Educazione finanziaria? Sì, grazie. Ma non dentro il calderone delleducazione civica

Educazione finanziaria? Sì, grazie. Ma non dentro il calderone delleducazione civica

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di Anna Rosa Besana e Rossella Gattinoni*

Un italiano su due privo delle nozioni di base in materia di risparmio, consumi e previdenza. Trattare l’educazione finanziaria come uno dei tanti argomenti previsti nelle 30 ore annue di educazione civica non risolver il problema

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il 24 ottobre il disegno di legge Competitivit dei capitali, che inserisce l’Educazione finanziaria nell’ambito dell’Educazione civica. L’obiettivo dichiarato quello di rendere i ragazzi cittadini consapevoli, capaci di partecipare pienamente alla vita economica del Paese. Il Ministero dell’Istruzione e del Merito, si legge nel ddl, dovrebbe promuovere la cultura finanziaria in collaborazione con la Banca d’Italia e la Consob, unitamente ad altre associazioni del settore. Pare, insomma che il Ministero abbia raccolto le risultanze di autorevoli ricerche sul campo, dal Comitato Edufin all’Ocse.

Sgombriamo subito il campo da possibili fraintendimenti: il termine Educazione finanziaria non deve allarmare e far pensare a una scuola allineata, se non succube, rispetto a certi modelli culturali economici e dell’alta finanza. La scuola fornisce strumenti, non dirige verso ideologie precostituite. Almeno nelle sue intenzioni pi pure, scevre da ideologismi. Al contrario, la dimestichezza con alcuni dei temi di evidente attualit (previdenza, risparmio, tassi di interesse, inflazione, spread) dovrebbe colmare il gap tra il cittadino e le diverse figure professionali del settore, in alcuni casi, viste come distanti e latrici di un sapere criptico che ingenera sospetto se non timore e rifiuto. Ma perch questa scelta? Cosa c’ di allarmante nei dati raccolti dai ricercatori, tali da spingere a inserire una nuova materia di studio nei piani scolastici? Verrebbe da riassumere con una parola: ignoranza. All’analfabetismo in materia finanziaria si aggiungono, poi, le discrepanze tra le diverse categorie sociali, di genere e istruzione.

Leggendo i dati dell’ultimo rapporto Edufin, sconcertano alcune evidenze. In primis, sono i soggetti definiti vulnerabili (donne, giovani, persone poco istruite e a basso reddito) ad essere particolarmente preoccupati di temi legati alla gestione delle finanze personali, perch ritengono di non avere una preparazione adeguata in materia. L’autovalutazione delle proprie conoscenze finanziarie appare sotto la sufficienza; meno della met dei decisori economici delle famiglie italiane conosce i concetti base della finanza e la percentuale si riduce notevolmente con redditi bassi, tra le donne e i residenti al Sud. Per converso, di positivo c’ la consapevolezza della propria scarsa conoscenza in materia e la volont di colmare le lacune, in quanto la domanda di educazione finanziaria quasi unanime, soprattutto rispetto all’inserimento nei programmi scolastici (90,8%).

chiaro che la consapevolezza circa l’importanza di una formazione ad hoc cresciuta proporzionalmente ai fattori di stress finanziario che hanno riguardato tutti (aumento dei prezzi di beni alimentari ed energetici, aumento dei tassi di interesse, paura di non avere risparmi sufficienti per affrontare le emergenze ecc.) Dunque, le ripetute crisi economiche, legate non solo alla pandemia Covid-19, ma anche alle devastanti crisi geopolitiche in atto, hanno reso evidente, nel giro di pochissimi anni, come la conoscenza dei meccanismi finanziari e la pi semplice capacit di saper amministrare il proprio denaro, non solo siano fondamentali per la progettazione di un futuro sereno, ma anche per esercitare in modo consapevole il diritto-dovere alla cittadinanza.

Dunque, ben venga l’educazione finanziaria a scuola, ma attenzione a come la si declina in termini di programmi e didattica. Gli insegnanti sanno gi a quali e complesse strategie devono ricorrere per inserire e dare giusto valore all’insegnamento del l’Educazione Civica, materia a tutti gli effetti ma priva di un docente dedicato. Integrare in quella manciata di ore annuali (una trentina) anche l’Educazione finanziaria pare un progetto un po’ troppo ambizioso. Per non dire della preparazione dei docenti che, non necessariamente, dispongono di una conoscenza adeguata e di solide competenze in campo economico. Oppure ci si illude che possa bastare un breve corso preparatorio per insegnare la disciplina, come stato in altri casi? Ancora, come si pu poi pensare di affrontare questi argomenti senza una maggiore valorizzazione delle competenze matematiche e statistiche?

Forse l’insegnamento dei fondamenti della cultura finanziaria dovrebbe iniziare dalle elementari e attraversare tutto il ciclo dell’istruzione: gi i ragazzini gestiscono la paghetta, poi a 18 anni lo Stato fornisce il piccolo tesoretto (pur se vincolato) dei 500 euro e poi, via via, gli studenti diventano consumatori sempre pi interessanti per il mondo economico (scelgono il cellulare – con piani tariffari annessi-, il computer o il tablet, utilizzano carte pre-pagate…). Insomma, questi argomenti andrebbero affrontati, ovviamente secondo un criterio ascendente in termini di complessit, lungo tutto il percorso scolastico e con soluzioni didattiche efficaci per un apprendimento competente e spendibile. Se l’educazione civica insita in tutte le programmazioni e, forse, non sarebbe stato opportuno aggiungere ai piani di studi una materia specifica con tanto di verifiche e voti, non altrettanto si pu dire per le materie di matrice economica, che hanno uno statuto scientifico e disciplinare ben preciso e, per evitare banalizzazioni o, peggio, errori clamorosi, dovrebbero essere affidate ad esperti e non a docenti tuttologi.

* docenti di Lettere dell’IISS A. Greppi di Monticello in Brianza (Lecco)

10 novembre 2023 (modifica il 10 novembre 2023 | 09:39)

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, L’articolo originale è stato pubblicato da, https://www.corriere.it/scuola/medie/23_novembre_10/educazione-finanziaria-si-grazie-ma-non-dentro-calderone-dell-educazione-civica-d55c8f86-7f16-11ee-962f-d187f7a87ff1.shtml, , https://rss.app/feeds/0kOk1fn8PPcBHYnU.xml, Anna Rosa Besana e Rossella Gattinoni*,

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