Elezioni 2022, Tarchi: «Il Pd crollato dopo anni di mistura insapore. A destra addio moderati»

Elezioni 2022, Tarchi: «Il Pd crollato dopo anni di mistura insapore. A destra addio moderati»

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politica 27 settembre 2022 – 07:25 Il politologo: «La pandemia, l’inflazione e il caro bollette hanno alimentato il malumore forte verso la classe politica, sentita dal cittadino come altro da sé» di Mauro Bonciani Professor Marco Tarchi, partiamo dall’astensione, mai così alta, anche in Toscana: la politica che non sa più parlare alla gente? O le cause invece sono altre, come questa campagna elettorale anomala? «I fattori sono molti, e i due che lei indica sono fra i più significativi. Certamente, il lungo periodo pandemico e le previsioni fosche per il futuro fra inflazione, caro bollette e razionamenti energetici hanno contribuito ad accrescere il malumore verso la classe politica, sentita come qualcosa di “altro da sé” su cui il cittadino comune non ha nessuna possibilità di influire». A questo punto la politica può fare qualcosa per invertire la rotta? «Non mi sembra facile prevedere cambiamenti. Resta un fatto: l’espansione dei social media e l’uso sempre più ossessivo di cellulari e chat per interessi puramente personali sottrae, soprattutto ai giovani, il tempo che sino a pochi anni fa si usava per prestare attenzione a strumenti — come giornali, tv, radio — che alla politica dedicano molto più spazio. E questo ha le sue conseguenze». Non esiste più la specificità della «Toscana rossa» e con alta partecipazione al voto: perché? Se lo aspettava? «Sì, me lo aspettavo anche se non in queste proporzioni. La cosiddetta subcultura rossa era alimentata da un lato da condizioni strutturali dell’economia locale che, con la deindustrializzazione e la frammentazione dei cicli produttivi, sono fortemente mutate, facendo piazza pulita della “solidarietà di classe” esaltata da Pci e Cgil, e dall’altro da una passione — e faziosità — ideologica che dal 1989 ha subìto duri colpi, che la pallida imitazione in salsa bipolare non è riuscita a sanare». Si attendeva Fratelli d’Italia alla pari del Pd anche in Toscana? E come ha fatto Giorgia Meloni a passare nella nostra regione dal 4% al 26% in soli cinque anni? «Alcune premesse c’erano: il caso del sindaco (Alessandro Tomasi, ndr) riconfermato a Pistoia era la punta di un piccolo iceberg. Molto, però, ha voluto dire il travaso di voti dalle altre componenti della coalizione di centrodestra, che è stato più effetto degli scenari nazionali che di dinamiche locali». Il Pd è crollato: un messaggio degli elettori dei democratici a questa leadership oppure un cambiamento strutturale? «Credo poco alla leggenda degli elettori che si astengono dal votare il partito che comunque preferiscono per lanciargli messaggi. Si tratta di una delusione vera, dovuta alla incerta fisionomia che il Pd si è dato in questi anni: né di centro né di sinistra, ma una mistura piuttosto insapore. C’è da aggiungere però che, se Letta avesse preferito allearsi con Calenda e Renzi invece che con Verdi e Sinistra, quel 5-6% di differenziale positivo in questa regione avrebbe potuto modificare la situazione». Resta la roccaforte di Firenze e provincia: quali sono le ragioni? «Le stesse, più o meno, che vedono il Pd continuare a prevalere nelle zone metropolitane a reddito e tasso di istruzione più elevati della media, che sono molto più sensibili alle tematiche progressiste e non risentono della decrescente attenzione verso i ceti “subalterni”, che altrove hanno fortemente penalizzato il Partito democratico». Nardella esce rafforzato nella possibile corsa alla segreteria del Pd? «Non mi pare un risultato tale da garantirgli particolari vantaggi competitivi nei confronti di candidati che godono di maggiore visibilità nazionale. Occorre vedere anche su quali alleati interni potrà contare, in un’ipotesi di questo tipo». Italia Viva è rimasta sotto il 10 per cento ma ha fatto un buon risultato: quanto peserà sui rapporto con il Pd in Regione, a Firenze e in vista delle elezioni amministrative del 2023? «Dipenderà dalle scelte che il Pd farà a livello nazionale con la nuova segreteria, che potrebbero riaprire un dialogo e suscitare convergenze; oppure lasciarlo chiuso e stuzzicare voglie di confronto diretto e non amichevole». Il centrosinistra deve puntare alle alleanze o ritrovare lo spirito maggioritario anche in vista delle Regionali? Nel frattempo dovrà fare opposizione seria anche nelle città che non governa. «Non credo che sia un’opzione, ma una necessità, soprattutto per quanto riguarda l’opposizione, che però deve risultare convincente. Quanto alle alleanze, una strategia dei due o tre forni sarebbe ardua, per le reciproche incompatibilità. Le scelte dovranno essere chiare e, soprattutto, definite per tempo». Che ruolo avrà adesso il Movimento 5 Stelle anche in vista delle amministrative del prossimo anno? «Il Movimento 5 Stelle ha recuperato voti, in questa campagna, polemizzando con il Pd. In ogni caso, un accostamento ai democratici tornerebbe a penalizzarlo». E quale ruolo potranno avere ora i moderati nel centrodestra? «Conteranno poco, a meno di non voler, masochisticamente, intralciare le amministrazioni di cui fanno parte. Dovranno accontentarsi degli avanzi del banchetto». La newsletter Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di Firenze iscriviti gratis alla newsletter del Corriere Fiorentino. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui 27 settembre 2022 | 07:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-09-27 15:41:00, Il politologo: «La pandemia, l’inflazione e il caro bollette hanno alimentato il malumore forte verso la classe politica, sentita dal cittadino come altro da sé»,

Pietro Guerra

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