Draghi avanti sui dossier spinosi. Ma cresce la rivolta sui balneari

Draghi avanti sui dossier spinosi. Ma cresce la rivolta sui balneari

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di Monica Guerzoni L’obiettivo di concludere la riforma delle concessioni. Il centrodestra: si deve decidere dopo le elezioni Mario Draghi non ha alcuna intenzione di rallentare l’azione del governo per assecondare la campagna elettorale di questo o quell’altro leader. La strigliata di giovedì in Consiglio dei ministri ha rivelato la determinazione del premier a concludere nel migliore dei modi il suo mandato, affrontando anche dossier divisivi come la concorrenza. La legge approvata dal Parlamento all’inizio di agosto è tra gli 11 obiettivi del Pnrr che Draghi vuole centrare entro settembre, per cui il decreto delegato sui balneari si farà , anche se il centrodestra protesta. Da Francesco Lollobrigida di Fratelli d’Italia, a Maurizio Gasparri e Michela Brambilla, fino a Gianluigi Paragone di Italexit, è una raffica di no: «Se ne occupi il prossimo governo». Il ministro del Turismo Massimo Garavaglia ritiene «ovvio» che non si possa procedere ora: «Un decreto ad hoc? Non mi risulta, visto che lo dovrei fare io». E Matteo Salvini attacca frontalmente il presidente del Consiglio. Il segretario della Lega giudica «inspiegabile» lo sprint dell’ex presidente della Bce e lo accusa di voler «svendere» le spiagge: «Se ne occuperà il prossimo governo. Fare scelte così importanti a 20 giorni dal voto è mancare di rispetto agli italiani». A Palazzo Chigi si tappano le orecchie. Il premier ritiene sbagliato non concludere la riforma delle concessioni balneari e tirerà dritto, in linea con l’Europa e con la sentenza del Consiglio di Stato. Un problema di meno per Giorgia Meloni, se sarà lei a ricevere la campanella dalle mani di Draghi. Eppure, se c’è un tema che innervosisce chi lavora nelle stanze con vista su piazza Colonna, è l’idea che il presidente del Consiglio rimasto in carica per gli affari correnti sia impegnato a spazzar via dalla scrivania i dossier più ingombranti, col preciso intento di facilitare la leader di FdI. «Non stiamo togliendo le castagne dal fuoco a nessuno, stiamo governando il Paese», è la replica che ufficiosamente filtra dallo staff di Draghi. Con lo stesso spirito Palazzo Chigi continuerà a premere perché si realizzi il rigassificatore di Piombino, la cui importanza Antonio Funiciello, capo di Gabinetto, non si stanca di decantare con i partiti. Il sindaco di Piombino Francesco Ferrari, di FdI, denuncia le «criticità innumerevoli» dell’opera. M Meloni invece si è convertita al sì, «se non ci sono alternative». È un altro indizio della sintonia tra l’aspirante prima donna premier italiana e l’attuale inquilino di Palazzo Chigi. «Giorgia ha capito che Draghi e Cingolani hanno puntato sulla diversificazione delle fonti e acquistato moltissimo gas liquido — spiega un sottosegretario —. E poiché Meloni vuole andare al governo, sa bene che se non partono i rigassificatori di Piombino e Ravenna saranno guai». I punti di contatto tra l’agenda di Draghi e quella di Meloni sono un tema politico. Vendita di Ita, rete unica, tetto al prezzo del gas, no allo scostamento di bilancio, balneari, rigassificatore… Marco Follini, giornalista e scrittore che è stato segretario dell’Udc e vicepremier del governo Berlusconi, parla di «naturale convergenza di interessi» e di un feeling anche personale: «Li unisce la romanità, oltre al fatto che Meloni è forse l’unico leader che davvero voleva Draghi al Quirinale». C’è chi pensa che il premier guardi ancora al Colle più alto e anche per questo tende una mano alla favorita dai sondaggi, ma l’insinuazione è smentita con forza dai collaboratori del premier. I quali però, nelle conversazioni riservate, riconoscono alla ex ministra per la Gioventù mesi di «corretta collaborazione» e una cura delle relazioni con Chigi superiore persino a quella profusa da Enrico Letta. Raccontano nel governo che Draghi sia rimasto a dir poco sorpreso quando ha letto che il Nazareno aveva candidato Andrea Crisanti, uno dei virologi più ostili alla linea di Draghi e Speranza sulla pandemia. Meloni invece, per quanto contraria al Green pass e sensibile alle istanze no vax, sta bene attenta a non attaccare direttamente il premier e prova a sedurre anche quel 67% di italiani che approvano l’operato dell’ex banchiere centrale. 2 settembre 2022 (modifica il 2 settembre 2022 | 23:28) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-09-02 21:28:00, L’obiettivo di concludere la riforma delle concessioni. Il centrodestra: si deve decidere dopo le elezioni, Monica Guerzoni

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