2022 che però adesso, così come previsto, dovrà vedere attuazione tramite il confronto fra amministrazione e sindacati.

Durante l’incontro del 14 dicembre, il Ministero ha illustrato il piano relativo alle linee triennali di indirizzo per la formazione del personale scolastico.

Cosa prevede la legge sulla formazione e sul docente stabilmente incentivato

Prima di raccontare il presente e l’esito dell’incontro del 14 dicembre, bisogna fare un passo indietro e ricordare la legge 76/2022.

Una parte fondamentale del piano riguarda la figura del docente stabilmente incentivato, che in prima battuta era il contestatissimo “docente esperto”. Nel corso dell’ultimo passaggio in Senato, si decise di rinominare la figura diversamente.

La norma prevede che gli insegnanti di ruolo che abbiano conseguito una valutazione positiva nel superamento di tre percorsi formativi consecutivi e non sovrapponibili, nel limite del contingente previsto, possono essere stabilmente incentivati, nell’ambito di un sistema di progressione di carriera che a regime sarà precisato in sede di contrattazione collettiva, maturando il diritto ad un assegno annuale ad personam di importo pari a 5.650 euro che si somma al trattamento stipendiale in godimento.

Al fine di dare attuazione al riconoscimento dell’elemento retributivo di carattere accessorio, riporta la legge, è istituito nello stato di previsione del Ministero dell’istruzione un Fondo per l’incentivo alla formazione, con dotazione pari a 40 milioni di euro nell’anno 2026, 85 milioni di euro nell’anno 2027, 160 milioni di euro nell’anno 2028, 236 milioni di euro nell’anno 2029, 311 milioni di euro nell’anno 2030 e 387 milioni di euro a decorrere dall’anno 2031.

Da evidenziare, che il docente stabilmente incentivato è tenuto a rimanere nella istituzione scolastica per almeno il triennio successivo al conseguimento del suddetto incentivo.

La legge già prevede che, nel caso in cui non si riesca ad avere un regolamento per i criteri di valutazione per gli incentivi, prevista dalla contrattazione, le modalità di valutazione seguite dal comitato sono definite transitoriamente con decreto del Ministro dell’istruzione da adottarsi di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze.

In sede di prima applicazione, infatti, nelle more dell’aggiornamento contrattuale, per dare immediata applicazione al sistema di progressione di carriera, si applicano i seguenti criteri di valutazione e selezione:

1) media del punteggio ottenuto nei tre percorsi formativi consecutivi per i quali si è ricevuta una valutazione positiva;

2) in caso di parità di punteggio diventano prevalenti la permanenza come docente di ruolo nella istituzione scolastica presso la quale si è svolta la valutazione e, in subordine, l’esperienza professionale maturata nel corso dell’intera carriera, i titoli di studio posseduti e, ove necessario, i voti con cui sono stati conseguiti detti titoli.

I sindacati dico subito stop: a rischio l’autonomia delle scuole e le regole contrattuali

L’incontro del 14 dicembre ha già registrato le prime critiche dal fronte sindacale.

La Segreteria Generale della Flc Cgil, Gianna Fracassi, ha evidenziato innanzitutto i problemi enormi che tali linee pongono nel rapporto fra sistema formativo e contratto.

Infatti, spiega la sindacalista, il CCNL ha delle prerogative stringenti che non possono essere ignorate dalla Scuola di Alta Formazione dell’Istruzione (SAFI) come invece vengono prefigurati dalle linee di indirizzo che aprono un problema assai serio sugli sviluppi di carriera professionale docente bypassando del tutto il CCNL che non avrebbe nessuna voce in capitolo.

C’è poi secondo Fracassi un problema che non può essere ignorato. Anzi, va considerato e messo sotto attenzione: il nuovo CCNL impone il pagamento delle ore di formazione effettuate oltre le 80 ore. È necessario pertanto l’incremento del FMOF ormai divenuto incapiente, non più in condizione di riconoscere le attività aggiuntive ordinarie e pertanto del tutto inadeguato per far fronte alle ore di formazione del personale.

