In una docu-serie la strana scelta dei Mondiali in Qatar

In una docu-serie la strana scelta dei Mondiali in Qatar

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di Aldo Grasso

Le pesanti accuse di corruzione in «Fifa, tutte le rivelazioni», in streaming su Netlix

Sollecitato dall’appello di Fiorello (rima involontaria) contro i Mondiali di calcio in Qatar («Un Paese dove tutti gli abitanti, i qataresi, sul loro zerbino hanno scritto “Diritti umani”. E loro li calpestano ogni giorno») ho guardato con attenzione la docu-serie «Fifa, tutte le rivelazioni», una produzione incentrata sullo scandalo corruzione che ha travolto la Federazione al tempo della presidenza Blatter (Netflix). Attraverso le testimonianze di giornalisti, avvocati ed ex dirigenti, la serie ripercorre le tappe della vicenda a partire dagli anni Settanta, passando per l’indagine condotta da Fbi nel 2015 fino alla discussa assegnazione del mondiale al Qatar. A seguire le puntate, fatta anche la tara su molte affermazioni, vengono i brividi, sia sulla storia della Fifa, il massimo organismo del calcio internazionale, sia su come il Qatar si è «comprato» questi mondiali. Sepp Blatter e i suoi funzionari — questo sostiene la docu-serie — parevano intoccabili, hanno sempre usato il calcio per i loro interessi, negli anni hanno rappresentato un modello cui le singole nazioni a poco a poco si sono adeguate.

Era il gioco più divertente del mondo è diventato un luogo di mazzette e di giri loschi intorno a diritti tv e sponsorizzazioni. Nel 2009, quando è partita la corsa per l’assegnazione dei Mondiali, in Qatar non c’erano gli stadi e gli hotel per gli ospiti; le città avrebbero dovuto essere completamente riorganizzate. Si sarebbe dovuto giocare a giugno e luglio, con temperature impossibili. C’è chi muove pesanti accuse di corruzione a membri della Fifa; il Sunday Times titola «Il Qatar ha comprato la Coppa del Mondo», frattanto i qatarioti comprano il Paris Saint Germain. Se a questa pratica non proprio trasparente si aggiungono i morti sul lavoro (6.500 lavoratori migranti secondo il Guardian), il quadro che ne è esce è davvero mortificante.

17 novembre 2022 (modifica il 17 novembre 2022 | 18:51)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-11-17 19:27:00,

di Aldo Grasso

Le pesanti accuse di corruzione in «Fifa, tutte le rivelazioni», in streaming su Netlix

Sollecitato dall’appello di Fiorello (rima involontaria) contro i Mondiali di calcio in Qatar («Un Paese dove tutti gli abitanti, i qataresi, sul loro zerbino hanno scritto “Diritti umani”. E loro li calpestano ogni giorno») ho guardato con attenzione la docu-serie «Fifa, tutte le rivelazioni», una produzione incentrata sullo scandalo corruzione che ha travolto la Federazione al tempo della presidenza Blatter (Netflix). Attraverso le testimonianze di giornalisti, avvocati ed ex dirigenti, la serie ripercorre le tappe della vicenda a partire dagli anni Settanta, passando per l’indagine condotta da Fbi nel 2015 fino alla discussa assegnazione del mondiale al Qatar. A seguire le puntate, fatta anche la tara su molte affermazioni, vengono i brividi, sia sulla storia della Fifa, il massimo organismo del calcio internazionale, sia su come il Qatar si è «comprato» questi mondiali. Sepp Blatter e i suoi funzionari — questo sostiene la docu-serie — parevano intoccabili, hanno sempre usato il calcio per i loro interessi, negli anni hanno rappresentato un modello cui le singole nazioni a poco a poco si sono adeguate.

Era il gioco più divertente del mondo è diventato un luogo di mazzette e di giri loschi intorno a diritti tv e sponsorizzazioni. Nel 2009, quando è partita la corsa per l’assegnazione dei Mondiali, in Qatar non c’erano gli stadi e gli hotel per gli ospiti; le città avrebbero dovuto essere completamente riorganizzate. Si sarebbe dovuto giocare a giugno e luglio, con temperature impossibili. C’è chi muove pesanti accuse di corruzione a membri della Fifa; il Sunday Times titola «Il Qatar ha comprato la Coppa del Mondo», frattanto i qatarioti comprano il Paris Saint Germain. Se a questa pratica non proprio trasparente si aggiungono i morti sul lavoro (6.500 lavoratori migranti secondo il Guardian), il quadro che ne è esce è davvero mortificante.

17 novembre 2022 (modifica il 17 novembre 2022 | 18:51)

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Pietro Guerra

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