di Sara Gandolfi
Testa a testa fino all’ultimo voto tra i due candidati al ballottaggio: poi Lula, confermando quanto anticipato dai sondaggi, batte il presidente uscente Bolsonaro
Luiz Inacio Lula da Silva è stato eletto presidente del Brasile al termine di una lunga e tesissima giornata che si è chiusa con un testa a testa, all’ultimo voto, tra il leader del Partito dei lavoratori, al suo terzo mandato, e il suo rivale, l’attuale presidente di destra Jair Messias Bolsonaro .
Soltanto un punto percentuale separa i due storici avversari (50,72% contro 49,28% con il 97% delle schede scrutinate).
Resta il timore che Bolsonaro non riconosca il risultato del ballottaggio anche se venerdì aveva affermato che «chi prende più voti, vince».
Lula torna al Planalto ma non trionfa, dovrà governare con un Congresso dominato dai bolsonaristi. E dovrà vedersela anche con molti governatori di destra o comunque alleati di Bolsonaro. Per primi ieri sono arrivati proprio i risultati per l’elezione dei governatori. Con la conferma della «presa» bolsonarista sulla vasta regione amazzonica: quattro Stati erano già stati vinti da alleati dell’attuale presidente al primo turno (Acre, Mato Grosso, Roraima e Tocantins) cui ieri si è aggiunta la conferma in Amazonas di Wilson Lima, che si è impegnato a rafforzare l’agro-business nel suo Stato, e di Marcos Rochas in Rondônia. E «bolsonarista» è anche il governatore eletto a San Paolo, dove Tarcisio de Freitas, militare ed ex ministro, ha battuto il «lulista» Haddad.
I candidati ai seggi
Bolsonaro si è presentato al seggio di Rio de Janeiro poco dopo l’apertura, da solo e con la consueta maglia gialla. «Se Dio vuole, vinceremo questo pomeriggio. O meglio, vincerà il Brasile», si è limitato a dire ai giornalisti.
Più loquace il suo avversario: Lula ha votato accompagnato dalla moglie in una scuola di São Bernardo do Campo, baluardo del Partito dei lavoratori nell’area metropolitana di San Paolo, dicendo ai media che ieri era «il giorno più importante della mia vita e molto importante per i brasiliani, perché si sta definendo il modello di Brasile che vogliono».
Nel corso della giornata ci sono stati momenti di forte tensione in varie zone del Brasile. La Polizia stradale federale — il cui direttore sabato aveva invitato sui social a votare Bolsonaro — ha effettuato in mattinata ben 514 azioni di ispezione nei confronti dei pullman che trasportavano gli elettori dei quartieri più poveri o remoti fino ai seggi, soprattutto nelle regioni del Nord-est dove è forte la sinistra, finché il Tribunale federale elettorale ha intimato di smontare i posti di blocco.
Lo staff di Lula ha chiesto che venisse ritardata la chiusura dei seggi. Lo staff di Bolsonaro invece ha protestato per presunte compravendite di voti.
Le voci degli elettori
«Se non vince Bolsonaro è perché gli rubano il voto», aveva dichiarato convinto al Corriere Josué Prates, pensionato di Santos, nello stato di San Paolo. Prates si definisce «un bolsonarista nel sangue». Gli fa eco Sergio Ramos, fondatore e presidente della ong Um Novo Amanhecer: «Bolsonaro difende la famiglia e aiuta davvero chi ha più bisogno, combattendo le diseguaglianze».
Di tutt’altro tono le dichiarazioni dei «lulisti»: «È ora di finirla con il governo di estrema destra, che ha portato solo odio, morte, miseria e razzismo», assicura Deisi Recoaro, bancaria di 51 anni. «Lula è più di una persona, è un progetto: farà un governo democratico e di inclusione sociale». Marco Antonio, professore di geografia di 54 anni, è ancora più diretto: «Voto Lula per difendere la democrazia che è da molto tempo sotto attacco in Brasile».
30 ottobre 2022 (modifica il 31 ottobre 2022 | 00:06)
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, 2022-10-30 23:18:00, Testa a testa fino all’ultimo voto tra i due candidati al ballottaggio: poi Lula, confermando quanto anticipato dai sondaggi, batte il presidente uscente Bolsonaro, Sara Gandolfi