Il verdetto è chiaro e chiarissimi sono i vincitori e gli sconfitti. Tranne uno: Matteo Salvini. Ha vinto o ha perso le elezioni? Il mondo intero, leghisti compresi, è convinto che un leader capace di farsi mangiare quasi la metà dei suoi voti dalla Meloni, le elezioni le abbia straperse. Invece lui si atteggia a trionfatore, indossando idealmente la felpa di contitolare della Giorgia & Associati. Ricorda un mio mito adolescenziale, il regista del Toro dello scudetto Eraldo Pecci, quando diceva «Io, Graziani e Pulici segniamo 40 gol a stagione», dimenticandosi di aggiungere che, di quei 40, 39 li segnavano gli altri due.
Molti pensano che il cruccio della Meloni sia il rapporto con l’Europa, con i poteri forti, con il Quirinale. Quisquilie, rispetto al suo vero incubo: dove sistemare Salvini. Agli Interni o alla Difesa no, altrimenti agli americani prende un colpo. Alla Cultura o all’Istruzione nemmeno, altrimenti prende un colpo a noi. Potrebbe installarlo alla presidenza del Senato, ma stiamo parlando del vicario del Capo dello Stato… E se a Mattarella venisse un raffreddore? Meglio non pensarci. Qualche spiritoso confida che Putin le tolga le castagne dal fuoco, nominandolo governatore del Donbass, però è di cattivo gusto mescolare tragedia e farsa. Ecco perché un sottosegretariato allo Svago, con delega alla compilazione di elenchi sterminati e proclami roboanti, parrebbe una soluzione in grado di valorizzarne gli indubbi talenti. La sede ideale per questo importante incarico sarebbe ovviamente il Papeete. Aiutiamolo a casa sua.
Il Caffè di Gramellini vi aspetta qui, da martedì a sabato. Chi è abbonato al Corriere ha a disposizione anche «PrimaOra», la newsletter che permette di iniziare al meglio la giornata. La si può leggere qui.
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27 settembre 2022, 07:10 – modifica il 27 settembre 2022 | 07:10
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-09-27 05:23:00,
Il verdetto è chiaro e chiarissimi sono i vincitori e gli sconfitti. Tranne uno: Matteo Salvini. Ha vinto o ha perso le elezioni? Il mondo intero, leghisti compresi, è convinto che un leader capace di farsi mangiare quasi la metà dei suoi voti dalla Meloni, le elezioni le abbia straperse. Invece lui si atteggia a trionfatore, indossando idealmente la felpa di contitolare della Giorgia & Associati. Ricorda un mio mito adolescenziale, il regista del Toro dello scudetto Eraldo Pecci, quando diceva «Io, Graziani e Pulici segniamo 40 gol a stagione», dimenticandosi di aggiungere che, di quei 40, 39 li segnavano gli altri due.
Molti pensano che il cruccio della Meloni sia il rapporto con l’Europa, con i poteri forti, con il Quirinale. Quisquilie, rispetto al suo vero incubo: dove sistemare Salvini. Agli Interni o alla Difesa no, altrimenti agli americani prende un colpo. Alla Cultura o all’Istruzione nemmeno, altrimenti prende un colpo a noi. Potrebbe installarlo alla presidenza del Senato, ma stiamo parlando del vicario del Capo dello Stato… E se a Mattarella venisse un raffreddore? Meglio non pensarci. Qualche spiritoso confida che Putin le tolga le castagne dal fuoco, nominandolo governatore del Donbass, però è di cattivo gusto mescolare tragedia e farsa. Ecco perché un sottosegretariato allo Svago, con delega alla compilazione di elenchi sterminati e proclami roboanti, parrebbe una soluzione in grado di valorizzarne gli indubbi talenti. La sede ideale per questo importante incarico sarebbe ovviamente il Papeete. Aiutiamolo a casa sua.
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27 settembre 2022, 07:10 – modifica il 27 settembre 2022 | 07:10
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, Massimo Gramellini