Draghi: “Non siamo in un’economia di guerra ma bisogna prepararsi” – AGI – Agenzia Italia

Draghi: “Non siamo in un’economia di guerra ma bisogna prepararsi” – AGI – Agenzia Italia

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AGI –  L’Europa e l’Italia non sono in una fase di “economia di guerra”, ma il “futuro preoccupa” e “bisogna prepararsi”, soprattutto se il conflitto in Ucraina dovesse continuare a lungo.

Gli approvvigionamenti energetici sono un problema sempre più evidente, la scarsità di materie prime è ormai un dato con il quale bisogna fare i conti, l’agroalimentare rischia un tracollo legato all’aumento dei prezzi.

L’unica risposta possibile, secondo Draghi, è quella di prepararsi ad affrontare uno scenario di emergenza e lavorare insieme per superare indenni la tempesta.

Il summit “è stato un successo, mai vista la Ue così compatta”, dice il premier incontrando i giornalisti nel Salon d’Hercule della residenza che fu dei re di Francia, alle sue spalle un pannello della presidenza francese con le immagini dei bombardamenti e delle vittime degli attacchi russi in Ucraina.

Dal vertice in realtà emergono non poche distanze tra i leader sul processo di adesione di Kiev alla Ue o sugli strumenti economici per affrontare la crisi.

E lo stesso premier ammette la diversità di vedute sull’avvicinamento dell’Ucraina alla Ue.

I Ventisette ribadiscono il loro sostegno all’Ucraina, ma senza procedura accelerata per l’adesione di Kiev alla Ue, in attesa del parere della Commissione.

“Nessuno – dice Draghi – si aspettava un liguaggio aperto per una immediata adesione. L’Italia è molto a favore ma dobbiamo rispettare i Trattati”, aggiunge. Ma malgrado le distanze, assicura Draghi, sui punti chiave, si sta lavorando con “spirito di solidarietà”.

A partire dall’energia, su cui il summit fissa una risposta basata su quattro pilastri: diversificare le fonti di approvvigionamento, “sia trovando altri fornitori di gas rispetto alla Russia, sia puntando maggiormente sulle rinnovabili), fissare il tetto al prezzo del gas ( proposta che l’Italia sostiene e che la Commissione metterà nero su bianco al prossimo Consiglio di marzo), infine staccare il mercato dell’energia elettrica prodotta dalle rinnovabili da quella del gas, e tassare gli extra-profitti delle societa’ elettriche, con un gettito che Bruxelles stima in 200 miliardi di euro all’anno.

Ma il problema non è solo la dipendenza energetica, aggiunge Draghi, la guerra in Ucraina ha messo a nudo anche le difficoltà di gran parte dell’Europa nel settore agroalimentare, a cominciare dalla scarsità di grano.

“Se questo dovesse perdurare o aggravarsi occorrerà importare da altri paesi, Stati Uniti, Canada, Argentina”, aggiunge il premier. Per agire però, ripete Draghi, le regole devono cambiare: l’emergenza economica legata alla guerra, dopo due anni di pandemia che avevano già cambiato il paradigma europeo, possono essere superate solo se “tutto l’apparato regolatorio” sarà superato.

A cominciare dal Patto di stabilità, dalle norme sugli aiuti di Stato, agli standard dei prodotti agricoli eventualmente da importare.

“In sostanza c’è la convinzione ormai consolidata della Commissione che occorra rivisitare temporaneamente le regole che ci hanno accompagnato in questi anni”, dice Draghi. Altro tema sul tavolo su cui la Ue sembra avvicinarsi è quello della difesa: il capo della diplomazia europea Josep Borrell ricorda che l’Unione Europea spende per la Difesa tre volte quello che spende la Russia.

Ma ciascuno fa per sè, dice il premier, “quello che noi dobbiamo ora raggiungere è un coordinamento di gran lunga migliore di quello che c’è oggi.

“La partecipazione alle gare, la produzione, i progetti comuni, il rilascio delle licenze, il coordinamento delle truppe sul campo: sono tutti ambiti su cui si è deciso di proseguire insieme”.

I prossimi passaggi saranno inevitabilmente dettati dalla guerra sul campo: “Serve una soluzione di pace che salvi la dignita’ dell’Ucraina, ma Putin oggi non vuole la pace”, ribadisce Draghi, che respinge l’ipotesi che l’Italia sia stata tenuta fuori dai colloqui tra i leader: “Tutti i riscontri avuti in questi giorni vanno verso una richiesta di coinvolgimento e di un desiderio di presenza italiana. Il problema generale non è cercare un ruolo ma cercare la pace”, aggiunge.

Ma sono anche le conseguenze economiche che ricadranno sui cittadini europei a preoccupare. “È un momento di grande incertezza, non si può dire che l’economia vada male perché l’Europa continua a crescere – continua il premier – ma nello stesso tempo questa incertezza suggerisce preoccupazioni per il futuro e quindi detta quella che è l’agenda di politica economica per i prossimi mesi”.

I bilanci nazionali dei singoli stati da soli non possono fare nulla, il rischio è che non ci siano fondi a sufficienza per far fronte alle ricadute delle sanzioni alla Russia, alla riduzione dell’export, alla mancanza di materie prime e dell’energia, dice ancora Draghi: “bisogna trovare un compromesso europeo su come generare queste risorse” e la risposta non può che essere “una convincente risposta delle politiche di bilancio. Che non può venire dai singoli Paesi: noi abbiamo speso 16 miliardi già per mitigare l’effetto dei rincari, ora bisogna che ci sia una risposta Europea”. 

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Pietro Guerra

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