Un decreto del 2008 – voluto per arginare i diplomifici – prevede che per ogni istituto scolastico possa essere autorizzata una sola classe collaterale per indirizzo, cioè che si aggiunge al normale corso per sdoppiamento dovuto all’eccessivo numero di alunni. Così avviene in molte regioni. Ad esempio gli Uffici Scolastici di Lombardia, Piemonte e Veneto hanno autorizzato solo una classe collaterale per tutte le scuole della Regione, mentre quello della Sicilia 71, quello del Lazio 86 e quello della Campania ben 462 classi collaterali in 268 istituti.
Come viene aggirata quella norma? Lo abbiamo scoperto, e può essere una svolta. Il grimaldello con cui gli arguti uffici legali che patrocinano davanti al TAR gli istituti paritari riescono a scardinare il diniego dell’USR ha un nome preciso: studenti lavoratori.
Proprio così: il Tar del Lazio ha stabilito che per candidati normali vale la limitazione del numero di classi collaterali, ma per candidati qualificati come studenti lavoratori, no. E guarda caso la maggior parte dei nuovi iscritti sarebbero studenti lavoratori. Quasi tutti in Campania e poi nel Lazio e in Sicilia (proprio dove è alta o altissima la disoccupazione giovanile, bah…). In queste regioni i nuovi iscritti l’anno scorso sono stati circa 28 mila. Tutti o quasi studenti lavoratori? Nessuno lo ha accertato (e questa è la cosa più assurda, ma anche rimediabile per il futuro, se si vuole realmente) e per tutti il Tar ha spalancato la porta del diploma. Spieghiamo all’interno del dossier tutti i passaggi di quello che è uno snodo fondamentale dell’intera vicenda, avanzando interrogativi e proposte.
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