Sembra non avere convinto i diretti interessati la decisione del Partito democratico di considerare la scuola come la priorità su cui lavorare in caso di approdo al Governo nella prossima legislatura, dando finalmente “ascolto alla comunità scolastica” e portando “in cinque anni gli stipendi dei docenti ai livelli di quelli dei colleghi dei principali paesi europei”. A distanza di una decina di giorni dalla presa di posizione, ribadita dal leader Enrico Letta, con tanto di scuse dello stesso partito a seguito di “anni di errori, anche nostri”, prevalgono nettamente le critiche sugli apprezzamenti. La maggior parte degli insegnanti si starebbe mostrando addirittura contrariata.
Eppure l’argomento dovrebbe essere di estremo interesse, considerando che lo stesso Istat ha calcolato che il costo della vita nell’ultimo anno è aumentato di almeno l’8%, mentre le buste paga degli insegnanti, come di tutti i dipendenti pubblici, hanno potuto contare su un modesto +3,48% negli ultimi 12 anni.
Le accuse al Pd
L’accusa maggiore al Pd è quella di avere avuto più volte la possibilità nell’ultimo decennio, considerando che è stato a lungo al Governo, di dare maggiore attenzione e risorse alla scuola. Anche negli ultimi due governi, il secondo Conte e quello corrente a guida Mario Draghi, il Pd ha fatto parte della maggioranza.
Anche nell’attuale fase finale dell’Esecutivo, i dem avrebbero potuto fare qualcosa di più per avvicinare, con la prossima Legge di Bilancio, gli stipendi a quei livelli europei indicati da qualche giorno dal segretario nazionale e da via del Nazareno. Invece, da parte del Pd non c’è stato nemmeno un tentativo in questa direzione. E anziché gli aumenti contrattuali, ci siamo ritrovati con un Def che ha previsto di ridurre di oltre mezzo punto percentuale la spesa per l’Istruzione entro il 2025.
Lo stesso Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici, durante la presentazione a Firenze del suo libro ‘All’inferno e ritorno’, oggi candidato con lo stesso Pd (a Milano), qualche mese fa ha rilevato che quello dell’Istruzione è il Ministero con più tagli negli ultimi 15 anni.
Pd d’accordo con le ultime riforme sui prof
Come pure va rilevato che il Pd nell’ultimo anno e mezzo ha sostenuto con più convinzione la linea degli incrementi stipendiali meritocratici, condotta dal premier Mario Draghi e dal ministro Patrizio Bianchi.
Un’azione che nella scuola ha prodotto, di recente, la Legge 79/22, con cui si è andati a cambiare il reclutamento e la formazione dei docenti. Quest’ultimo, in particolare, prevede l’incentivazione stipendiale solo per una parte minoritaria dei docenti.
Un provvedimento prologo di quel docente “esperto” (con effetti pratici da qui a 10 anni) che solo adesso (dopo il sì dei ministri dem e la soddisfazione del professore Patrizio Bianchi) viene considerato negativamente dallo stesso Pd e quindi da stralciare.
Sui Social media, la maggior parte di docenti e degli addetti ai lavori lo fanno notare. “Possono benissimo risolvere con il rinnovo del contratto con cifre adeguate subito, non c’è bisogno di promettere”, scrive Giuseppe.
“Avete tempo fino al 25 settembre”, incalza Giuseppe. È ironico un altro Giuseppe: “con tutti gli arretrati da quando il PD è al governo e guarda caso ci pensa 40 gg prima di votare… Biricchini”.
La maggior parte dei post di commento all’annuncio sugli incrementi stipendiali dei docenti è incentrato proprio su questo punto.
“Pallonariiii!!!Potevate farlo prima!!”, scrive Alessandra.
“Non ho parole sono stati al governo per 10 anni, ora vogliono dare anche la Luna”, Nina.
“Gli aumenti servono subito…l’inflazione è tale che si lavora solo per sopravvivere e pagare le tasse”, tiene a dire Teresa.
“Un contratto da rinnovare da 44 mesi…. ora vogliono darci 300€ in piu al mese. Vergogna!!!”, dice Giovanni.
, 2022-08-18 16:36:00, Sembra non avere convinto i diretti interessati la decisione del Partito democratico di considerare la scuola come la priorità su cui lavorare in caso di approdo al Governo nella prossima legislatura, dando finalmente “ascolto alla comunità scolastica” e portando “in cinque anni gli stipendi dei docenti ai livelli di quelli dei colleghi dei principali paesi […]
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