Educazione al rispetto, una soluzione che non risolve nulla

Educazione al rispetto, una soluzione che non risolve nulla

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Di fronte a un efferato delitto come quello della ragazza, l’ennesima, uccisa dal suo presunto fidanzato sarebbe meglio tacere. Il silenzio dovrebbe fare da contraltare al dolore. Invece no, proprio non riusciamo in questa semplice pratica.

Tra media e politici, si apre il teatrino della menzogna a buon mercato. E tra i giornali, i talk show che straparlano al di là dell’informazione corretta da dare, partono i soliti giri di valzer per cui ognuno, basta che sia un personaggio pubblico, si sente in dovere di dare la propria verità in pasto agli astanti o la propria spiegazione sociologica a buon mercato. Tanto non costa nulla, e il dolore degli altri è solo una sipida farsa.

Dal giornalista di punta all’ultimo scrittore di nome Volo, la fiera delle vanità è servita. Di fronte a qualche crimine efferato condito dai media per noi, si pensa di avere il dovere civico di proporre una soluzione ad hoc. Forse è giusto o forse no. Non saprei dire. Dipende da chi esterna, ovviamente.

Si sentono soluzioni talmente strampalate, che l’unica cosa a cui si pensa è che siamo veramente in una fase in cui il calo cognitivo è veramente una realtà effettiva. Senti soluzioni escogitate da politici di quart’ordine che proprio non ne azzeccano una.

L’ultima è quella di infarcire la scuola con un’altra, l’ennesima, perdita di tempo a spese dell’apprendimento: fare “un’ora di educazione all’affettività e al rispetto”. Che genio!

Pensare che tutto possa essere bypassato attraverso scuola e codice penale (galera per tutti maschi, così risolviamo il problema) e l’ultima scemenza dei politici che offendono la ragione e la politica. Politici in cerca di autore, se va bene. Costoro, come gli esperti chiamati a commentare, proprio non riescono a comprendere che l’educazione alla morale necessita, da sempre, di due forze concomitanti: famiglia e società che sono in relazione.

Ma se noi come società abbiamo fatto di tutto per eliminare la famiglia come fulcro del sistema, depotenziandola nel suo complesso fin dentro le sue risorse finanziarie, in un contesto come quello odierno nessuno è innocente rispetto a questa involuzione di cui si ha paura a parlare: dal sistema mediatico ai film le sollecitazioni provenienti dal sistema sono state in gradi di coltivare violenza, cinismo, fondamentalmente nichilismo oppure il suo opposto attraverso immagini stereotipate di famiglie felici tipo mulino bianco che cantano e ballano fin dal momento che si alzano dal letto. Quando mai. Ma al di là degli stereotipi che producono distorsioni, quali messaggi ha prodotto la nostra cultura odierna su di noi?

Individualismo sfrenato come prodotto di una società che rincorre denaro e successo per cui, alla fine, ognuno di noi ha i suoi valori e chi se ne frega di quello degli altri. Un futuro incerto che non offre nulla, tantomeno ai giovani che escono dalle scuole e non sanno cosa fare, al massimo qualche lavoretto sottopagato e sfruttati all’inverosimile. Una società altamente competitiva a corollario dell’individualismo in cui le regole sono optional, per cui ognuno lotta per sé secondo la regola hobbesiana.

E a corollario di ciò vince la legge del più forte travestita da regola sportiva in cui, ipocritamente, il più forte viene applaudito da servi che inneggiano. Per cui ragioniamo un attimo sugli eventi e su ciò che questa società ci propone: in una società come questa che coltiva sopraffazione, frustrazione e consumismo ciò che stupisce è che, in fondo, questi crimini efferati e scellerati siano così bassi.

Stando all’interno di una guerra sociale in cui insoddisfazione, mancanza di soldi, spese sempre più ingenti, affitti carissimi stipendi bassi etc. etc. tutto ci dice che la guerra hobbesiana sia dietro l’angolo. Fortunatamente non è così. E forse dietro ogni delitto di questo tipo di cui si parla senza sapere nulla, si nascondono altre verità a noi sconosciute che dovrebbero indurci al silenzio. In fondo dovremmo lavorare affinché si rimetta in piedi una società più umana e più giusta.

Cari politici che vi svegliate dalla vostra inerzia proponendo l’ennesima stranezza giornaliera giusto per salvare la vostra anima, cominciate a fare qualcosa di serio e proponete opportunità reali e fattibili, mettete le famiglie in grado di reggere l’urto di una società che mette se stessa sempre più in crisi nei suoi statuti di fondo. Eliminate l’arbitro imperante che avete creato e mettete, soprattutto i giovani, in grado di sperare nel domani che gli avete tolto.

Ma ci avete pensato, forse, che tutta questa fragilità che si avverte nel mondo giovanile forse è il prodotto di una politica che ha eliminato il futuro dell’orizzonte di queste generazioni? Ma ci avete pensato che, forse, questa fragilità che molti giovani hanno nella paura di essere abbandonati e di stare soli l’avete creata voi che avete tolto la speranza nel crearsi una ragionevole vita, attraverso un ragionevole lavoro sperando in una ragionevole vecchiaia?

No, non ci avete pensato e per questo scaricate sulla scuola l’ennesima stravaganza al riguardo demandando al solito carrozzone improbabili corsi per educare al sentimento, alla gentilezza e amenità varie.

Cari signori, vi diamo una notizia: basterebbe leggere i classici, da Aristotele a Kant e via via più vicini a noi per farsi un’idea di cosa sia l’etica. Ma voi avete tagliato fondi sulla scuola, sulle materie formative, sulle materie ‘umanistiche’ in quanto inutili per fare posto ad una scuola azienda pronta a formare soldatini per la produzione. Avete creato il vuoto intorno, dentro e fuori in queste generazioni di giovani che oggi si attaccano ad ogni cosa per non cadere nel vuoto. L’”ospite inquietante” (il nichilismo) ormai gira da un po’ di tempo fuori di noi e dentro di noi. Che sia un oggetto del desiderio o un amore a cui ci si aggrappa non importa, basta non stare soli in questo ‘porco mondo’ che fa paura senza avere strumenti per farvi fronte.

E se non sapete come fare, beh meglio il silenzio che non offende l’intelligenza.

Ferdinando Sabatino

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