di Matteo Cruccu
L’artista nato in Inghilterra, ma di fatto romanissimo, è morto dopo una lunga malattia
C’è stato un momento ben preciso, quando è partita l’esplosione della rete, prima però dell’avvento dei social, in cui su Youtube partivano dei videotormentoni che diventano velocemente viralissimi (termine anch’esso oramai superato) di personaggi anche involontariamente assurti a mitologici.
Se uno di questi era sicuramente Germano Mosconi , onesto giornalista di provincia a Verona, a cui dei dispettosi avevano montato degli improperi mandati fuorionda, un altro è stato sicuramente Richard Benson, urlatore metallaro che si divertiva a litigare con gli ascoltatori con memorabili lavate di capo, condite anch’esse da un linguaggio piuttosto colorito.
Che, a differenza di Mosconi, ha fatto di tutto per diventarlo, un personaggio, dopo una vita piuttosto articolata, riuscendovi proprio nella stagione di cui sopra.
E se ne è andato ieri, dopo una lunga malattia a 67 anni, nella sua casa nella Capitale: personaggio innanzitutto perché si era sempre divertito a giocare con le sue origini (c’era chi sosteneva che Richard Benson fosse un’invenzione letteraria, ma lui, per quanto romanissimo, aveva mostrato il suo passaporto britannico che recava il suo luogo di nascita, Woking, sobborgo di Londra).
E personaggio perché fu tra i primi negli anni’70 e 80 a praticare il metal nell’Italia allora dominata dai cantautori, con qualche concessione al rock tradizionale. Non era riuscito a imbroccare la via dello stardom sui palcoscenici, ma si era fatto una solida fama nelle nascenti tv private romane, con trasmissioni dove era la musica teoricamente a farla da padrone, ma in pratica spiccavano il suo fare debordante e il look volutamente estroso.
Lo prese sul serio Arbore, prima in «Per Voi Giovani» sulla radio e poi a «Quelli della notte» e lo prese sul serio Carlo Verdone che lo volle nei panni di sè stesso in una fantomatica trasmissione tv che ricalcava perfettamente le sue , «Juke Box all’Idrogeno» in «Maledetto il giorno che ti ho incontrato». Altre incursioni da Chiambretti e Gene Gnocchi ne aumentarono la fama, ma furono soprattutto le sue serate nell’underground romano (che finivano puntualmente con lanci di ortaggi e di polli sul palco) e gli estratti delle sue liti sui programmi nelle emittenti locali, finiti puntualmente, appunto, su Youtube, a far valicare la sua notorietà oltre il Grande Raccordo Anulare.
Una fama però che Richard non fu del tutto in grado di capitalizzare: mentre i videotormentoni lasciavano il passo ad altre mode più effimere, nel 2016 fu costretto a fare un appello perché in difficili condizioni economiche e già affetto da problemi di salute. Da allora non ne sentimmo praticamente più parlare, anche se l’eco di quelle memorabili litigate non si sarebbe mai smorzato.
10 maggio 2022 (modifica il 10 maggio 2022 | 19:01)
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, 2022-05-11 04:24:00, L’artista nato in Inghilterra, ma di fatto romanissimo, è morto dopo una lunga malattia, Matteo Cruccu