Elezioni di midterm: spoglio infinito, la Camera verso i repubblicani

Elezioni di midterm: spoglio infinito, la Camera verso i repubblicani

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di Viviana Mazza

Testa a testa in Senato: per i risultati definitivi di Nevada e Arizona potrebbero volerci ancora giorni

DALLA NOSTRA INVIATA

PHOENIX (ARIZONA) — Lo spoglio procede lentamente in Arizona e Nevada: potrebbero volerci giorni. Queste due sfide delle elezioni di «midterm» di martedì scorso restano cruciali: potrebbero decidere, anche prima del ballottaggio del 6 dicembre in Georgia, quale dei due partiti controllerà il Senato. Se infatti i repubblicani vincessero in entrambi questi Stati (che nel Senato uscente erano in mano ai democratici) ciò darebbe loro la maggioranza di 51 seggi su 100. Se invece i democratici vincessero in entrambi, avrebbero 50 seggi, sufficienti, come nel Senato uscente, dato che il voto della vicepresidente Kamala Harris farebbe da ago della bilancia.

I partiti duellano dunque per un pugno di voti. In Arizona, il senatore democratico Mark Kelly ha un vantaggio di 95.000 voti sul «negazionista» trumpiano Blake Masters, da ieri la distanza è aumentata, ma il recupero non è impossibile. Di solito i voti che arrivano per ultimi avvantaggiano i repubblicani (nel 2020 Biden vinse in Arizona ma la distanza con Trump si assottigliò proprio alla fine, sino a soli 11mila voti). I democratici infatti tendono a votare con ampio anticipo per posta, i repubblicani nello stesso giorno. Ma stavolta c’è anche un fattore in più: ci sono 560.000 schede da contare, 290.000 delle quali schede postali depositate nelle urne apposite negli ultimi giorni (un record, il 70% in più rispetto all’ultima elezione), perciò è arduo fare previsioni.

Se in Arizona lo spoglio potrebbe durare fino a lunedì, in Nevada c’è tempo fino a domani perché arrivino le buste datate entro martedì scorso. Qui è in vantaggio Adam Laxalt, nipote di un ex senatore e governatore del Nevata che fu migliore amico di Reagan, ma l’attuale senatrice Catherine Cortez Masto ha recuperato terreno, arrivando a 15mila voti di distanza nelle ultime ore. Potrebbero esserci ancora 135.000 voti da contare (il 16% del totale): in realtà, nemmeno i funzionari sanno dire quanti sono. La ragione è che da quest’anno tutti in Nevada (1,8 milioni di persone), pur senza richiederlo hanno ricevuto per posta schede elettorali. In questi due Stati anche le sfide per la poltrona di governatori sono serrate, inclusa quella molto seguita tra la trumpiana Kari Lake e Katie Hobbs.

Alla Camera, i repubblicani hanno conquistato almeno 210 seggi: ne mancano otto per la maggioranza e restano i favoriti a conquistarla. C’è molta rabbia in campo democratico per la perdita di quattro seggi ribaltati proprio nella roccaforte di New York. Anche una maggioranza di misura consentirebbe ai repubblicani di bloccare il programma legislativo di Biden e lanciare indagini su di lui e il figlio Hunter. Il presidente ha rivendicato il merito per i segni incoraggianti di rallentamento dell’inflazione giunti ieri (una delle priorità di chi ha votato). Parlando a Washington, è tornato a ringraziare i giovani che hanno votato in numeri record e la vice Kamala Harris per aver girato il Paese parlando del diritto all’aborto, altro tema cruciale. Il New York Post di Rupert Murdoch, dà la colpa a Trump, definito «tossico», per l’esito di queste elezioni.

10 novembre 2022 (modifica il 10 novembre 2022 | 23:18)

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, 2022-11-10 23:33:00, Testa a testa in Senato: per i risultati definitivi di Nevada e Arizona potrebbero volerci ancora giorni, Viviana Mazza

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