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Inviata da Fernando Mazzeo – Le riflessioni che attendono ai problemi educativi, mostrano con sufficiente chiarezza che c’è un rapporto di reciprocità tra la formazione coniugale e l’educazione dei figli Negli ultimi anni, quanti si sono occupati di scuola, hanno più volte sollecitato un impegno sistematico ed organico dei genitori, per una riscoperta dei doveri-diritti relativi al loro stato di madri e padri.
Scuola e famiglia, costituiscono il cuore di ogni azione che serva alla completa formazione, e la scuola non può educare senza una collaborazione, una presenza attiva e consapevole dei genitori.
Nei documenti ufficiali, l’educazione familiare non sempre è avvertita come compito, come obiettivo e processo di un percorso di alfabetizzazione funzionale di una professione, quella genitoriale, di interesse personale e sociale.
L’impegno per l’educazione che ha caratterizzato il cammino della nostra società, con un ampio sforzo di rinnovamento e, talora, con risultati non sempre rispondenti alle attese, evidenzia l’obiettiva trascuranza della pedagogia dei genitori come unità base della società, come attività che accompagna le dinamiche e le tematiche familiari.
Per intraprendere una trasformazione interiore, morale e civile insieme e far sì che genitori e figli riconoscano il pregio di un ruolo decisivo per il rinnovo delle coscienze e delle istituzioni, occorre rivendicare all’educativo la funzione che gli spetta, rivalutare e corroborare il ruolo della famiglia, per renderla più incisiva intorno al suo presente e al suo avvenire
Il tema assume, dunque, una notevole rilevanza ed esprime la necessità di offrire un supporto pedagogico, perché i genitori possano affrontare in modo efficace i compiti evolutivi della persona.
Ragion per cui, è necessario rafforzare i principi dell’educazione e fornire ai genitori le competenze necessarie, per guidare i figli secondo l’età e la vocazione di ciascuno, infondere pienezza e maturità alla persona e costruire una concezione comprensiva del ciclo vitale della persona.
Solo una genitorialità liberata dalle incognite del quotidiano, dai timori e dai conflitti con se stessa, può favorire la formazione di un nuovo periodo esistenziale, in cui la gioiosa avventura educativa possa far risplendere un impegno operoso, continuo, disinteressato e una ferma speranza nella prospettiva di comunità educante.
È indispensabile che la corresponsabilità educativa diventi sempre più il cuore di ogni azione. Scuola e famiglia ascoltate, accolte, vissute e difese nella loro specificità, sviluppano a dovere le loro enormi potenzialità, alimentano e rafforzano interiormente i ragazzi e li rendono capaci di un’autentica testimonianza nella vita comunitaria, attraverso la partecipazione ai processi decisionali.
La scuola deve essere una porta aperta per tutti, una “Cultura animi” (Cicerone), una coltivazione dello Spirito, un modo di vita, che annega i vecchi motivi polemici in un costume nuovo e, con larghezza di vedute, armonizza, accompagna e riconosce spazi di pensiero, di progettazione e di azione. Non si attarda su interventi di conservazione o su generiche indicazioni, ma feconda tutti gli sforzi, accompagna, orienta e guida tutti i ragazzi attraverso l’entusiasmante avventura di una crescita costante nel desiderio di incontrare, conoscere e gustare la scuola.
Nell ’insieme delle differenti azioni educative, nella scuola, nella struttura familiare e nella struttura sociale, è nostro dovere salvare la parte essenziale di quel tesoro di cui in comune godiamo, l’educazione, per riconoscere le necessità di un cammino di relazione e di incontro, che dovrebbe essere la condizione sufficiente per il bene comune.
La proprietà intellettuale, essendo la vigorosa pianta di una proprietà civile, comporta quell’innegabile reciprocità, quel comune riconoscimento dei nostri legami, quella reciproca dipendenza che determina la gioia grande di educare e di educarsi.
Scuola, famiglia e società, distruggendo l’egoismo e alimentando la corresponsabilità, possono trovare i medesimi accenti e il comune valore per testimoniare presenza e forza laddove ancora si levano voci stanche ed oscure.
E questo ci indirizza verso l’alto, ci fa capire che l’educazione è sempre opera di gente viva che lavora su quella stessa forza che impegna la nostra stessa personalità, in un confronto denso di significato.
È tempo, dunque, di un rinnovato processo educativo che coinvolga il più ampio numero di persone capaci di scandire tutte le antinomie, risolvere tutti i contrasti, per incontrarsi e unificarsi nell’universalità, nella permanenza e nella bellezza dell’azione formativa.
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