di Marco GalluzzoIl premier sulle adesioni alla Ue: si è deciso un approccio esigente, ma meno burocratico rispetto al passato. Ora la prospettiva è più cooperativa, emerge un’Europa meno rigida BRUXELLES — Nel fare la sintesi del Consiglio europeo appena concluso Mario Draghi divide in due il bilancio. Il primo riguarda la dimensione esterna della Ue, che «è oggi molto più attrattiva, con un salto identitario notevole», riflessioni che discendono dal dibattito e dalle decisioni sui Paesi dei Balcani che sono ancora in lista d’attesa per l’ingresso nell’Unione: per tutti loro «si è deciso un approccio esigente ma meno burocratico che in passato, più cooperativo, ne emerge un’Europa meno arcigna». Poi c’è la dimensione interna, che invece è gravida di problemi, alle prese con l’inflazione e la crisi dei prezzi del gas, con gli allarmi sui mercati dell’energia che si rincorrono, mentre Putin sembra continuare il suo ricatto, fatto di tagli alle forniture, prezzi più alti, incasso invariato. Qui Draghi rintraccia comunque una nota positiva, almeno nella capacità di reazione dell’Italia, migliore di quella di altri Paesi: «Oggi la dipendenza dal gas russo per noi è scesa al 25%, un anno fa era al 40. Noi siamo stati molto rapidi, abbiamo assicurato una rete di fornitori all’Italia e siamo ottimisti che questo possa compensare il gas russo entro un anno, un anno e mezzo». Price capMa la maggior parte delle domande riguarda il price cap, la richiesta italiana di un tetto al prezzo del gas russo su cui lo stesso Draghi ha chiesto, senza ottenerlo, un Consiglio ad hoc a luglio. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, gli ha risposto che una proposta sul dossier non sarà pronta prima di settembre, da discutersi in Consiglio a ottobre. Se il capo del governo è piccato non lo dà a vedere. È convinto che «bisogna agire ora», che «ottobre potrebbe essere troppo tardi», che «se la situazione peggiora non potremo aspettare due mesi e mezzo e allora ci vorrebbe un Consiglio subito». Eppure dice «non sono deluso, tutt’altro, le cose non arrivano subito quando si chiedono, non mi aspettavo di fissare una data precisa per discutere un rapporto completo sulla situazione. Immaginavo che saremmo finiti in un solito rinvio con un linguaggio vago. È tutt’altro che delusione quello che provo ora». La posizione di BerlinoInsomma il bicchiere è anche mezzo pieno, per il nostro governo è comunque un passo avanti aver scritto nuovamente che un proposta della Commissione è richiesta «con urgenza» dai 27, che la stessa dovrà garantire «prezzi del gas abbordabili». La battaglia è stata italiana sin dalla prima ora, ed è vero, continua Draghi, che negli ultimi giorni anche «Berlino si è spostata sulla nostra posizione, passando da un’obiezione di principio a un’apertura», un movimento che avrebbe in parte fatto anche l’Olanda, aggiunge il capo del governo. Ma evidentemente bisognerà aspettare l’autunno per verificare se l’Europa è in grado di rispondere a Mosca su questo terreno, imponendo lei stessa un prezzo al gas russo. Le parti socialiFosse per Draghi questa risposta dovrebbe arrivare subito, anche per quello che sta succedendo con l’inflazione, «i prezzi stanno aumentando da oltre quattro mesi e l’energia sta trascinando il resto, nei primi momenti del rialzo dipendeva sostanzialmente dall’energia ora dipende anche da altre cose. È quanto è successo anche in passato, sin dagli anni ‘70. Questi aumenti si spargono e diventano aumenti di altre merci. E noi siamo comunque impegnati a proteggere e sostenere il potere d’acquisto degli italiani», è la rassicurazione, la promessa che arriveranno altri sostegni per attenuare il caro vita. Un dato che si abbina ad un annuncio: «È mia intenzione convocare un incontro con le parti sociali al più presto, 10, 15 giorni al massimo». Il traino del turismoMentre la nostra economia, assicura il capo del governo, «sta andando benino grazie al turismo, che sta crescendo molto più delle aspettative ma in generale nell’area dell’euro, soprattutto a causa dei prezzi dell’energia, le previsioni per sono di un rallentamento», ha spiegato Draghi. E proteggere il potere d’acquisto delle famiglie «in questo caso è necessario per i consumi, ma è importante ed è essenziale per tanti aspetti: uno dei quali è anche la pace sociale, la pace nelle relazioni industriali». La paura della RussiaIl tema del price cap ritorna, fa capolino più volte durante la conferenza stampa, affiora anche nelle domande dei giornalisti stranieri. E non c’è solo un profilo tecnico (la proposta della Commissione, che sarà pronta a settembre) che ha inciso sul rinvio della questione. Lo stesso Draghi delinea un piano squisitamente politico: «C’è molta consapevolezza rispetto alla serietà della situazione, si è parlato molto di coordinamento e della solidarietà, che certo ci deve essere e ci deve essere anche una risposta a controllare il prezzo del gas. L’obiezione che si fa al price cap è la paura che in risposta la Russia tagli le forniture, ma ormai in Germania stiamo al 50% del flussi. Putin incassa le stesse cifre e l’Ue ha difficoltà immense». E se sul fronte interno la scissione dei Cinque Stelle per il premier non ha effetti sul governo (risponde con «no» secco a una domanda sul rimpasto e aggiunge, in generale, di sentirsi «con lo stesso mandato» di prima), sui meccanismi di protezione europei, come un Recovery di guerra, contro la crisi, la pensa così: «Più che di aiuti bisogna avere da parte dell’Ue la capacità di accedere al mercato autonomamente. In altre parole, invece di essere i singoli Stati che vanno sul mercato, importante è che lo faccia la Commissione e poi presti questi fondi agli Stati. Non servono sovvenzioni, non è necessario avere dei grants, ma una capacità fiscale comune». Il ruolo della UeQuindi torna su uno degli argomenti che ha dominato il summit, ma senza conflitti fra i Paesi membri, l’avvicinamento a Bruxelles di Albania e Macedonia del Nord: «L’Ue sta crescendo dal punto di vista esterno, sta diventando sempre più importante, sta diventando quell’istituzione a cui ormai tutti i paesi d’Europa guardano come capace di dar loro stabilità, prosperità e sicurezza. Questo è un passo straordinario nella storia dell’Ue, è una dimensione che ha acquistato via via sempre più importanza proprio a causa della guerra in Ucraina. Paesi che prima non avevano pensato di chiedere di entrare nell’Ue, oggi vogliono e vogliono rapidamente avere lo status di candidati», conclude il premier. 25 giugno 2022 (modifica il 25 giugno 2022 | 08:23) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-06-25 06:44:00, Il premier sulle adesioni alla Ue: si è deciso un approccio esigente, ma meno burocratico rispetto al passato. Ora la prospettiva è più cooperativa, emerge un’Europa meno rigida, Marco Galluzzo