di Silvia Turin
Il punto sulle reinfezioni in Italia con la variante Omicron: ci sono soggetti più suscettibili di altri? Quali sono i fattori che innalzano le probabilità? Le variabili sono tante, ma è sicuramente un evento molto raro
Prendere due (o più volte) il Covid è raro ma possibile: è più facile se non si è vaccinati, se si è stati vaccinati da tanto e se ci si è ammalati da mesi (magari con una variante diversa da Omicron, quella attualmente prevalente), ma non è automatico neppure questo.
In Italia il 3% del totale
A livello statistico le reinfezioni ufficiali sono monitorate dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS): dato che i sequenziamenti non sono effettuati su ogni tampone prelevato, si considerano automaticamente «reinfezioni» i casi di persone tornate positive a 90 giorni dalla prima diagnosi. L’ultimo «Bollettino di sorveglianza integrata» dell’ISS segnala dal 24 agosto 2021 al 16 marzo 2022 (data di pubblicazione del medesimo) 264.634 casi di reinfezione, pari al 3% del totale notificato. Nell’ultima settimana, la percentuale di reinfezioni sul totale dei casi segnalati è pari a 3,2%, stabile rispetto alla settimana precedente. Nel grafico allegato al bollettino (si veda immagine sopra, ndr) si nota come le reinfezioni totali con le varianti non Omicron fossero poche, intorno all’1% dei casi. Da dicembre (mese considerato di riferimento per l’inizio della diffusione di Omicron in Italia), la percentuale è gradualmente salita al 3.
Le molte variabili da considerare
Questo è anche dovuto alla particolare contagiosità di Omicron che è una delle variabili da cui dipende il rischio di reinfezioni, le altre riguardano:
– quale vaccino si sia fatto,
– quale booster,
– con quale variante ci si sia infettati la prima volta (particolare che nella quasi totalità dei casi non è dato di sapere se non per deduzione statistica),
– come reagisce l’organismo,
– quali altre malattie si abbiano.
Come si vede, sono tutte variabili che determinano singole percentuali di probabilità di reinfezione totalmente diverse da persona a persona.
La contagiosità
La prima variabile è un parametro intrinseco a ciascuna variante del SARS-CoV-2 ed è la capacità di trasmissione. Omicron, già di per sé molto più contagiosa di Delta, ha aumentato sicuramente la propria capacità di reinfezione: «Ciascuna variante ha potenzialmente dentro di sé una capacità di infettare differente che può essere maggiore o minore — spiega Mario Clerici, immunologo dell’Università Statale di Milano —. Il punto è che ciascuna variante cerca di eludere gli anticorpi e molti si stanno contagiando con Omicron pur essendo vaccinati, perché tutti i vaccini in uso si basano sul virus di Wuhan che circolava due anni fa in Cina».
La cross-reattività tra varianti
Gli anticorpi di una variante possono non riconoscere ceppi diversi: ogni lignaggio, infatti, ha caratteristiche differenti, ad esempio nella conformazione della proteina Spike, che è proprio quella che i vaccini e il sistema immunitario devono «riconoscere» per attivare le difese e poiché le infezioni pre-Omicron danno una scarsa immunizzazione contro Omicron, deve essere vero il contrario. Chi avesse fatto il Covid con Delta, oppure nella prima ondata, se non vaccinato si trova «sguarnito», ma anche chi è vaccinato (con anticorpi basati sul virus ancestrale) a lungo andare ha una protezione calante, che — va ricordato — non compromette la protezione che i vaccini offrono contro il rischio di ospedalizzazione e morte, che rimane alta, specie con terza dose.
Il virus muta
Altro fattore in gioco da qualche settimana è l’arrivo di Omicron 2 (o BA.2): attualmente in Italia è data al 44% di prevalenza rispetto a Omicron 1 (BA.1), ma è in rapida crescita (come nel resto del mondo). BA.2 è a sua volta il 30% più contagiosa di BA.1 che la porta a essere uno dei virus a maggior trasmissibilità aerea mai avuti sul pianeta. L’infezione da BA.1 o BA.2 fornisce un’immunizzazione abbastanza buona contro una delle due, ma non contro le varianti pre-Omicron. Perché «abbastanza buona»? Perché sono stati documentati casi di reinfezione recente anche tra BA.2 e BA.1. L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) comunque ha affermato che l’infezione con Omicron fornisce una forte protezione contro l’infezione da BA.2.
Ammalarsi con Omicron protegge meno?
Un altro fattore (ancora poco studiato) che può influire sulle reinfezioni è quanti anticorpi le varianti riescono a far produrre alla persona che poi guarisce: uno studio appena pubblicato (il 17 marzo) sulla rivista scientifica CELL
mostra che le reinfezioni di Omicron inducono una risposta anticorpale minore di un decimo rispetto a quanto faceva Delta e minore di un terzo di quanto faccia un booster di un vaccino. I ricercatori spiegano che questo significherebbe «una protezione ridotta contro la reinfezione o l’infezione da varianti future», in pratica, chi si infetta con Omicron è in genere meno protetto da futuri contagi. «Predire da questi dati che Omicron conferisca una protezione minore nei confronti di eventuali varianti e infezioni è difficile — osserva comunque Clerici —. È impossibile dire come saranno le prossime varianti e sono numeri che derivano da studi in vitro poco applicabili alla realtà».
Esistono persone particolarmente suscettibili ai virus?
Infine, è noto che molte ricerche hanno indagato sulle caratteristiche genetiche che influenzano in modo positivo la suscettibilità al SARS-CoV-2. Uno studio internazionale coordinato dall’Istituto Humanitas e dall’Ospedale San Raffaele di Milano (ne abbiamo parlato QUI
) ha identificato, ad esempio, un meccanismo di resistenza alla malattia che contribuisce a spiegare perché alcune persone siano meno suscettibili agli effetti dell’infezione. Come ci sono soggetti particolarmente protetti, può essere vero il contrario? Esistono individui maggiormente attaccabili dai virus? «Certo, perché la potenza della risposta immune è su base genetica e ovviamente ciascuno di noi ha un background genetico che è differente — dice Clerici —. Questa suscettibilità, anche se non si può generalizzare del tutto, di solito vale per tutti i virus». Ci sono anche persone in cui i vaccini non producono anticorpi, o molto pochi, i cosiddetti «fragili» per cui si sta pensando alla quarta dose. Per il calcolo delle probabilità di reinfezione contano anche le malattie di cui si soffre? «Ovviamente un paziente immunosoppresso non risponderà molto bene e sarà più suscettibile, ma cento pazienti risponderanno in cento modi diversi al vaccino e ai virus», conclude Clerici.
20 marzo 2022 (modifica il 20 marzo 2022 | 19:04)
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, 2022-03-20 18:47:00, Il punto sulle reinfezioni in Italia con la variante Omicron: ci sono soggetti più suscettibili di altri? Quali sono i fattori che innalzano le probabilità? Le variabili sono tante, ma è sicuramente un evento molto raro, Silvia Turin
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