Doveva essere un albergodiventerà  Casa UkrainaPer due anni accoglieràchi fugge dalle bombe

Doveva essere un albergodiventerà Casa UkrainaPer due anni accoglieràchi fugge dalle bombe

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di Federica Vivarelli

In via Petrarca è scattata la mobilitazione di tutti: arriveranno arredi e ogni genere di conforto. Ma la villetta sarà anche un luogo per riflettere

Comprata per essere trasformata in un albergo, il proprietario ferma i lavori per ospitare rifugiati dalla guerra in Ucraina.

È la nuova vita di una palazzina di via Petrarca a Torino: fino a qualche anno fa casa delle suore poi abbandonata, acquisita di recente da un privato per realizzare un investimento, tra una settimana sarà pronta per accogliere una quarantina di rifugiati dal conflitto.

Incastonata tra i grandi palazzi del quartiere San Salvario, si trova proprio davanti ai capannoni del quartiere fieristico cittadino Torino Esposizioni.

«Questa graziosa villa a Torino diventerà Casa Ukraina: una casa per i rifugiati ucraini, un centro comunitario, un istituto culturale — racconta lo scrittore torinese Gianluigi Ricuperati sul suo profilo Instagram —. Grazie alla radicale generosità di un individuo che mi onoro di chiamare amico».

È Ricuperati a darne l’annuncio con un post in inglese, e il tamtam social che annuncia questa iniziativa che trasforma un investimento in un gesto di straordinaria solidarietà, in poche ore diventa virale.

La struttura è disposta su due piani con un giardino interno. L’interno è già diviso in piccole stanze, un tempo le celle delle suore. In tutto 23, alcune più grandi altre più piccole. «Sono tutte dotate di finestre, non c’è assolutamente da pensare a un luogo angusto. Ancora stiamo definendo gli spazi per fare i calcoli giusti, le stanze più grandi pensiamo siano l’ideale per le madri con i loro figli — spiega Ricuperati —. Oggi dovrebbero arrivare i letti, nei prossimi giorni altri mobili. Tutto frutto della solidarietà di commercianti e volontari. Grazie anche a Du Parc Suites e alla dottoressa Chiari».

Il numero totale degli ospiti potrebbe essere fra le trenta e le quaranta persone. I proprietari dei muri sono Ruben Levi e Elisa Sighicelli.

«Hanno messo in campo tutte le forze per acquisire e rendere vivibile questo posto. Il progetto è quello di destinare la villetta all’emergenza ucraina e tra due anni riprendere i lavori per realizzare l’idea iniziale, ovvero l’albergo» commenta lo scrittore.

A Casa Ukraina arriveranno rifugiati in questo momento ancora in viaggio dopo aver abbandonato le loro case, o persone già arrivate qui a Torino ma che sono al momento ospiti temporanei in famiglie della città.

«Stiamo iniziando a inserire dei nomi nell’elenco ospiti. Saranno sopratutto donne, mamme con bambini o figli adolescenti — spiega Ricuperati —. Casa Ukraina è pensata come un luogo per incontrarsi, per conoscersi». Definire la casa non è facile: ci sono i lavori ancora da finire, la prospettiva delle spese, l’accoglienza da gestire. Il messaggio è chiaro: non sarà un dormitorio. Un po’ centro culturale, un po’ community center. La definizione migliore viene in mente tra una parola e l’altra. «Un co-housing a tutti gli effetti — sottolinea Ricuperati — perché è un luogo per la ricezione e il rilancio della vita delle persone. Non è un luogo per venire a stare e basta. Ci siamo dati un tempo di due anni, poi la struttura riprenderà la destinazione per cui in origine era stata acquistata». Anche se ancora c’è tanto lavoro da fare. «Non sono solo, c’è un gruppo di volontari che si sta muovendo, mecenati in carne e ossa. Ci occuperemo a fare la spesa per chi ne avrà bisogno, vedremo come» conclude lo scrittore.

Basta vedere la foto. L’impegno non è indifferente. C’è la voglia di accogliere, certo. Ma dal tono di Ricuperati si avverte qualcos’altro. «Questa è una tragedia. Sto facendo varie forme di attivismo per come mi è possibile attraverso la mia professione — spiega —. Mia moglie è ucraina. I nostri figli sono quindi mezzi ucraini. Parte della nostra famiglia si trova in questo momento in Ucraina. Dal 24 febbraio la nostra vita è cambiata completamente e a questo progetto umanitario e di grande solidarietà sto dedicando tutte le mie energie perché qualcosa possa cambiare. Davvero».

19 marzo 2022 (modifica il 19 marzo 2022 | 10:13)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-03-19 09:19:00, , F. Viv.

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Pietro Guerra

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