Elezioni Usa midterm, Biden frena i repubblicani: «Ora lavoriamo insieme»

Elezioni Usa midterm, Biden frena i repubblicani: «Ora lavoriamo insieme»

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di Viviana Mazza

Opposizione vicina alla conquista della Camera, Senato in bilico (sarà decisiva la Georgia al ballottaggio). Male i trumpiani. Il presidente si ricandida?

PITTSBURGH — «È stata una buona giornata per la democrazia, una buona giornata per l’America». E’ diventata tradizione che il presidente, dopo le elezioni di midterm, parli di fronte alle telecamere dei risultati (solitamente non buoni) e risponda alle domande dei giornalisti. Joe Biden lo ha fatto ieri, sottolineando le aspettative sbagliate dei media sull’esito di questa elezione e ricordandone lo scetticismo di fronte al suo ottimismo. «Io sentivo che saremmo andati bene, anche se ogni seggio perduto è doloroso». Non c’è stata l’onda rossa dei repubblicani alla Camera, il Senato resta in bilico, afferma di aver conseguito e il presidente rivendica il miglior risultato nelle sfide dei governatori dal 1986. Tuttavia alla fine del conteggio dei voti i repubblicani possono ancora controllare uno o entrambi i rami del Congresso. Biden ha segnato un punto contro la Storia ma ciò non significa che governare sarà semplice.

I risultati

Alla Camera negli ultimi 100 anni la media di seggi conquistati nel midterm dall’opposizione è di 29:

i repubblicani stanno faticando a raggiungere questa soglia; il New York Times prevede che alla fine avranno una maggioranza di 224 sui 435 seggi. La maggioranza repubblicana potrebbe comunque lanciare indagini contro Biden e la sua famiglia e gli ultrà trumpiani avrebbero maggiore peso in una maggioranza più ridotta.

Al Senato dopo il ribaltamento del seggio in Pennsylvania, conquistato dal democratico John Fetterman, il partito del presidente ha 49 seggi contro 48. Ora tutto dipende da tre sfide in cui conteggio dei risultati è ancora in corso: Nevada e Arizona vedono rispettivamente il candidato repubblicano e quello democratico in testa, mentre la Georgia andrà al secondo turno il 6 dicembre. Se il partito del presidente perde il controllo del Senato i rivali possono bloccare anche la sua abilità di nominare giudici. Ma se lo mantiene, potrà usarlo per promuovere il suo programma legislativo e dare la colpa ai repubblicani se poi si arena alla Camera. Biden ha spiegato che vuole collaborare con i repubblicani, ma ha aggiunto di voler essere «molto chiaro» sul fatto che non farà compromessi su temi come i prezzi delle medicine e dell’assistenza medica, le tasse ai ricchi, il clima, e che bloccherà ogni divieto nazionale sull’aborto.

Diversi governatori negazionisti sono stati sconfitti: in Michigan Gretchen Whitmer ha battuto Tudor Dixon, Josh Shapiro in Pennsylvania ha sconfitto Doug Mastriano, e lo stesso vale per Tony Evers contro Tim Michaels in Wisconsin, tre Stati che saranno decisivi anche per le prossime elezioni presidenziali. Per lo più gli sconfitti hanno riconosciuto di aver perso, a differenza dell’ex presidente Trump. Esaminando la totalità delle sfide del midterm, incluse anche cariche come segretari di stato e procuratori, il Washington Post calcola che sono stati eletti almeno 143 «negazionisti». Il segretario di Stato Brad Raffensberger, che rifiutò di «trovare altri 11mila voti» nel 2020 (glielo chiese Trump in Georgia) è stato rieletto, ma altre battaglie importanti per queste cariche cruciali nella certificazione del voto restano aperte in Nevada e Arizona. E un exit poll mostra che i 34% degli americani non crede più nella legittimità del sistema elettorale.

Le aspettative

Le elezioni di midterm non sono una vittoria per Biden, eppure sono in qualche modo una vittoria morale. Con l’eccezione di un momento di entusiasmo estivo da parte dei democratici, c’era l’aspettativa collettiva di una bastonata per il presidente, che ha un tasso di approvazione basso (intorno al 41%) mentre l’inflazione grava pesantemente sulla vita quotidiana delle persone. La Casa Bianca, alla vigilia del voto, aveva tentato di separare i risultati da Biden e dalle sue politiche, spiegando che queste ultime (dalle misure per le infrastrutture a quelle prese durante la pandemia fino alla cancellazione parziale del debito studentesco) sono popolari e che il voto non era un referendum sul presidente. Molti dicono che il Paese va nella direzione sbagliata, Biden replica che devono capire che cosa striamo facendo e ci vuole tempo per cogliere gli effetti. C’erano state critiche nelle ultime settimane per la decisione di concentrarsi molto sul diritto all’aborto (puntando sulla rabbia per la decisione della Corte suprema di abolizione Roe v. Wade e la protezione federale di questo diritto): sembrava che l’economia sarebbe stata comunque il fattore decisivo. E di certo è il primo pensiero dei cittadini ma gli exit poll mostrano che entrambi i temi si sono rivelati cruciali nella mobilitazione degli elettori democratici (è indicativo che ieri il conservatore Kentucky ha respinto un emendamento che avrebbe negato ogni protezione costituzionale per il diritto all’interruzione della gravidanza). Biden che gira con i libri dello storico Jon Meacham sulla battaglia per l’anima dell’America, era stato anche criticato per aver messo al centro di questa elezione la «salvezza della democrazia», ma in diverse rilevazioni (Cnn e Ap) percentuali che vanno dal 40 al 69% ritengono che è minacciata. L’esausto capo dello staff del presidente Ron Klain ha commentato: «Non sottovalutate mai quanto venga sottovalutato il Team Biden».

9 novembre 2022 (modifica il 9 novembre 2022 | 23:31)

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