Il ministero dell’Istruzione e del Merito, al fine di rafforzare l’impegno verso un’azione educativa mirata alla cultura del rispetto, al contrasto della violenza maschile sulle donne e all’educazione alle “relazioni” intende promuovere, la realizzazione di progetti, percorsi educativi, attività pluridisciplinari e metodologie laboratoriali destinate, prioritariamente, agli studenti delle istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado.
Le istituzioni scolastiche, nell’ambito della loro autonomia e con il pieno coinvolgimento degli organi collegiali potranno attivare iniziative progettuali, anche con la costituzione di focus group a livello di ciascuna classe aderente, previa acquisizione del consenso dei genitori e degli studenti coinvolti.
L’istituzione scolastica provvederà ad individuare un docente referente d’istituto e, per ogni gruppo-classe, un docente che possa svolgere, previa adeguata formazione, il ruolo di animatore/moderatore.
Il Ministero, avvalendosi dell’INDIRE, oltre a garantire l’erogazione di specifici percorsi di formazione a favore dei docenti coinvolti, curerà l’accompagnamento ed il supporto delle istituzioni scolastiche nella realizzazione delle attività progettuali anche mediante la collaborazione dell’Ordine degli psicologi e di altri organismi scientifici e professionali qualificati. Inoltre, altra peculiarità del progetto, è il coinvolgimento delle famiglie: al Fonags (Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola) sarà infatti attribuito il compito di raccordare le modalità di attuazione dei percorsi progettuali concernenti l’educazione alle relazioni con le esigenze e le osservazioni migliorative delle rappresentanze dei genitori.
Il finanziamento previsto, di 15 milioni di euro dai fondi Pon, mira a supportare le attività proposte, incentrate su metodologie laboratoriali e attività pluridisciplinari.
Del progetto, del ruolo delle scuole e dei docenti e di tanti altri aspetti si è parlato nel corso della diretta di oggi alle ore 16,00 dal titolo “Educare alle relazioni: adesso tocca alle scuole; come progettare e cosa devono fare i docenti”. Ospiti il segretario nazionale Cisl Scuola Salvatore Inglima e il vicedirettore della Tecnica della Scuola Reginaldo Palermo.
Valditara: gestito da docenti della classe retribuiti con compenso extra, non è improvvisato
Dalla presentazione del Piano “Educare alle relazioni” rivolto alle scuole da parte del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara sono scaturite diverse critiche, alle quali il capo del dicastero di Viale Trastevere ha voluto rispondere con una lettera indirizzata a Il Corriere della Sera.
Ecco le sue parole: “Innanzitutto il progetto non è stato ‘inventato’ dal sottoscritto. È stato certamente ideato e voluto da me ma è stato inviato alle scuole dopo un confronto ampio, durato mesi, con associazioni di genitori, studenti, docenti, sindacati, con l’Ordine degli Psicologi e con il contributo di giuristi e pedagogisti”, ha esordito.
“Non è stato improvvisato come risposta al caso drammatico di Giulia Cecchettin. In merito al fatto che questo progetto sia sperimentale, ricordo che senza una legge che lo preveda è impossibile rendere i corsi obbligatori. Infatti anche l’introduzione delle ore obbligatorie di educazione civica, così come quelle di educazione motoria alle elementari, è passata necessariamente per una legge”.
“Inoltre un docente non può essere costretto a svolgere ore aggiuntive se non è previsto dal contratto nazionale. Nella mia iniziativa si pone piuttosto un forte incentivo prevedendo che i docenti siano retribuiti con un compenso extra per l’attività aggiuntiva svolta. Spiace anche che non si consideri quanto da me dichiarato in merito al fatto che l’educazione alle relazioni partirà fin dalle elementari nelle forme della educazione civica, per la quale sono già previste 30 ore annuali, come pure sarà presente all’interno degli insegnamenti disciplinari”.
“Inoltre, alle superiori non si tratta di tenere delle lezioni. Il lavoro sarà svolto attraverso gruppi di discussione in cui si invitano gli studenti a prendere consapevolezza dei propri atteggiamenti e delle proprie rappresentazioni relativamente ad un determinato argomento, nonché della possibilità di modificarli grazie all’interazione con gli altri. La sperimentazione è poi la misura a mio avviso più saggia per capire come migliorare il percorso, e per poterlo quindi eventualmente modificare. Beppe Severgnini mi accusa invece di non avere ‘abbastanza cuore’ per aver reso più burocratico il progetto dal momento che i docenti incaricati di guidare le discussioni ‘conosceranno poco i ragazzi’. È esattamente il contrario. Come sta scritto nella direttiva chi condurrà la discussione sarà proprio uno dei docenti della classe scelto dalla scuola”, ha concluso Valditara.
Il corso
Su questi argomenti il corso Educare alle competenze sociali a scuola, a cura di Riccarda Viglino, in programma dall’11 gennaio.
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