Emanuela Orlandi, la tomba vuota di Katy Skerl e un’etichetta («Frattina») riaprono il giallo |La fotostoria

Emanuela Orlandi, la tomba vuota di Katy Skerl e un’etichetta («Frattina») riaprono il giallo |La fotostoria

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di Fabrizio Peronaci

Ispezione nel cimitero Verano: la bara della 17enne uccisa nel 1984 è sparita. Era stato il testimone del caso Orlandi a parlare del furto della cassa e della camicia indossata dalla defunta. Forse recuperata una maniglia d’ottone

Una tomba vuota e un indizio lugubre e sorprendente, che potrebbe contribuire a svelare il mistero Orlandi: l’etichetta applicata sulla camicetta bianca con la quale fu sepolta una ragazza, uccisa alcuni mesi dopo la scomparsa di Emanuela.

A quasi 40 anni di distanza, il giallo della figlia quindicenne del messo pontificio di papa Wojtyla torna d’attualità per gli sviluppi di un altro cold case. La conferma, che ammanta di un velo macabro la vicenda, è arrivata nei giorni scorsi: la tomba di Katy Skerl, la diciassettenne trovata strangolata a Grottaferrata il 21 gennaio 1984, come si sospettava da tempo è vuota. La lapide posta nel Riquadro 115, n° 84 , Fila 2 del Verano, cimitero monumentale di Roma, è stata smurata e la cassa di legno è sparita. Un fatto senza precedenti nella lunga sequenza di delitti e misteri della Roma più nera. Se di furto si è trattato, le indagini ora dovranno accertare anche la probabile complicità di qualche addetto cimiteriale con la banda di criminali necrofori. In ogni caso, anche i gialli di Emanuela Orlandi e della coetanea Mirella Gregori (entrambe sparite nel 1983, la prima il 22 giugno e la seconda il 7 maggio) sembrano riaprirsi.

È stata la Squadra Mobile, su ordine della Procura di Roma, a effettuare il sopralluogo nel settore dov’è sepolta Katy, studentessa di liceo artistico, appassionata di politica (era iscritta alla Fgci), figlia di un regista svedese noto per alcuni film erotici di successo. L’ordine del magistrato era chiaro: togliere la lastra e vedere se la cassa da morto c’era oppure no. Gli investigatori così hanno fatto e, aperto il fornetto, non credevano ai loro occhi: loculo vuoto. La bara era sparita, chissà da quanto tempo. Non è stato confermato, ma pare che all’interno sia stata recuperata una maniglia d’ottone. Sul lato destro c’erano segni di effrazione e di intonacatura, come se qualcuno in precedenza avesse smurato la lapide, salvo poi ricollocarla al suo posto. La tomba è stata recintata da nastri bianchi e rossi e al marmo è stato attaccato un foglio intestato Questura di Roma con su scritto: «Sottoposto a sequestro penale». Di certo l’inchiesta della Procura (procedimento penale n. 94215) è stata aperta di recente, in base a una rivisitazione degli indizi.

Lo stato del sepolcro di Katy al Verano, in effetti, rappresentava da tempo un punto sospeso, uno dei misteri collaterali del giallo della “ragazza con la fascetta”. Nel 2013 fu il fotografo romano e reo confesso del caso Orlandi – quel Marco Accetti che consegnò il flauto, subito riconosciuto dai familiari come quello della loro congiunta – a dichiarare che l’omicidio Skerl andava inquadrato nello stesso contesto. La diciassettenne, a suo dire, era stata uccisa dalla fazione opposta a quella che aveva rapito Emanuela Orlandi: un terribile gioco di ricatti sulla pelle di ragazzine, legati alle forti tensioni di quegli anni all’ombra del Vaticano (scandalo Ior, attentato al Papa, nomine controverse).

A suggello delle sue affermazioni, Accetti ((nel frattempo indagato per sequestro di persona e occultamento di cadavere) mise a verbale che la tomba era vuota, in quanto la bara era stata portata via con l’obiettivo di eliminare una prova del collegamento con la sparizione di Emanuela. Quale? La camicetta bianca indossata dalla defunta, e in particolare l’etichetta «Frattina 1982» applicata sul collo. Si trattava di una parola «non casuale», aveva specificato il supertestimone: in uno dei comunicati di rivendicazione del sequestro Orlandi, giunto nell’estate del 1983, effettivamente appariva, assieme ad altre tracce in codice, la parola «Frattina», mai decrittata dagli inquirenti.

Le rivelazioni di Marco Accetti, oggi 67enne, finirono agli atti dell’inchiesta Orlandi nel periodo in cui fu indagato (2013-2015), e ad esse non fu dato seguito dall’allora procuratore Giuseppe Pignatone, il quale chiese e ottenne dal gip l’archiviazione del fascicolo e il proscioglimento dello stesso fotografo e degli altri cinque indagati (dal sacerdote Pietro Vergari a Sabrina Minardi, ex amante del boss “Renatino” De Pedis). Il titolare delle indagini fin dal 2008, il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, si pronunciò in senso opposto e dovette rinunciare all’inchiesta. Sulla questione-tomba fu anche depositato in Procura un esposto, da parte dell’avvocato Giovanni Luigi Guazzotti, allora difensore di Accetti.

Adesso, a quanto pare, l’orientamento a Piazzale Clodio è mutato. Una novità che potrebbe gettare luce sull’intera filiera della Vatican connection ((il fotografo ha dimostrato di sapere molto anche sulla scomparsa della 21enne Alessia Rosati, nel 1994)) e che, di certo, pone due domande inquietanti. Dove è finita la bara con il corpo della povera Katy? Chi sono i macabri mestatori che si sono intrufolati al Verano? (fperonaci@rcs.it)

21 luglio 2022 (modifica il 22 luglio 2022 | 07:37)

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, 2022-07-22 05:38:00, Ispezione nel cimitero Verano: la bara della 17enne uccisa nel 1984 è sparita. Era stato il testimone del caso Orlandi a parlare del furto della cassa e della camicia indossata dalla defunta. Forse recuperata una maniglia d’ottone, Fabrizio Peronaci

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