di Monica GuerzoniLunedì l’incontro. Palazzo Chigi studia le misure per la «pace». Tre giorni fa il sociologo De Masi ha dichiarato che Draghi avrebbe chiesto a Grillo di rimuovere Conte dal M5S Diffidenza, incomprensione, sfiducia, scarsa simpatia reciproca. In questa estate torrida i rapporti tra Mario Draghi e Giuseppe Conte sono a un punto tale di freddezza che non può bastare una telefonata di pochi minuti per ultimare quel chiarimento che, per il presidente del Consiglio, è iniziato mercoledì sulla linea Madrid-Roma. Il premier e il suo predecessore si vedranno lunedì a Palazzo Chigi, quando Draghi sarà tornato dal buen retiro di Città della Pieve. «Sarà un incontro importante», prevede Conte, che ancora non esclude una rottura irreparabile: «Sulla permanenza al governo coinvolgeremo gli organi politici e valuteremo». Ma prima ci sarà l’incontro decisivo, in cui i protagonisti del «duello» cercheranno un accordo che salvi il governo. Vessillo a tinte fortiL’intesa dovrà essere nel merito dei provvedimenti, perché il presidente del Movimento, dimezzato o quasi dalla scissione, ha bisogno di qualche vessillo a tinte forti per convincere i suoi parlamentari che l’avventura dell’unità nazionale non può finire qui: con la guerra che uccide, la recessione che avanza, la siccità che brucia i raccolti e il caro energia che impoverisce gli italiani. Le parole non bastanoGiovedì in conferenza stampa Draghi ha usato ogni possibile formula per riabilitare Conte e i 5 Stelle. Ma all’avvocato le parole non bastano. Per placare i suoi parlamentari vogliosi di opposizione chiede una sorta di prova d’amore nell’azione di governo: provvedimenti così graditi da scacciare le umiliazioni che i contiani pensano di aver subìto. Il cashback? «Sparito». Il superbonus edilizio? «Smantellato». Ecco perché, quando ieri hanno chiesto al leader del M5S se abbia ancora fiducia in Draghi, lui ha preso tempo senza chiudere l’increscioso incidente: «Ne parliamo lunedì». Nonostante le rassicurazioni di Conte al presidente Mattarella, la suggestione di uscire non può dirsi fugata. Stando a una ricostruzione dell’Adnkronos, i 5 Stelle erano «pronti a non votare la risoluzione sull’Ucraina, ma la scissione di Di Maio fermò tutto». «Debole e tardiva»L’umore dell’ex premier è nero e se la telefonata di ieri non ha cambiato le cose è perché brucia ancora l’estremo oltraggio che il leader del M5S ritiene di aver subito. Il giurista pugliese mostra di non credere alla smentita del presidente del Consiglio. La ritiene «debole e tardiva» e non lo abbandona il sospetto che davvero Draghi abbia chiesto a Grillo di rimuoverlo perché «inadeguato». Anche così si spiegano le sferzate di Conte, che a Cortona, al convegno di AreaDem, ha rivelato i suoi sospetti sulle mosse del capo del governo e Di Maio: «Una scissione così non si coltiva in poche ore, c’era un’agenda personale che viene da fuori… È stato Draghi a suggerirlo? Ne parlerò con lui lunedì». I pontieri smussano spigoli da giorniInsomma, il premier dovrà lavorare ancora per ricucire i rapporti con il Movimento e il suo leader. Tra Palazzo Chigi, il Quirinale e Campo Marzio i pontieri smussano spigoli da giorni e il resto dovrà farlo il premier, offrendo a Conte valide ragioni per non mandarlo a casa. Raccontano che il presidente non abbia ancora ben compreso «cosa vogliono i 5 Stelle» da lui e non è che Draghi non veda il problema politico che mette a rischio il governo, ma lo ritiene «tutto interno al Movimento». Come se ne esce? Se è vero, come sperano a Palazzo Chigi, che Conte stia alzando i toni perché ormai rassegnato a restare al governo, se ne può uscire solo ritoccando l’agenda. Nessun passo indietro sul termovalorizzatoreSul termovalorizzatore caro al sindaco Gualtieri il capo dell’esecutivo non farà passi indietro, a costo di mettere la fiducia sul decreto Aiuti che contiene la contestata norma. Il decreto con il quarto invio di armi all’Ucraina si può rallentare di qualche giorno, ma non certo cestinare e su questo nello staff di Draghi sono irremovibili: «Se Conte pensa di contestare il decreto votato da loro stessi, impedendo al premier di avere piena agibilità mentre c’è la guerra, il governo cade». Cosa offrire allora al leader per siglare la pace? Un’idea su cui si ragiona è rilanciare una misura simbolo per i 5 Stelle qual è il reddito di cittadinanza. Draghi in linea di principio non è contrario e una formula che stia bene a tutti si può trovare. Intanto scoppia un nuovo scontro tra Di Maio e Conte. Il primo si appella all’unità della maggioranza e chiede ai Cinque stelle di smetterla di «picconare il governo». Il secondo si infuria: «Nessuno si deve permettere, usando le sue funzioni ministeriali, di darmi dell’anti atlantico, o dirmi che attento alla sicurezza nazionale, quello sì è un atteggiamento irresponsabile». 2 luglio 2022 (modifica il 2 luglio 2022 | 08:43) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-07-02 14:31:00, Lunedì l’incontro. Palazzo Chigi studia le misure per la «pace». Tre giorni fa il sociologo De Masi ha dichiarato che Draghi avrebbe chiesto a Grillo di rimuovere Conte dal M5S, Monica Guerzoni