Nel centenario della nascita di Don Lorenzo Milani, in tanti hanno voluto raccontare, ricordare e condividere. Voglio ringraziare Tecnica della Scuola sia per la diretta con esperti che ben conoscono il lavoro e l’opera del Don Milani, sia l’articolo a firma di Gianni Zen. Tutte e due, secondo il mio parere, hanno centrato la vera questione. Prendo a prestito un passaggio di Zen che spiega bene quello che ha mi ha colpito dell’esperienza di Don Lorenzo: “…Don Milani, in poche parole, impose all’attenzione di tutti una cosa oggi ovvia: che la scuola non è solo dei docenti, ma per e con i ragazzi. Cioè la centralità dello studente che impara, e non del docente che insegna…”.
Non sono così sicuro che, come ricorda Zen “oggi sia cosa ovvia”, ma è bene ricordare che la scuola è un percorso educativo, non semplicemente un insieme di nozioni, buone maniere, regole e formule da trasmettere. A scuola si diventa adulti, si forma la coscienza critica, ci si confronta, si intravede o si forma una vocazione per il futuro. Tutto questo lo si fa insieme ai compagni ma soprattutto ad adulti veri, maestri.
Ho scritto “adulti veri”, intendendo persone che hanno qualcosa da trasmettere, da insegnare, da condividere senza inculcare, obbligare, soggiogare i ragazzi. Semmai provocare, come un vero educatore fa, in maniera intelligente.
Don Milani è stato un grande educatore e ci ha lasciato un percorso ed un insegnamento.
Banalizzando potremmo dire, vista l’esperienza della scuola di Barbiana, che Don Milani sia stato un riformista vero: chi visita Barbiana e guarda con i propri occhi quelle “aule”, si renderà conto che in quell’esperienza sembrano essere nate molte delle iniziative della scuola degli ultimi anni: l’alternanza, l’Erasmus, il tempo pieno, lo studio delle lingue straniere, la scuola serale, la scuola per i lavoratori, l’educazione civica, l’attività motoria: quell’esperienza ha fatto anche vedere che la scuola pubblica non necessariamente sia solo quella statale.
Don Milani ci ha dimostrato che l’educazione, ridotta solo a trasmissione di nozioni, tecniche e programmi, è indice di una laicità che è indifferenza verso il senso del vivere. Invece, educare è rendere possibile un’esperienza, per questo occorre sempre ricordare che la scuola è fatta per i ragazzi, per quel percorso educativo, non per “altro”, né per “altri”. La tragica esperienza educativa dei mesi e degli anni della Dad, ci ha dimostrato l’attaccamento degli insegnanti ai ragazzi ma ci ha anche dimostrato che la scuola è in presenza perché solo in presenza si rende possibile un’esperienza.
Don Milani con la scuola e il percorso, di Calenzano prima e di Barbiana poi, impose all’attenzione di tutti una cosa che oggi dobbiamo ricoprire e fare nostra, ovvero che la scuola non è solo dei docenti, ma per i ragazzi.
Per tutti noi la “scuola” è centrale. A parole, nei programmi elettorali, sulle pagine dei giornali, nei commenti e tutto questo è un bene. Ma alla scuola servono sicuramente risorse, tecnologia, bandi europei, circolari, ecc…ma servono soprattutto adulti veri, che come Don Milani, accompagnino i ragazzi in un percorso educativo.
Il Presidente della Repubblica e il Presidente della CEI hanno ricordato insieme un grande educatore, colmando forse decenni di incomprensioni, è bene che anche il mondo della scuola lo possa fare in modo che Don Milani possa essere d’esempio e d’aiuto a tanti adulti.
Gabriele Toccafondi – Italia Viva, già sottosegretario Miur
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