Cronaca
In uno dei quartieri più verdi di Napoli, dove il territorio è ricco di un bellissimo bosco ma anche di troppe case e villette abusive, c’è una scuola destinata a quattrocento bambini che il Comune ha costruito e che ora il Comune stesso dovrà distruggere. Perché l’ha realizzata all’interno del grande parco e non poteva farlo. In pratica ha tirato su un fabbricato abusivo. E adesso è arrivata la decisione definitiva della soprintendenza: abbattimento. Con relativo atto di rinvio – affinché dia il via all’azione delle ruspe – all’ente competente: il Comune.
È l’epilogo surreale di una vicenda iniziata vent’ anni fa, passata per le mani di due sindaci che si sono guardati bene dal cercare una soluzione, e arrivata come una sgradita eredità sul tavolo di Gaetano Manfredi, che guida Palazzo San Giacomo dal 18 ottobre scorso e che in questa storia si trova davanti due sole opzioni: o riesce a tirare fuori rapidamente una soluzione fuori tempo massimo, oppure gli toccherà annoverare tra i suoi primi atti contro l’abusivismo edilizio – se non il primo in assoluto – un autoabbattimento (proprio in un periodo in cui gli studenti rivendicano strutture nuove e più confortevoli).
La scuola in questione non è mai entrata in funzione, ma se rimanesse in piedi potrebbe farlo in poco tempo, giusto quello che serve per montare gli infissi e sistemare le ultime rifiniture. Si trova sulla collina dei Camaldoli, ai margini di quella che a Napoli viene chiamata la selva, un bosco che ha resistito all’urbanizzazione selvaggia della zona e che negli anni scorsi è diventato un parco cittadino, e rientra quindi nelle aree protette.
Il progetto venne approvato nel 2002, quando il sindaco era Rosa Russo Iervolino. Sei milioni di euro la spesa prevista per un plesso che avrebbe dovuto accogliere scuola d’infanzia, elementare e media. Ma per dare il via ai lavori, tra adempimenti burocratici e varie ridefinizioni del progetto, sono passati sei anni, durante i quali l’investimento è sceso a un milione e mezzo; con l’eliminazione di scuola elementare e media.
Nel 2010, però, quando ormai l’opera era quasi pronta, ecco il blocco. Il responsabile del cantiere si accorge che mancano i permessi della Soprintendenza e rileva quindi «la necessità di conseguire il parere di competenza del ministero per i Beni e le Attività Culturali e l’adozione di opportuna variante allo strumento urbanistico vigente nel Comune di Napoli». Da quel momento tutto resta fermo.
Il quotidiano «Il Mattino», che per primo ha raccontato questa storia, ha raccolto l’amaro sfogo di chi nella municipalità di Chiaiano, che comprende l’area dei Camaldoli, si è battuto inutilmente per anni in favore dell’apertura della scuola, e le parole di speranza del vicensindaco Mia Filippone che intende fissare al più presto un incontro con il soprintendente Luigi La Rocca. Ma firmando quell’atto La Rocca ha già chiuso la questione: per lui l’abuso è insanabile e va eliminato
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