di Alessandro Trocino, nostro inviato Michele Guerra guida saldamente gli exit poll, seguito a una ventina di punti di distanza da Pietro Vignali, ex sindaco di Forza Italia, sostenuto (ma non troppo) dalla Lega Il delfino del sindaco uscente Federico Pizzarotti, Michele Guerra , guida saldamente gli exit poll, seguito a una ventina di punti di distanza da Pietro Vignali, ex sindaco di Forza Italia, sostenuto (ma non troppo) dalla Lega. Il candidato sul quale ha puntato il Pd, non senza molti mugugni locali, avrebbe una forbice tra il 40 e il 44 per cento, mentre lo sfidante sarebbe riuscito a centrare l’obiettivo del ballottaggio, arrivando però solo al 20-24 per cento. Resterebbero fuori invece (ma solo lo spoglio darà certezze) gli altri due outsider, l’architetto «civico» Dario Costi (accreditato del 10-14 per cento e sostenuto da Azione di Carlo Calenda) e il candidato di Fratelli d’Italia Priamo Bocchi (6-8 per cento). Nelle ultime ore della campagna elettorale qualcuno ha pensato male di appendere in città manifesti con la scritta «Prima di tutto la sicurezza», con le vecchie foto (2001) dell’ex sindaco Pietro Vignali mentre veniva arrestato. Non bastasse, il settimanale «La Voce di Parma», ha sparato il titolo pruriginoso «Elezioni a luci rosse», su una presunta «love story» di un candidato. Ma la vicenda politica è decisamente più interessante, perché premia ancora Pizzarotti, che dopo essere stato eletto con i 5 Stelle e avere rotto con Beppe Grillo, ha governato dieci anni e, grazie a un accordo con il governatore dem dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, ha costruito la candidatura Guerra. Non male per uno che, dopo la prima elezione, Grillo aveva apostrofato così: «Goditi i tuoi 15 minuti di celebrità». Nel frattempo i 5 Stelle, inghiottiti dal buco nero del riflusso populista, non sono riusciti neanche a presentare una lista. Guerra, quarantenne docente universitario di Storia del cinema, ed ex assessore alla Cultura, ringrazia Pizzarotti: «Ha avuto un grande senso di responsabilità e ha saputo fare un passo di lato. Ora spero che diventi parlamentare, può essere utile anche per Parma». Guerra è un cattolico moderato che ha sempre votato nei dintorni del Pd: una sorta di Enrico Letta locale. Non fa promesse irrealizzabili, come quelle del primo Pizzarotti, che fingeva di voler bloccare un termovalorizzatore che tutt’oggi incenerisce a tutto spiano. Promette invece una certa discontinuità e analizza così il voto: «Mi dispiace per l’astensionismo, forse in parte sono lì i grillini, che in un’elezione politica, secondo i sondaggi, avrebbero il 6 per cento. Quanto al centrodestra, non ha sbagliato solo candidato: sommando i voti arrivano al 25-30 per cento». Il centrodestra, in effetti, non ne esce benissimo, perché le insistenze di Gianni Letta e Silvio Berlusconi hanno fatto tornare in pista un Pietro Vignali con un passato non cristallino (pesa anche un gigantesco debito comunale ora riassorbito), che ha spinto Fratelli d’Italia a correre da sola con Priamo Bocchi. Ora – se gli exit poll saranno confermati dallo spoglio – Vignali cercherà i voti di Fdi, per una rimonta difficile, mentre Guerra proverà a corteggiare gli elettori di Costi. Sarà interessante vedere il voto di lista. Nel 2017, al primo turno, Pizzarotti prese solo il 34,8 per cento contro il 32,8 dello sfidante Paolo Scarpa. Fdi era inchiodata al 2,24 per cento, mentre la Lega era al 12 e il Pd al 15 per cento. 12 giugno 2022 (modifica il 13 giugno 2022 | 05:56) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-06-12 22:32:00, Michele Guerra guida saldamente gli exit poll, seguito a una ventina di punti di distanza da Pietro Vignali, ex sindaco di Forza Italia, sostenuto (ma non troppo) dalla Lega, Alessandro Trocino, nostro inviato