Economia: L’industriale con il patrono nel dipinto della Cattedrale: «Raffigurato a mia insaputa»

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canosa di puglia

di Michelangelo Borrillo12 feb 2022

Quarantotto ore da signore rinascimentale. Alla stregua di Federico, conte di Montefeltro, il mecenate che si faceva raffigurare nei dipinti sempre nella stessa posizione. O, se non si vuole andare così indietro nel tempo, da novello Alfred Hitchcock, il grande regista del giallo che non faceva mai mancare la presenza cameo nei suoi film. «Ma ne avrei volentieri fatto a meno. Quella mia raffigurazione sul dipinto mi ha creato soltanto disagio, nonostante non ne sapessi nulla e abbia provato in tutti i modi, con don Felice, a sistemare le cose». Con la toppa che, come spesso accade, fa più clamore del buco. Sergio Fontana — presidente di Confindustria Puglia e imprenditore del settore farmaceutico di Canosa — ricostruisce le 48 ore passate dall’installazione alla rimozione della tela in cattedrale, «ma forse anche meno, dalla sera del 9 febbraio a quella dell’11», che volentieri avrebbe evitato.

Tutto nasce dall’idea della Fondazione Archeologica Canosina, di cui Fontana è presidente e socio fondatore, di voler ringraziare la Chiesa per la donazione, risalente a circa 30 anni fa, dei sotterranei del palazzo vescovile. «Con quella donazione — spiega Fontana — nel 1993 la Chiesa ci permise di concretizzare un sogno, quello di valorizzare i beni archeologici canosini, alcuni dei quali fanno bella mostra all’Ermitage di San Pietroburgo. Così abbiamo pensato di donare un dipinto alla Cattedrale intitolata al nostro protettore, San Sabino, il più antico santo di Puglia, del VI secolo dopo Cristo, e il vero patrono di Bari: pochi sanno che il più famoso San Nicola è in realtà compatrono». In una storia così legata ai valori territoriali, l’artista scelto per l’opera da donare alla Chiesa — Savinus vir dei — non poteva che essere di Canosa di Puglia. Almeno di origini. Giuseppe Antonio Lomuscio autore di opere — spiega Fontana — esposte in Vaticano, come la statua di San Michele Arcangelo benedetta da due Papi». Una doppia benedizione che, evidentemente — viste le polemiche e le dimissioni dalla Fondazione Archeologica canosina di tre rappresentanti del Comune — è mancata all’affresco raffigurante l’incontro tra San Sabino e San Benedetto in cui sono comparsi anche Fontana e il parroco della Cattedrale don Felice Bacco. Un’opera pagata 20 mila euro. «Ma che ne vale quasi 100 mila. Quando — aggiunge l’imprenditore — l’artista ci ha comunicato di aver inserito anche persone viventi nell’affresco, nello specifico me e il parroco, gli abbiamo subito detto di toglierci: non sapevamo nulla. Ci ha rassicurato dicendoci che avrebbe provveduto con un escamotage».

La famosa toppa che si è rivelata peggio del buco: Fontana è stato mimetizzato con una mascherina, il parroco semi nascosto da una croce. «Purtroppo quando ci ha fatto vedere la soluzione, era troppo tardi: l’evento organizzato per la donazione alla Chiesa era fissato per il 9 febbraio e non facevamo in tempo a rinviarlo. Così abbiamo pensato di rimandare la cancellazione definitiva dei volti a dopo l’evento. Ma in 48 ore è successo di tutto». Ma perché l’artista ha deciso di raffigurare anche due contemporanei? «Perché ho voluto rappresentare — ha spiegato Lomuscio — il mondo laico e religioso, del passato e del presente. E ho scelto di ritrarre due autorevoli rappresentanti della comunità canosina di oggi, nonostante gli stessi mi avessero espressamente richiesto di non essere ritratti». Per questo Fontana avrebbe fatto a meno di tutto questo clamore. Ma una cosa vuole salvarla: «Il mio ritratto era venuto benissimo, una fotografia: se nel dipinto ci fossi stato io lo avrei volentieri appeso in casa mia. Ma non con i santi in Cattedrale».

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