Arrivano dal Piemonte le prime conferme sul piano di mobilitazione annunciato nei giorni scorsi dalla Cgil di Maurizio Landini. Non sappiamo ancora se ci sarà davvero un autunno caldo ma quello che è certo è “in periferia” stanno prendendo sul serio le decisioni della Confederazione nazionale.
E così, nei giorni scorsi, il Coordinamento Precari FLC CGIL Piemonte ha annunciato la propria mobilitazione.
La decisione è stata assunta nel corso di un incontro al quale hanno preso parte poco meno di 200 precari di tutta la regione.
I precari della Flc-Cgil piemontese ribadiscono che è assolutamente prioritario “l’avvio al più presto di corsi abilitanti senza alcuna forma di selezione iniziale a garanzia di pari opportunità per tutti i docenti precari”.
In particolare, si legge in un documento ufficiale, il sindacato chiede esplicitamene:
- chiarimenti sui tempi di uscita dei bandi del “concorso ordinario 2023”, sulle modalità di tale procedura e sulle date di svolgimento dello stesso;
- certezze sulle modalità e le tempistiche per acquisire i 30/60 cfu necessari per la partecipazione ai prossimi concorsi
- costi calmierati sui corsi di abilitazione;
- chiarimenti sulle modalità di acquisizione di abilitazione su altra classe di concorso per il personale già in possesso di una abilitazione all’insegnamento e/o di una specializzazione sul sostegno
- attivazione delle assunzioni da GPS I fascia su tutte le classi di concorso.
Ma ci sono anche diverse richieste relative ai tempi e ai modi del conferimento di incarichi a tempo determinato.
Secondo la Flc-Cgil del Piemonte è indispensabile che al lavoro precario “vengano riconosciuti parità di diritti e di retribuzione e per arginare il reiterato uso di contratti a termine su posti vacanti e disponibili”.
“Le lavoratrici e i lavoratori – si legge ancora nel documento – ricordano che in assenza del giusto riconoscimento professionale al precariato storico, negando il diritto alla stabilizzazione e non riconoscendo il contributo fattivo e l’apporto di competenze esercitate giorno per giorno, oltre a rischiare di perdere capitale umano già formato e competente a discapito di un principio di merito che nei fatti non esiste e divide piuttosto che valorizzare i precari della scuola, si danneggiano le alunne e gli alunni che con tale personale hanno creato una relazione educativa, di continuità di fatto ma non di diritto”.
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