L’importanza dell’educazione stradale nelle scuole è al centro della proposta del prof. Simone Veronese, Coordinatore RSU UIL Scuola della provincia di Reggio Calabria e presidente dell’associazione sociale “Life”.
Nella sua lettera al Ministro Matteo Salvini, il professor Veronese sostiene l’integrazione dell’educazione stradale nel curriculum scolastico, dall’elementare fino al liceo. L’idea è di utilizzare ore di insegnamento già previste, come quelle di educazione civica, per un’attività permanente in tutte le scuole italiane.
Secondo il professor Veronese, l’educazione stradale dovrebbe includere almeno due ore mensili di lezioni. Il fine è di far comprendere ai giovani i reali pericoli dell’uso degli smartphone alla guida, ma anche a piedi. Inoltre, si punta a sensibilizzare sulla grave imprudenza della guida ad alta velocità, specie quando associata all’uso di alcol e droghe.
Il materiale didattico suggerito per l’educazione stradale comprende audio, video e supporti cartacei. In particolare, Veronese propone l’uso di immagini e filmati per illustrare le conseguenze della violenza causata dall’uso sconsiderato del cellulare.
L’obiettivo del professor Veronese non si limita agli studenti. Includere l’educazione stradale nel programma scolastico avrà un effetto domino anche sugli adulti, spesso meno sensibili a queste tematiche. Infatti, promuovere una cultura di sicurezza stradale tra i più giovani può portare i figli a educare i propri genitori, creando una sinergia tra scuola, polizia stradale e tecnici della motorizzazione.
Egregio Ministro,
una delle cause più frequenti di incidenti stradali è l’utilizzo del cellulare non solo sulle auto ma anche su biciclette, monopattini o a piedi mentre si attraversa la strada, si tratta della cosiddetta “guida distratta o andamento indeciso” che al pari dell’utilizzo di alcool, droga o l’alta velocità determinano nelle nostre strade una scia di sangue infinita.
Guidare qualunque mezzo o camminare, senza la necessaria attenzione, inibendo ciò che avviene all’esterno è estremamente pericoloso, in quanto mette a rischio la propria vita ma soprattutto quella degli altri. La distrazione per uso del telefono cellulare avviene oramai nei modi più disparati, dalla semplice telefonata o alla lettura di un messaggio e risposta allo stesso, scrittura di post sui vari social o visione delle pagine internet o, ancora più pericoloso, come successo alcuni giorni fa, con la morte di un bambino di 5 anni, utilizzare il telefonino per filmare gesta folli ad alta velocità per avere più like o utenti nella propria pagina. NHTSA parla chiaro: sono sufficienti 5 secondi di distrazione ad una velocità di 88 km/h, per percorrere “alla cieca” 100 metri. E c’è di più: lo studio della National Highway Traffic Administration rileva che se si guida e contemporaneamente si utilizza lo smartphone per leggere o mandare messaggi si può causare un allungamento dei tempi di reazione, paragonabile a bere quattro birre in un’ora e mettersi al volante subito dopo.
Secondo il rapporto annuale di Istat del 2021 sono stati 23.802 gli scontri avvenuti per questo motivo, ovvero il 15,7% delle cause dei 118.298 sinistri con lesioni registrati in Italia che, nel complesso hanno causato 2.395 vittime e 159.249 persone che hanno riportato conseguenze fisiche più o meno gravi. Guardando il dato generale si evidenzia una vera mattanza, infatti nel 2021 sono 2.875 i morti in incidenti stradali in Italia (+20,0% rispetto all’anno precedente), 204.728 i feriti (+28,6%) e 151.875 gli incidenti stradali (+28,4%). Valori tutti in crescita rispetto al 2020, le vittime aumentano tra tutti gli utenti della strada rispetto al 2020: se ne contano 169 tra gli utenti su mezzi pesanti (+44,4% rispetto a 2020 ), 695 tra i motociclisti (+18,6%;), 471 tra i pedoni (+15,2%;), 1.192 tra gli occupanti di autovetture (+17,1%;), 67 tra i ciclomotoristi (+13,6%; -23,9%). Per biciclette e monopattini elettrici si registrano 229 vittime (+30,1% rispetto al 2020). Con riferimento ai soli monopattini elettrici (conteggiati dal 2020), gli incidenti stradali che li vedono coinvolti, registrati in tutte le province italiane, passano da 564 del 2020 a 2.101, i feriti da 518 a 1.980.
