Elton JohnL’ultimo tour

Elton JohnL’ultimo tour

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di Andrea Laffranchi

La popstar canta a San Siro (sold out) per 50.000 spettatori. Una cavalcata di successi da «Sorry Seems to Be the Hardest Word» a «Don’t Let the Sun Go Down on Me»

Ci sono voluti quasi 50 anni per mettere in pratica quello che cantava nel 1973. In Goodbye Yellow Brick Road Elton John si immaginava un addio alla strada della ricchezza e della fama per tornare a lavorare in campagna e riprendere in mano la propria vita. In realtà la vita a Elton è anche sfuggita di mano, travolta più che dal successo e dai soldi dai collaterali, accentuati da una personalità che ha dato fin troppa confidenza a cocaina, alcol, sesso. L’ha poi ripresa in mano la vita, anzi è diventato un apostolo della disintossicazione e Robbie Williams ancora ringrazia.

Comunque sia, quella hit (e l’album omonimo) battezzano con un cambio fra goodbye e il più definitivo farewell, ovvero addio, il colossale ultimo tour della carriera che la popstar sta portando in giro per il mondo dal settembre 2018. Sabato 4 giugno è arrivato a Milano. «Facciamo che questa sia una serata specialissima, anche perché è l’ultima in Italia», dice ai 50 mila di San Siro.

Il palco racchiude in una strada, appunto, di mattoncini dorati la band disposta su due livelli, e davanti c’è lui, seduto al pianoforte a coda: frac con rever e schiena preziosamente ricamati (i costumi sono firmati da Gucci), occhiali rosa incastonati di brillanti. I colpi di Elton sul pianoforte vanno in parallelo alle pulsazioni fluo dei megaschermi e via, si parte con Bennie and the Jets. Riavvolge il nastro della memoria. Ecco Border Song, datata 1970, dal secondo album ma soprattutto ripresa da Aretha Franklin. «Allora fu una grande sorpresa, lei era una grande influenza per me».

Le immagini che l’accompagnano parlano di inclusione e pace e del pantheon personale della popstar con i volti di Martin Luther King, Malala, Mandela, Pelè, John Lennon e Yoko Ono e il cartello finale All You Need Is Love. Rocket Man è un coro. Someone Saved My Life è accompagnata da un cartoon psichedelico: fin troppi video fin qui, meglio la seconda parte che bilancia con le riprese live. Una carriera da 300 milioni di dischi venduti nel mondo, due mani che sul pianoforte incantano, sia per quel modo personale di dare il tempo (anche dal vivo) che nei virtuosismi che nella scrittura melodica, esplosiva in accoppiata ai testi di Bernie Taupin.

Levon è una cavalcata con la band scatenata (doppia batteria e percussioni), per Candle in the Wind il palco è solo suo e sugli schermi c’è una sosia di Marilyn Monroe, musa la cui fragilità ispirò la canzone. Il pianoforte fluttua attraverso il palco, l’effetto kitsch fa un po’ autoscontro. Pausa, cambio abito e il rientro è faticoso e barocco conFuneral for a Friend e Love Lies Bleeding, presto dimenticate con l’infilata Sad Sogs, Sorry Seems to Be the Hardest Word e Don’t Let the Sun Go Down on Me. Si va avanti all’insegna del tutto e tanto.

Elton John non è soltanto un artista con un repertorio di canzoni fenomenale. La sua è stata anche una figura che ha rivoluzionato lo star system: i suoi costumi eccessivi, tonnellate di piume e paillettes, hanno raccontato la fluidità e il queer quando rischiavano di essere controproducenti per la carriera. Gli eccessi non erano soltanto quelli, ci sono stati anche quelli dietro le quinte. Uno stile di vita da divo che lo ha portato sull’orlo della bancarotta, che fossero le spese eccessive per avere fiori freschi in ogni casa anche se lui non c’era (adesso in camerino sono tutti bianchi e ci pensa il suo staff direttamente, senza delegare a nessuno) o i costi per i forniture meno limpide.

A una certa età è cambiato, ha messo su famiglia e ora pensa a quella: «Ho avuto abbastanza applausi — ha detto —. Avrò 76 anni quando finirà il tour e cosa mi resta? Il tempo lo voglio passare con i ragazzi e con David (Furnish, il marito ndr) ad annusare rose». I bis sono per Cold Heart, hit con Dua Lipa che cita le sue imperdibili, Your Song e Goodbye Yellow Brick Road. Se ne va. Per l’ultima volta.

4 giugno 2022 (modifica il 4 giugno 2022 | 23:17)

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, 2022-06-04 23:00:00, La popstar canta a San Siro per 50.000 spettatori: questa è una serata specialissimain Italia non farò altri concerti, Andrea Laffranchi

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