Elezioni in Francia, Macron affronta l’incubo della sinistra

Elezioni in Francia, Macron affronta l’incubo della sinistra

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di Stefano Montefiori

Oggi e la prossima domenica si sfidano la coalizione guidata dal presidente e l’alleanza di sinistra guidata dal leader di La France Insoumise. Le Pen e Zemmour inseguono

Dal nostro corrispondente

PARIGI — Elezioni legislative del 2017: rivoluzione dello scena politica, disfatta dei partiti storici di destra e sinistra, maggioranza assoluta ai parvenus di Emmanuel Macron, l’uomo uscito (quasi) dal nulla che ha incredibilmente conquistato l’Eliseo. Elezioni legislative del 2022: dopo cinque anni di caos, difficoltà e tormenti il panorama politico francese si ricompone attorno a tre blocchi ormai ben identificati.

Primo blocco (centro, rivolto a destra): la coalizione Ensemble! che sostiene il riconfermato Macron, composta dal suo partito Renaissance, il MoDem di François Bayrou e Horizons dell’ex premier Edouard Philippe. Secondo blocco (estrema sinistra): la nuova alleanza Nupes (Nuova unione popolare ecologista e sociale) guidata dal carismatico tribuno Jean-Luc Mélenchon. Terzo blocco (estrema destra): il Rassemblement nationa l dell’eterna sconfitta alle presidenziali Marine Le Pen e del giovanissimo (26 anni) delfino Jordan Bardella, più i finora poco fortunati rivali identitari del partito Reconquête di Éric Zemmour. In questo scenario a tre, oggi si vota — dalle 8 alle 18, prolungamento fino alle 20 nelle grandi città — nel primo turno dell’elezione che deve scegliere i 577 deputati dell’Assemblea nazionale; il secondo turno si svolgerà domenica prossima.

Il risultato è incerto, legato, come due mesi fa, a un testa a testa. Se nella corsa all’Eliseo i due favoriti erano Macron e Le Pen, in queste elezioni legislative i protagonisti sembrano essere ancora i macronisti, da una parte, e stavolta la sinistra radicale di Mélenchon dall’altra. Gli ultimi sondaggi danno le due coalizioni appaiate, ma stasera un vantaggio anche minimo della Nupes consentirebbe a Mélenchon di autoproclamarsi con ancora più convinzione il prossimo primo ministro francese. In realtà è improbabile che alla fine, domenica prossima, Mélenchon e la sua Nupes ottengano la maggioranza dei deputati. Ma Mélenchon sta tentando il colpo della profezia che si auto-avvera, e in parte sembra avere ragione.

È stata una campagna elettorale distratta, che ha appassionato poco i francesi, tanto che è prevista un’astensione al 53 per cento (nel 2017 era già al 51%). Marine Le Pen, come spesso le accade, è apparsa assente, poco determinata; Macron si è buttato nella mischia solo negli ultimi giorni, costretto dai sondaggi poco esaltanti; l’unica vera novità è la Nupes di Mélenchon, che a furia di ripetere «sarò primo ministro» ha creato una dinamica politica in suo favore.

L’esito più probabile è che alla fine, domenica prossima, si imponga la coalizione Ensemble! dei macronisti, con un margine notevole di incertezza legato alla maggioranza, assoluta — oltre 289 seggi — oppure solamente relativa. Ma certo l’ottimismo travolgente di cinque anni fa è molto lontano. Allora gli aspiranti deputati di Macron rappresentavano il nuovo; oggi, dopo cinque anni di potere logorante, una rivolta, una pandemia e le prime conseguenze di una guerra, i macronisti sono percepiti come una élite già vecchia che si arrocca nelle sue posizioni. E il ruolo di paradossale giovane promessa va a Jean-Luc Mélenchon, 70 anni, entrato nell’ormai semi-defunto Partito socialista nel 1976.

11 giugno 2022 (modifica il 11 giugno 2022 | 22:42)

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, 2022-06-11 20:44:00, Oggi e la prossima domenica si sfidano la coalizione guidata dal presidente e l’alleanza di sinistra guidata dal leader di La France Insoumise. Le Pen e Zemmour inseguono, Stefano Montefiori

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