Inoltre, l’autonomia scolastica viene più volte citata nella sua dimensione organizzativa e didattica, specie nella sezione dedicata ai dirigenti scolastici, mentre appare del tutto assente la terza dimensione dell’autonomia, quella della ricerca, sperimentazione e sviluppo, che andrebbe invece valorizzata per dare slancio e voce alla docenza e all’autorganizzazione della ricerca-azione nelle singole scuole nelle reti di scuola.

Secondo la Flc Cgil, dunque, le linee triennali attuative del DL 36/2022 operano una serie di forzature circa le prerogative collegiali e l’autonomia professionale specie dei docenti, dal momento che il CCNL dispone che in ogni istituzione scolastica sia il Collegio a deliberare il piano annuale di formazione in coerenza con gli obiettivi e i tempi del Ptof e che questi non possano essere imposti da soggetti estranei come la SAFI a cui non compete di stabilire perfino il monte orario (40h annuali) di formazione.

Cosi come non è accettabile che sia il comitato di valutazione a decidere il riconoscimento dell’incentivo salariale determinandone i relativi criteri di assegnazione, conclude Fracassi.

Decisamente critico anche Giuseppe D’Aprile, segretario generale della Uil Scuola Rua: “Una pseudo riforma, gestita dalla Scuola di Alta formazione, nella quale saranno coinvolti Indire, Invalsi e Università Italiane e straniere, limitando di fatto l’autonomia delle scuole e, come ormai di prassi, esautorando il contratto nelle sue funzioni“.

Una formazione continua che serve a valutare in modo improprio le performance dei docenti in base alle valutazioni operate dal ‘Comitato di valutazione’, con inevitabili ricadute sulla qualità dell’insegnamento che invece deve essere laico e libero“, prosegue il sindacalista.

“Questa nuova formazione, prevista nel decreto-legge 36/22 che avevamo già contestato, e che ora prende forma nella direttiva – osserva D’Aprile – noi la rimandiamo ai mittenti“.

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, interviene sottolineando che “il sindacato non è contrario alla formazione permanente che è connaturato al nostro lavoro dopo aver ottenuto l’estensione del finanziamento anche al personale Ata e la retribuzione nella contrattazione nel rispetto delle norme europee”.

Tuttavia, “riteniamo che se si voglia parlare di carriera si debbano introdurre per legge delle figure professionali legate anche e soprattutto al middle management. Per questo rispetto a quanto contrattato con il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, nella passata legislatura sul PNRR, riteniamo meglio coinvolgere con una sequenza contrattuale alla presenza di tutto il mondo del sindacato”.

Cosa farà Valditara?

Considerando il tema e già le prime difficoltà, appare probabile un prossimo confronto politico alla presenza del Ministro Giuseppe Valditara, il quale, in realtà, poco dopo il suo insediamento presso il dicastero di Viale Trastevere, non aveva mostrato entusiasmo in merito al piano del docente stabilmente incentivato, disegnato dal suo predecessore Patrizio Bianchi: “Francamente, dare qualche soldo in più dopo 9 anni di buoni risultati formativi a non oltre, a regime, il 5% dei docenti non credo produca grandi risultati. Mi pare più una riforma velleitaria per dire all’Europa che in qualche modo si è differenziato e premiato il merito. Ma il merito dei docenti, se mi concede il gioco di parole, è anzitutto quello di far emergere il merito dei ragazzi“.

Il nostro sistema scolastico – aggiungeva il Ministro – deve porsi come assoluta priorità quella di favorire l’emersione dei talenti di ciascuno, quindi penso piuttosto a docenti specificamente formati anche sotto il profilo pedagogico e psicologico che supportino il ragazzo, lo aiutino se ha difficoltà particolari ad affrontarle o se ha talenti particolari a svilupparli“.

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Autore dell’articolo Fabrizio De Angelis

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