Elezioni Lucca 2022, sette candidati (senza una donna) e con gli occhi sul terzo polo

Elezioni Lucca 2022, sette candidati (senza una donna) e con gli occhi sul terzo polo

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comunali 12 giugno 2022 – 12:59 Ricca e distante, la città è al bivio tra continuità e discontinuità. Il secondo turno potrebbe favorire la rimonta del centrodestra di Mario Lancisi Così ricca e così distante. Ha il distretto cartario più forte di Europa, sottolinea Tiziano Pieretti, presidente del settore per Confindustria. Vanta un turismo di qualità e un polo culturale di rilievo (dal Summer Festival a Lucca Comics), spiega Aldo Tarabella, ex direttore artistico del teatro del Giglio. È stata ritenuta seconda solo a Firenze per capacità di attrarre per «quel certo respiro di campagna per cui uno passeggia sulle mura e dieci minuti dopo si trova nelle sontuose ville delle colline attorno», osservò Claudio Romiti, ex direttore di Confindustria. E tuttavia Lucca è anche una città distante, appartata, quasi gelosa della propria differenza. Basti pensare alla ferrovia. La Firenze-Lucca venne costruita, sotto il Granducato di Toscana, su un solo binario. A metà dell’Ottocento per percorrere 78 chilometri si impiegava tre ore di tempo. Oggi che la linea è stata elettrificata serve circa la metà. Dai tempi del Granduca è cambiato poco perché da Pistoia a Lucca i treni continuano a viaggiare su un solo binario. Il secondo è da anni che attende di essere costruito. Così ad ogni elezione le infrastrutture e la viabilità sono i temi in testa ai programmi dei candidati. Si ripetono, quasi un disco rotto. «Si parla di assi viari da decenni ma niente è stato realizzato, i camion che trasportano cellulosa o prodotti finiti alle varie aziende cartarie passano dalla circonvallazione, accanto alle mura cinquecentesche», polemizza l’industriale Giulio Grossi. Se i nodi dello sviluppo di Lucca sono sempre gli stessi, allora nella sfida elettorale di domenica — sette candidati a sindaco e nessuna donna — a pesare forse non saranno i programmi quanto chiavi di lettura come continuità e discontinuità, classe dirigente, innovazione. La continuità con i dieci anni di governo di Alessandro Tambellini è impersonata da Francesco Raspini, 39 anni, ex commissario di polizia, assessore uscente ai lavori pubblici. Lo appoggiano sei liste, Pd in testa con Sinistra civica ecologista, Europa Verde e Ilaria Vietina con la lista Lucca è un grande noi. Vietina aveva sfidato Raspini alle primarie del centrosinistra, ora si ritrovano insieme, circostanza abbastanza insolita nella storia delle primarie. Raspini-Vietina possono dire: la strada è tracciata. E vantare rapporti sia con Firenze — in Regione il lucchese Stefano Baccelli gestisce l’assessorato alle infrastrutture — che con Roma, dove il capogruppo al Senato del Pd è Andrea Marcucci, esponente di una famiglia che conta molto a Lucca e dintorni. La discontinuità ha invece molte facce. Quella più istituzionale di Mario Pardini, 48 anni, imprenditore già alla guida di Lucca Comics (tre anni a Londra e poi dieci in Argentina, dove si è messo a produrre vino di «ottima qualità», assicura), alla guida di cinque liste, con dentro anche Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi, Giovanni Toti e Marcello Pera, insomma tutto il centrodestra unito per la riconquista di Palazzo Orsetti, sede del municipio lucchese. Continuità o discontinuità? Anche se gli abbracci di Pera al candidato cresciuto professionalmente tra Londra e Buenos Aires (dove forte è l’emigrazione lucchese) danno un senso di già visto, come ha subito intuito l’ex sindaco di centrodestra Pietro Fazzi, che ha incendiato la campagna elettorale con una previsione velenosa: «La partita riguarderà Raspini e Barsanti». Fabio Barsanti, 41 anni, commerciante, che si presenta con tre liste — Difendere Lucca, Centrodestra per Barsanti e Prima Lucca-Italexit — è quel signore che nel 2017, tra la sorpresa generale, alla guida di CasaPound sfiorò l’8 per cento di voti, terzo incomodo tra Tambellini e Remo Santini, candidato del centrodestra. Difficile che Barsanti abbia chance di vittoria, ma se si andrà al ballottaggio può essere l’ago che sposta la bilancia. Nel 2017 Tambellini non a caso perse 700 voti circa tra il primo e il secondo turno. E superò Santini per soli 361 voti. Al ballottaggio Pardini potrà contare anche su Elvio Cecchini, 71 anni, candidato civico con due liste, che non ha dubbi: «Daremo indicazione di votare Pardini. Lucca ha bisogno di una scossa. Da decenni è al palo. L’ultimo sindaco all’altezza è stato il primo Fazzi. Poi il buio…», osserva Cecchini. In appoggio di Pardini potrebbe confluire una parte almeno del vasto mondo dei no vax, che ha il suo referente politico in Andrea Colombini, 54 anni, imprenditore culturale, che si presenta con due liste — No Green Pass e Ancora Italia — e un programma anti sistema: «No green pass ora e per sempre», «No con i partiti e i loro rappresentanti scadenti» e infine «Lucca capitale morale della Toscana». Sulla carta il ballottaggio potrebbe impensierire più Raspini che Pardini. A sinistra Raspini infatti può attingere voti solo dall’area rosso-verde di Aldo Gottardo, 43 anni, candidato sindaco di una lista ecologista, Ambiente e Giustizia sociale, alleata con Sinistra italiana e Rifondazione comunista. La novità è il debutto del terzo polo che, tramontata l’ipotesi Del Ghingaro, candida il direttore di orchestra Alberto Veronesi, 57 anni, sostenuto da Italia Viva, Azione e Più Europa. Un risultato, quello del terzo polo, a cui guardano anche da Roma. Non a caso stasera a chiudere la campagna, davanti alla statua di Giacomo Puccini, di cui Lucca si sta apprestando a celebrare il centenario della morte, avvenuta nel 1924, arriverà anche Matteo Renzi. La newsletterSe vuoi restare aggiornato sulle notizie di Firenze iscriviti gratis alla newsletter del Corriere Fiorentino. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui 12 giugno 2022 | 12:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-06-12 10:59:00, Ricca e distante, la città è al bivio tra continuità e discontinuità. Il secondo turno potrebbe favorire la rimonta del centrodestra,

Pietro Guerra

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