Sembra si stia sbloccando la situazione relativa al Dcpm previsto dal decreto 36 del 2022 convertito in legge 79 del 2022, che doveva essere emanato entro il 31 luglio del 2022. Sembra che finalmente, con mesi e mesi di ritardo, verrà pubblicato a breve. A riportarlo è IlSole24Ore.
Il nuovo sistema di reclutamento
Si tratta del decreto del presidente del Consiglio che regola i contenuti della prossima formazione universitaria necessaria per diventare insegnante – laurea più 60 crediti formativi universitari (Cfu) – e al tempo stesso stabilisce le modalità di accreditamento degli atenei che erogheranno i corsi, ha incassato nei giorni scorsi il via libera dell’Ue e si avvia quindi all’approvazione
Il nuovo sistema di abilitazione degli insegnanti è stato delineato dal decreto legge 36/2022 voluto dall’ex ministro Patrizio Bianchi. Tutto avviene dopo una trattativa lunga quasi un anno con Bruxelles che ha impegnato prima il Governo Draghi e poi l’Esecutivo Meloni in un continuo ping pong tra i ministeri dell’Istruzione e dell’Università che, insieme al cambio di maggioranza, ha reso più tortuoso l’iter dell’attuazione.
La nuova abilitazione degli insegnanti prevede il possesso della laurea più 60 Cfu, di cui almeno dieci di area pedagogica (necessari per la formazione iniziale) e incluso il tirocinio (diretto e indiretto) non inferiore a 20 Cfu. Per salire poi in cattedra servirà un concorso, sono previste “eccezioni” per i precari storici.
Questo sistema coinvolgerà, in prima battuta, 90-100mila aspiranti professori. I primi 30-35mila soggetti da abilitare con le nuove norme Pnrr sono coloro che parteciperanno al concorso riservato previsto dal Dl 36 e ormai imminente, al quale potranno partecipare i precari storici (cioè gli insegnanti che hanno maturato tre anni di servizio negli ultimi cinque) o i docenti che sono in possesso dei 24 crediti formativi universitari (necessari per l’abilitazione secondo la vecchia normativa in vigore fino allo scorso autunno).
Il piano per far salire in cattedra i neolaureati
I primi dovranno, una volta superato il concorso, conseguire 30 Cfu e svolgere la prova di abilitazione per poter passare di ruolo; i secondi dovranno ottenere i 36 Cfu che mancano per arrivare a 60. A questa platea si aggiunge una fetta di aspiranti docenti altrettanto ampia. Per loro il ministero dell’Istruzione e del merito (Mim) punta a una selezione “aperta” agli abilitati da bandire nel corso del 2024 secondo la nuova procedura (laurea + 60 Cfu), così da far entrare i giovani neolaureati in classe (oggi l’età media del corpo docente sfiora i 51 anni). Si tratterebbe di altri 35mila professori, che sommati ai 35mila della selezione riservata ai precari consentirebbe di centrare il target di 70mila assunti in due anni, ma in realtà la platea dei prof interessati potrebbe salire a 70mila se consideriamo le esigenze delle paritarie.
A questo concorso guardano i neolaureati: è lo stesso Dl 36 infatti a stabilire che, durante la fase transitoria, coloro che non hanno già un percorso di tre anni di docenza alle spalle, ma vogliono insegnare, potranno conseguire i primi 30 crediti universitari, compreso il periodo di tirocinio, per accedere al concorso. I vincitori completeranno successivamente gli altri 30 crediti e faranno la prova di abilitazione per poter passare di ruolo.
Per semplificare il lavoro degli atenei si sta ragionando su una modifica normativa che consenta di svolgere la metà dei 60 crediti in modalità online. La norma sembrava destinata in un primo momento al decreto Pa, attualmente all’esame della Camera, ma l’accelerazione ai lavori impressa la settimana scorsa in commissione ha scombinato i piani del Mim. Da qui il “piano B” di ospitarla in un prossimo decreto Scuola.
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