Docenti precari, raddoppiati in 6 anni: da 100 mila nel 2015 a 210mila nel 2021. Le assunzioni non coprono il fabbisogno di insegnanti. I dati

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“I numeri da cambiare”, edizioni Giunti, è un libro presentato nei giorni scorsi a Roma e nel quale si affronta l’ambito della scuola e istruzione in Italia sotto vari aspetti. Tra gli argomenti affrontati quello delle cattedre a tempo determinato assegnati annualmente ai docenti precari e il rapporto con le assunzioni che non riesce a seguirne il passo.

Concorsi banditi  non in modo regolare, modifiche al sistema di reclutamento ad ogni insediamento di legislatura hanno trasformato il reclutamento dei docenti in una macchina inceppata per definizione. Le prove? Eccole, i dati di precarizzazione delle cattedre che raddoppiano in 5/6 anni e un andamento di assunzioni che dopo il picco della Buona scuola ha stentato. Certo, nel frattempo è stato imposto un lockdown che ha bloccato i concorsi per quasi un anno, ma  basta questo per giustificare il fenomeno? Probabilmente no.

I dati della precarizzazione delle cattedre

I dati parlano chiaro, dal 2015/16 al 2020/21 le cattedre a tempo determinato sono più che raddoppiate, passando da 100.277 a 212.407. I dati sono stati raccolti dall’associazione Trellle ed elaborati da fonte ministeriale.

I dati in questione comprendono gli insegnanti con nomina annuale, sia su posto ordinario che su posto di sostegno e raccontano di un aumento generalizzato su tutta la penisola con punte notevoli a Nord-Ovest dove si toccano quasi i 70mila docenti precari che hanno coperto una cattedra nel 2020-21.

Quali i motivi della precarizzazione delle cattedre?

Le assunzioni non riescono a coprire il turn-over dei pensionamenti. A dimostrarlo un altro grafico, che ripercorre l’andamento delle assunzioni dal 2015 al 2021.

I dati e il grafico mostrano come dopo il picco di quasi 34mila assunzioni con l’avvio della riforma “La buona scuola” (che, ricordiamo, introduceva l’organico di potenziamento), i numeri si sono appiattiti, senza riuscire a coprire il fabbisogno di cattedre che si sono svuotate a seguito dei pensionamenti. Basti pensare che i pensionamenti 2021 sono stati 31.873 e nel 2020 un po’ meno 26.372, ma le assunzioni sono state meno della metà.

Cosa fare?

Molti Ministri in svariate legislature hanno tentato di stabilizzare le procedure per le assunzioni, spesso dovendo armonizzare il diritto di quanti, tra i precari, chiedevano procedure che tenessero conto del percorso lavorativo affrontato e un percorso ordinario, ma (a dirlo sono i dati) il successo è stato lungi dall’essere raggiunto.

Altra questione riguarda la diversa collocazione geografica del fenomeno. Se da un lato è vero che l’aumento della precarizzazione ha riguardato tutte le aree del paese, dall’altro il fenomeno è cresciuto esponenzialmente nelle regioni del centro-nord. E qui la questione si fa complessa, tra il diritto a restare nelle propria terra per poter lavorare, ad una emigrazione che ricordiamo riguarda molto spesso le donne che hanno famiglia a Sud e l’impossibilità di poter avere una vita soddisfacente tra stipendi bassi, affitti alti e bollette che in questi ultimi tempi bruciano gran parte degli stipendi.

Regolarizzare i concorsi e rendere più appetibile l’insegnamento sono le uniche due strade percorribili in parallelo per poter risolvere il fenomeno di precarizzazione della scuola italiana. Più facile a dirsi che a farsi? Forse sì, ma le politiche adottate fino ad oggi non pare abbiano sortito buoni effetti.

L’ultima Riforma in ordine di tempo per un nuovo reclutamento è quella lasciata in eredità dall’ex Ministro Bianchi, della quale mancano ancora i decreti attuativi.

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