Tale grave situazione, vede nel 2022 un aumento il numero di incidenti e di morti pari al 7% rispetto all’anno precedente e nel 2023 un’elencazione di incedenti e di morti che sembra un vero bollettino di guerra.
Un dato che appare ancora più crudele se si osserva la distribuzione per età, le vittime risultano concentrate nelle classi 45-59 anni e 20-24 anni per gli uomini, tra i 70 e gli 84 anni e 20-24 anni per le donne. L’aumento più consistente rispetto al 2020 si registra però nelle classi di età 15-19 (+41,7%) e 25-29 anni (+34,9%), seguite dai 40-49-enni (+31,5%); continua a essere una nota negativa la quota elevata di bambini da 0 a 14 anni deceduti in incidente stradale (entro il 30 esimo giorno): sono 28 nel 2021, dei quali 23 tra 5 e 14 anni (18 nel 2019 e ben 29 nel 2020)
Quindi, condivisibile la Sua determinazione, visti gli ultimi fatti gravissimi, nel dare una stretta all’uso dei cellulari, con una riforma del codice della strada che preveda pene più severe per chi fa uso di alcol e droghe alla guida e soprattutto per chi utilizza lo smartphone mentre guida con la sospensione della patente e il sequestro del mezzo. Si tratta di una iniziativa legislativa indispensabile per fermare questa scia di sangue che sembra inarrestabile, prevalentemente tra i più giovani, limitando ai neo patentati nei primi tre anni l’utilizzo di veicoli di alta cilindrata. A tal proposito, le chiedo pero di non trascurare l’idea di un credito sociale, una premialità per coloro che nei 10 anni non sono stati mai sanzionati o si sono resi partecipi nel rendere più sicuri alcuni tratti stradali, ad esempio, con adeguate segnalazioni di pericoli o assistenza ad automobilisti in difficoltà, tutto ciò legato ad un potenziamento dell’educazione stradale rivolta alle scuole, che non può ridursi alla sola attività fatta dal MIUR con il progetto Edustrada, attraverso l’utilizzo di una semplice piattaforma per un limitato periodo pochi giorni durante l’anno scolastico. Si tratta di un’iniziativa che deve essere affiancata da un’azione permanente volta a promuovere tra i giovani la cultura della sicurezza in strada a cominciare dalle scuole elementari, proseguendo fino alle scuole superiori, utilizzando ore già previste, come quella di educazione civica e avviando un’attività su tutte le scuole italiane per tutto il periodo scolastico attraverso un provvedimento congiunto tra i due MINISTERI (TRASPORTI – MIUR). Sarebbe utile prevedere almeno 2 ore mensili sull’educazione stradale per far comprendere i reali pericoli che si corrono utilizzando gli smartphone alla guida e a piedi, per non parlare dell’alta velocità alla guida accostata all’uso di alcool e droghe, quest’ultimi veri e propri stimolatori ed induttori della voglia di eccedere con gesti folli da postare sui social. Occorre quindi procedere alla formazione degli insegnanti attraverso materiale audio video e cartaceo, predisporre foto e video per gli studenti delle superiori che rappresentino la violenza sulle persone, conseguente all’uso sconsiderato ed improprio del cellulare. Dunque la carenza di sensibilità, che si riscontra più tra gli adulti, deve essere contrastata nelle scuole, portando addirittura i figli ad essere educatori dei propri genitori. Tutto ciò creando una sinergia tra la scuola, la polizia stradale e i tecnici della motorizzazione che potranno supportare gli insegnanti in alcune lezioni online o in presenza.
Per tali motivi, Le chiedo di legare a questa riforma la prevenzione e l’educazione perché buona parte degli incidenti si verifica per imprudenza o per ignoranza delle regole stradali. È indispensabile educare i più piccoli su questa tematica. I ragazzini cui viene impartita un’educazione stradale, non solo avranno meno probabilità di trovarsi coinvolti in incidenti, ma diventeranno anche adulti responsabili e conoscitori delle norme. Saranno, quindi, conducenti, pedoni, ciclisti, passeggeri consapevoli e prudenti.
In ultimo, tengo a precisare che la riforma in parola non è soltanto una trasformazione incline a rappresentare i principi della civiltà nel suo più alto significato sociale e politico, ma è anche una importante conformazione del nostro ordinamento giuridico verso i valori della famiglia e della tutela della persona.
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