Ucraina, il ruolo dei droni iraniani nella campagna di terrore di Putin

Ucraina, il ruolo dei droni iraniani nella campagna di terrore di Putin

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di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

I Mujaheddin Khalq (Mek), movimento di oppositori al regime dei mullah, hanno redatto un rapporto con alcuni dettagli importanti: almeno 8 le industrie coinvolte, alcune operano sotto l’etichetta «civile»

Rivelazioni

In queste ultime settimane una parte della «missione» è stata condotta da droni con testata esplosiva, trasformati in «kamikaze». Un buon numero sono d’origine iraniana, una collaborazione ben documentata, con smentite da parte di Teheran seguite da mezze ammissioni.

Su questo patto d’azione i Mujaheddin Khalq (Mek), movimento di oppositori al regime dei mullah, hanno redatto un rapporto con alcuni dettagli importanti. Sono almeno 8 le industrie coinvolte e — secondo gli esuli — la principale è la Quds. Alcune operano sotto l’etichetta «civile» ma è evidente il passaggio di materiale con il settore militare, in particolare la divisione aerospaziale dei pasdaran, struttura suddivisa in cinque comandi. I mezzi sono spediti a bordo di aerei cargo russi e di velivoli da trasporto di una compagnia locale, la Saha, una filiera che ruota attorno ad una sezione speciale creata nella zona nord occidentale dell’aeroporto di Mehrabad. L’installazione è sotto il controllo dei guardiani della rivoluzione, che la usano per le loro operazioni. Sempre qui — segnalano i Mujaheddin — venne portata la salma del generale Qasem Soleimani ucciso da uno raid di un drone statunitense a Bagdad, nel gennaio 2020. Uno snodo evidente e simbolico.

Secondo i Mek, la Repubblica islamica ha investito molto in un centro creato a Semnan, nel nord del Paese, dedicato allo sviluppo di sistemi più silenziosi e parte di un progetto di lungo termine. I velivoli servono alle forze militari nazionali, possono diventare una fonte economica, rappresentano un gancio per rinsaldare i rapporti con gli «amici». Paesi come la Russia — ne avrebbe acquistato diverse centinaia di esemplari — ma anche le milizie alleate mediorientali attive in Yemen, Siria, Iraq, Libano. Sempre secondo gli oppositori, Teheran ha spedito in Russia gli Shahed 136 e ai Mojaher 6 (per la ricognizione) — la cui partecipazione al conflitto è accertata — ma avrebbe anche aggiunto i «131» e «129». Nel report sono infine rinnovate le accuse alla teocrazia sul traffico di componenti: parti acquisite in Cina ma anche in Occidente (molti i riferimenti sui media internazionali ai motori austriaci Rotax).

Gli attacchi

Per quanto lenti e rumorosi, hanno avuto un ruolo nella campagna di terrore decisa dal Cremlino: ciò che non può ottenere sul campo di battaglia, cerca di conseguirlo con altri metodi. Così si affida ai cruise lanciati da aerei e ai droni. Quattro punti.

1) Distruggono in modo sistematico piccoli e grandi impianti, azioni pianificate con l’assistenza di esperti del settore per infliggere danni immensi.

2) Rappresentano anche un modo per rispondere ai colpi subiti sul piano militare: l’ultimo è l’attacco alla base navale di Sebastopoli.

3) È una strategia di lungo termine, gli invasori sono convinti di «spezzare» la tenacia del nemico. Certamente stravolgono le vite.

4) Non è estraneo a questo disegno il ricatto, come il blocco dell’intesa per l’export di grano.

31 ottobre 2022 (modifica il 31 ottobre 2022 | 17:26)

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, 2022-10-31 22:06:00, I Mujaheddin Khalq (Mek), movimento di oppositori al regime dei mullah, hanno redatto un rapporto con alcuni dettagli importanti: almeno 8 le industrie coinvolte, alcune operano sotto l’etichetta «civile», Andrea Marinelli e Guido Olimpio

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