Il generale Roberto Vannacci o nominato capo di stato maggiore del Comando delle Forze Operative Terrestri (Comfoter) nell’Esercito Italiano. Questo incarico, considerato di grande prestigio, arriva dopo un periodo di polemiche per Vannacci.
L’esponente militare era stato rimosso dalla guida dell’Istituto Geografico Militare a causa di accuse di contenuti omofobi e xenofobi nel suo libro “Il mondo al contrario”, un’autopubblicazione su Amazon che successivamente ha raggiunto le vette delle classifiche di vendita.
Il libro di Vannacci, “Il mondo al contrario”, ha suscitato grande interesse, scalando le classifiche e vendendo oltre 230.000 copie, oltre a una diffusa circolazione di copie piratate. Il successo del libro ha portato alla luce dibattiti sulla cultura e i valori espressi, con il generale difendendo le sue opinioni in diverse interviste.
A La Stampa, Il generale Vannacci ha espresso opinioni controverse riguardo il femminicidio e la violenza di genere. Non gradendo il termine “femminicidio”, propone un approccio più olistico alla violenza, suggerendo che sottolineare la violenza di genere potrebbe violare il principio di universalità della legge.
Vannacci sottolinea il ruolo dell’educazione e della famiglia nella prevenzione della violenza. Critica l’abolizione delle punizioni e sostiene l’importanza di insegnare ai giovani la resilienza e l’autonomia. Ritiene che la società debba sostenere attivamente le famiglie e incoraggiare un’educazione che promuova la forza personale e l’indipendenza: “Quelli che ammazzano le donne sono uomini che non sanno stare da soli, che sono dipendenti da loro e che, quando temono di venire abbandonati, perdono la testa. Altro che maschi patriarcali: sono mollaccioni smidollati che abbiamo prodotto noi”.
E ancora: “Uomini e donne si ammazzano perché perdono il lavoro; ragazze e ragazzi si suicidano perché vengono bocciati. Il punto non è che i maschi vogliono possedere una donna: è che dipendono da lei. Se perdi una compagna, non ne cerchi un’altra ma ti ammazzi. Se perdi un lavoro, non t’industri per cercarne uno: aspetti il reddito di cittadinanza”
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